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Sanità: Oms, quasi 2 mld over 60 in 2050, Italia seconda in top ten mondiale

30 settembre 2015 | 18.33
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Photo: DAVIDHECKER - Infophoto - INFOPHOTO
Photo: DAVIDHECKER - Infophoto - INFOPHOTO

Grazie ai progressi della medicina e della ricerca, la popolazione mondiale con più di 60 anni raddoppierà entro il 2050, passando dai 900 milioni di oggi a quasi 2 miliardi, e supererà il numero dei bambini di età inferiore a 5 anni entro il 2020. E' quanto emerge dal nuovo rapporto sull’invecchiamento e la salute lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità alla vigilia della Giornata internazionale degli anziani, in programma il 1 ottobre.

E l'Italia? Grazie ad alcuni fattori chiave "si attesta al secondo posto per popolazione più anziana al mondo: il 21,4% dei cittadini è over 65 e il 6,4% è over 80, seconda solo al Giappone e medaglia d’oro d’Europa". Secondo le stime dell'Oms, a livello globale, la popolazione aumenta a ritmi sempre più veloci: oggi, per la prima volta nella storia, la maggior parte delle persone raggiunge e supera i 60 anni, mentre 125 milioni di persone nel mondo raggiungono gli 80; entro il 2050 molti di questi anziani - 120 milioni - vivranno in Cina, mentre 434 milioni nel resto mondo.

"Oggi, la maggior parte delle persone, anche nei paesi più poveri, vive sempre più a lungo" afferma Flavia Bustreo vicedirettore generale Salute delle donne e dei bambini all’Oms. "Ma questo non è sufficiente. Dobbiamo garantire che la terza età sia vissuta in salute, consentendo l’accesso alle cure anche a chi vive in condizioni svantaggiate e continuare a lavorare insieme ai Paesi per aumentare la qualità della vita delle persone anziane. Il raggiungimento di questo obiettivo non sarà solo un bene per le persone anziane, ma sarà un bene per la società nel suo complesso".

Nel 2050, secondo il Rapporto dell’Oms, l’80% della popolazione anziana vivrà nei Paesi a medio e basso reddito. E mentre in Europa, la popolazione anziana è aumentata dal 10% al 20% in circa 150 anni, nei paesi come Brasile, Cina e India ci vorranno poco più di 20 anni per raggiungere lo stesso cambiamento. L'Italia, "grazie ad alcuni dei fattori che hanno contribuito a raggiungere un’alta qualità della vita - dall’accessibilità universale delle cure, all’alto livello del sistema sanitario tra cui anche i risultati raggiunti nella salute materno-infantile - si attesta al secondo posto per popolazione più anziana al mondo", afferma l'Oms. Sul podio, in Europa, anche Germania e Portogallo. Nei prossimi 20 anni Cile, Cina, Iran e Russia avranno una proporzione simile di popolazione anziana come quella del Giappone, il Paese con il più alto tasso di popolazione anziana nel mondo.

Le donne costituiscono la maggioranza delle persone anziane e forniscono gran parte della cura familiare per coloro che non possono più prendersi cura di se stessi. "Avendo lavorato spesso in casa, le donne più anziane possono avere minori pensioni e sussidi, un minor accesso alle cure sanitarie e ai servizi sociali rispetto agli uomini. Le donne anziane hanno anche un rischio maggiore di abusi e, in generale, peggiori condizioni di salute", spiega Bustreo.

Il Rapporto rivede anche lo stereotipo degli anziani come persone fragili e dipendenti, mettendo in evidenza come spesso il loro contributo venga tenuto poco in considerazione. Se alcune persone anziane richiedono assistenza e sostegno, questa popolazione in generale "offre molteplici contributi alle famiglie, alle comunità e alla società". Contributi che, da quanto emerge nel Rapporto, superano di gran lunga tutti gli investimenti che potrebbero essere necessari per fornire i servizi sanitari, l'assistenza a lungo termine e la sicurezza sociale che le popolazioni più anziane richiedono. In questa direzione, è importante che la politica sposti l’attenzione dal controllo dei costi ad una maggiore attenzione per consentire agli anziani di fare le cose che contano per loro.

Ci sono poche prove a dimostrazione del fatto che gli anni in più di oggi siano vissuti più in salute rispetto a quanto non succedesse per le generazioni precedenti alla stessa età. "Purtroppo i 70 anni non sembrano ancora essere diventati i nuovi 60 - afferma Bustreo - Ma potrebbe essere così. Anzi, dovrebbe essere così". Mentre alcune persone anziane possono vivere una vita più lunga e, allo stesso tempo, più sana, si tratta quasi sempre di persone che provengono dai segmenti più avvantaggiati della società. Il rapporto mette in luce tre aree chiave di intervento che richiederanno un cambiamento fondamentale nel modo in cui la società pensa all’invecchiamento e alle persone anziane.

La prima è quella di rendere i luoghi in cui viviamo molto più piacevoli e fruibili per le persone anziane. Esempi concreti si possono trovare nella rete globale dell'Oms delle Città e dei comuni amici degli anziani che comprende attualmente oltre 280 città, in 33 Paesi, tra cui Udine in Italia. Si va dà un progetto per migliorare la sicurezza degli anziani nei quartieri poveri di Nuova Delhi a delle strutture ricettive in Australia e Irlanda per contrastare l'isolamento sociale e la solitudine. Inoltre, è fondamentale che i sistemi sanitari siano allineati con le esigenze degli anziani: con sistemi in grado di fornire assistenza per le malattie croniche, più frequenti in età avanzata.

I governi devono, infine, sviluppare sistemi di assistenza a lungo termine che possano ridurre l'uso improprio dei servizi sanitari e garantire alle persone che vivono i loro ultimi anni di farlo con dignità. "Le famiglie avranno bisogno di sostegno per fornire assistenza, dando maggiore libertà alle donne, che spesso sono anche coloro che si prendono in carico la cura per i familiari più anziani", conclude.

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