Positività solo in cinghiali selvatici, 11 casi ad Alessandria, 3 tra Genova e Savona
"Non c'é pericolo per l'uomo, il problema della peste suina riguarda al momento esclusivamente i suidi selvatici, e quindi i cinghiali selvatici. Le disposizioni adottate hanno proprio il fine di scongiurare il 'salto' della positività tra suini selvatici e domestici". A far chiarezza sulla questione 'peste suina' è, all'Adnkronos, il tenente colonnello Michele Viale, comandante dei carabinieri forestali della Regione Piemonte. In provincia di Alessandria il 5 gennaio scorso è stato accertato il primo caso di positività alla peste suina africana in un cinghiale selvatico. "Da allora - spiega - si è attivato il protocollo stabilito a livello di regolamento europeo con l'istituzione dell'unità di crisi regionale che si avvale del nucleo di coordinamento tecnico al quale noi carabinieri forestali ci riuniamo".
Sono 11 ad oggi i casi accertati in Piemonte e 3 in Liguria. "A seguito dei primi casi conclamati è stata istituita con ordinanza Ministero Salute una zona infetta - continua il tenente colonnello Viale - un'area comprendente 78 comuni nella Regione Piemonte (interessata unicamente la provincia di Alessandria) e altri in Liguria (in provincia di Genova e Savona) per un totale di 108 comuni". Ma cosa si intende per 'zona infetta'? "Precauzionalmente è stata creata una sorta di area nella quale si trovano i comuni in cui sono stati rinvenuti i suini positivi. Ora - risponde il tenente colonnello Viale - si sta tentando di individuare all'interno di questa zona un'area 'core', restringendo il perimetro nel quale si trovano i suini infetti. All'interno di questa area è sospesa l'attività venatoria perché l'uomo, sebbene non possa essere contagiato, potrebbe essere vettore, passando inconsapevolmente la malattia dal suino selvatico a quello domestico. Che è la nostra preoccupazione più grande".
"Si vieta la caccia proprio perché si vuole evitare la dispersione di eventuali cinghiali infetti, ma sono sospese anche attività come la raccolta di funghi e tartufi, la pesca, il trekking e la montain bike. Noi Carabinieri, impegnati nel perimetro della zona infetta e nella fascia limitrofa - conclude il comandante - stiamo vigilando sulla corretta osservanza della ordinanza ministeriale. Bloccare tutte le attività in bosco non è così immediato e semplice: la nostra attività di pattugliamento rafforzata in provincia di Alessandria ha il fine sia di verificare il rispetto dell'ordinanza sia informare e tranquillizzare la gente. Si è creato un cordone intorno alla zona infetta dove si è aumentato l'allertamento. La figura della specialità forestale, in particolare, è riferimento sia per le operazioni di eventuale rinvenimento di carcasse di cinghiali sia per il controllo del territorio e la corretta informazione".
(di Silvia Mancinelli)