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Pfizer, 21 giorni o 42 tra dosi? Locatelli: "Vaccino resta efficace"

12 maggio 2021 | 10.27
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Il presidente del Css: la strategia "ci permette di riuscire a somministrare molte più dosi di vaccino"

Afp
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Un intervallo di 6 settimane -e non di 21 giorni- tra la prima e la seconda dose del vaccino covid Pfizer non riduce l'efficacia. Il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, si esprime così sulla strategia che prevede una distanza di 42 giorni tra le due dosi del farmaco. La Pfizer, anche nelle ultime ore, ha invece ribadito l'indicazione di somministrare la seconda dose a 21 giorni dalla prima. "Da medico rispondo in maniera molto chiara: l'intervallo tra la prima e la seconda somministrazione" di vaccino anti-Covid a mRna "prolungato alla sesta settimana, quindi ai 42 giorni, non inficia minimamente l'efficacia dell'immunizzazione e ci permette di riuscire a somministrare molte più dosi di vaccino", dice Locatelli ad Agorà.

"Capisco che chi lavora nell'industria abbia atteggiamenti molto protettivi rispetto agli studi condotti e questi studi riguardavano principalmente un intervallo di 21 giorni" fra le due dosi, "ma studi della vita reale che si sono andati ad accumulare hanno esattamente indicato quel che dicevo prima e affermazioni come quelle che abbiamo sentito ieri" da Pfizer "rischiano solo di creare sconcerto e credo che sarebbero auspicabilmente evitabili", aggiunge.

SECONDA DOSE, COSA DICE PFIZER

"Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni. Dati su di un più lungo range di somministrazione al momento non ne abbiamo se non nelle osservazioni di vita reale, come è stato fatto in Uk. E’ una valutazione del Cts che ha delle sue basi, osserveremo quello che succede. Come Pfizer dico però di attenersi a quello che è emerso dagli studi scientifici, quindi la somministrazione a 21 giorni, perché questo garantisce i risultati che hanno permesso l’autorizzazione", ha detto ieri a Sky Tg24 Valeria Marino, direttore medico di Pfizer, Italia in merito all’allungamento della finestra per la somministrazione della seconda dose.

"Dobbiamo studiare anche la necessità della terza dose – ha aggiunto Marino -. Abbiamo i dati che dimostrano la copertura immunitaria a sei mesi, dobbiamo osservare i successivi sei mesi. Potrebbe essere possibile una terza dose ma forse anche non necessaria, a meno che non intervengano eventuali varianti, in quel caso una dose 'buster' potrebbe essere utile. Sul vaccino annuale - ha concluso - bisogna essere molto cauti, potrebbe essere necessario entro l’anno o magari entro due".

VACCINO AI RAGAZZI

"E' chiaro che vaccinando" contro Covid "anche l'età adolescenziale e in futuro quella pediatrica si ridurrà ulteriormente la circolazione virale, altra ragione per favorire la diffusione di una campagna di vaccinazione anche sotto i 18 anni o 16 come nel caso di Pfizer", osserva Locatelli sul tema della vaccinazione degli under 18 e sul via libera negli Usa da parte della Fda al vaccino Pfizer nella fascia 12-15 anni.

"E' indubitabile che la fascia pediatrica è largamente risparmiata da casi gravi o addirittura fatali di Covid -afferma - però qualche caso seppur raro c'è stato e per quella famiglia conta quel singolo caso. Questo già basta e avanza a sottolineare l'importanza della validazione del vaccino anche in fascia adolescenziale".

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