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Piazza Affari, l'esperto: "Con Pir rischio bolla su indici minori"

07 giugno 2017 | 16.47
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Foto Afp
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Rischiano di creare una pericolosa bolla sugli indici minori di Piazza Affari e di investire in progetti d'impresa scartati dalle banche. Con la possibilità di produrre perdite invece dei rendimenti positivi esentasse promessi. Questi i pericoli dei Pir, i piani individuali di risparmio, secondo Andrea Monticini, professore di Econometria alla Facoltà di Scienze bancarie e assicurative dell'Università Cattolica di Milano. In pochi mesi i Pir hanno già raccolto 3 miliardi di euro, contro le stime di 1,8 miliardi per l'intero 2017. Un successo che rischia di ritorcersi contro questi stessi strumenti. "Il fondamento teorico dei Pir, cercare di aiutare le aziende più piccole a crescere, è valida, ma ha dietro dei rischi non indifferenti", spiega Monticini, contattato dall'AdnKronos.

Secondo la normativa, almeno il 70% del patrimonio dei Pir deve essere investito in azioni o titoli di debito emessi da società italiane o stabilite in Italia e, di questo, almeno il 30% in strumenti finanziari emessi da imprese diverse da quelle inserite nell'indice Ftse Mib. "Il problema è che il bacino di queste imprese è limitato e c'è il rischio che si formi una bolla: che i prezzi salgano non per i fondamentali ma perché c'è troppa liquidità", sottolinea. Negli ultimi sei mesi il Ftse Mib ha registrato un incremento del 18%, mentre il Ftse Italia Mid Cap è salito del 34%, il Ftse Italia Small Cap del 39%, lo Star del 38% e l'Aim Italia del 29%. "Si sta formando una bolla ed è pericoloso", avverte. Una delle ragioni del successo dei Pir è la fiscalità di vantaggio, che permette al risparmiatore che detiene per almeno cinque anni il piano individuale di essere completamente esonerato da imposte sul capital gain. Ma senza rendimenti, il vantaggio fiscale non servirà a nulla. E i rendimenti, nonostante l'entusiamo, non sono scontati.

"Il Pir ha per definizione un vincolo di investimento, i fondi devono andare in piccole e medie imprese italiane. Ma per avere il profitto e il vantaggio fiscale promesso dai Pir queste pmi devono crescere e fare utili", sottolinea Monticini. Ma per questo sarà fondamentale che le Sgr facciano una selezione ottimale del team di gestione. Il gestore dei Pir "deve essere più bravo rispetto al direttore di una filiale bancaria a capire che un determinato progetto di investimento merita di essere finanziato. Ma se non è bravo, si prende dei rischi enormi". Il fattore gestionale nel Pir sarà quindi "fondamentale" e la squadra dei gestori avrà un compito "delicato", visto che dovranno investire soprattutto in piccole e medie imprese italiane, conclude Monticini. Una funzione che rischia di mettere in competizione i team delle sgr con le banche e i fondi di private equity.

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