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Piazza Tienanmen, 25 anni fa la prima scintilla della rivolta degli studenti

21 aprile 2014 | 16.33
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Piazza Tienanmen, 25 anni fa la prima scintilla della rivolta degli studenti

Esattamente 25 anni fa, il 22 aprile 1989, scoccò la scintilla che avrebbe acceso la rivolta di piazza Tien An Men, in Cina. A provocare il primo accenno di protesta fu il funerale del 'riformista' Hu Yaobang, una delle menti più aperte e liberali della leadership cinese dell'epoca, sostanzialmente epurato per le sue posizioni.

STUDENTI CINESI - La notizia della sua morte, il 15 aprile 1989, aveva creato un'enorme emozione tra gli studenti cinesi e tra quanti, in un Paese che già da un decennio aveva iniziato a seguire l'esortazione di Deng Xiaoping ("arricchitevi!") oltre alla libertà economica avevano a cuore anche quella politica.

DELFINO DI MAO - Hu, ex delfino di Mao, esponente illuminato del Partito comunista, del quale era stato segretario generale, caduto in disgrazia più volte per le sue aperture riformiste, incarnava l'ideale di leader moderno che avrebbe potuto imprimere un passo nuovo all'impetuoso sviluppo della Cina.

PIAZZA TIENANMEN - Quanti volevano ricordarlo iniziarono la sera stessa della sua morte a radunarsi in Piazza Tienanmen, a Pechino. Non c'erano telefoni cellulari allora, non c'erano i social media e non c'era Weibo, il mix cinese tra Facebook e Twitter, che oggi le autorità comuniste tentano di tenere rigidamente sotto controllo: si faceva affidamento sul passa parola. I manifestanti chiedevano al Partito di assumere una posizione ufficiale nei confronti di Hu, che già tre anni prima, nel 1986, aveva sostenuto le proteste degli studenti, pagando il prezzo dell'emarginazione politica.

LE STRADE DI PECHINO - Tra il 18 e il 21 aprile, i numeri della protesta crescono. La folla comincia a riempire le strade mentre altre manifestazioni si diffondono in diverse città del Paese. Non ci sono solo studenti, ma anche lavoratori e iscritti al Partito: nei loro slogan, si chiedono libertà e democrazia e la fine della 'dittatura' comunista. C'è anche chi, al fianco di parole d'ordine più nobili, chiede semplicemente salari migliori, meno inflazione, alloggi pubblici.

LI PENG - L'accelerazione avviene il 22 aprile, giorno dei funerali di Hu. Decine di migliaia di studenti si radunano davanti alla Grande Sala del Popolo, in piazza Tienanmen, nonostante le autorità abbiano messo in guardia i manifestanti dal rischio di severe punizioni. La sfida è ormai aperta e ha inizio il braccio di ferro che poi, nelle settimane successive, porterà alla violenta repressione comunista. Gli studenti chiedono di incontrare il primo ministro Li Peng e, per tutta risposta, ottengono un rifiuto e la censura totale dei media di regime. La risposta degli studenti sarà altrettanto netta, con la proclamazione di uno sciopero generale all'Università di Pechino.

PARTITO COMUNISTA - All'interno della leadership comunista cinese non c'è unità di vedute. Il segretario generale del Partito, Zhao Ziyang, sembra disponibile a una qualche forma di dialogo con gli studenti per scongiurare il rischio di violenze dall'esito imprevedibile. Li Peng, animato da una paranoia di stampo sovietico, in un anno in cui l'impero di Mosca si appresta a vacillare e crollare, è convinto che la protesta sia manipolata dall'esterno. Per questo, la reazione non può che essere dura.

'QUOTIDIANO DEL POPOLO' - Li Peng porta dalla sua parte Deng Xiaoping. L'anziano leader, che non ha più cariche ufficiali (a parte quella di presidnte della potente Commissione militare del Partito), rimane il personaggio politico più influente della Cina. Per questo, l'editoriale a sua firma che viene pubblicato il 26 aprile sul 'Quotidiano del Popolo' con il titolo "La necessità di una posizione netta nei confronti dei disordini" viene interpretato come un atto di guerra dagli studenti che, il giorno seguente, il 27 aprile, scendono ancora in massa nelle strade di Pechino. Chiedono che Deng ritratti le sue parole.

LA PROTESTA - Gli studenti non ci stanno a farsi bollare come 'contro-rivoluzionari' e marionette nelle mani delle potenze straniere. La data è simbolica, perché coincide con l'anniversario del Movimento del 4 Maggio 1919, con il quale settanta anni prima gli studenti cinesi avevano lanciato il loro manifesto anti-imperialista. Decine di migliaia di studenti inscenano a Pechino e in altre città la più vasta manifestazione di protesta mai vista in Cina dai giorni della presa del potere da parte dei comunisti, 40 anni prima. In centomila marciano per le strade della sola capitale cinese.

MICHAIL GORBACHEV - Zhao Ziyang tenta ancora di raffreddare gli animi e, a un meeting con un gruppo di banchieri asiatici, si dice convinto che la protesta sfumerà con il passare dei giorni. A Pechino, intanto, per il 15 maggio è attesa la visita del presidente sovietico Michail Gorbachev: il primo incontro al vertice tra le due potenze comuniste nell'arco di 30 anni, che dovrebbe mettere fine a decenni di ostilità politico-diplomatiche tra Mosca e Pechino. Gorbachev è per gli studenti cinesi un simbolo di apertura e rinnovamento, proprio quello che viene chiesto alla leadership cinese.

SCIOPERO DELLA FAME - Due giorni prima dell'arrivo del presidente sovietico, il 13 maggio, qualche migliaio di studenti si insedia a Piazza Tienanmen e proclama uno sciopero della fame a oltranza. Le parole d'ordine si fanno più radicali: non solo riforme e libertà, vengono anche lanciate accuse di corruzione contro il Partito comunista e il tentativo restauratore di Deng Xiaoping e Li Peng. La piazza più importante di Pechino e di tutta la Cina, invasa da migliaia di manifestanti, diventa impraticabile per la prevista cerimonia di accoglienza a Gorbachev. Le autorità cinesi sono costrette a un imbarazzante cambio di programma.

LA LEGGE MARZIALE - La notte del 19 maggio, di fronte allo stallo e all'impossibilità di mettere fine alla protesta, l'ala dura del Partito comunista, guidata in maniera non ufficiale da Deng, decide di promulgare la legge marziale. Zhao Ziyang, rimasto favorevole alla linea del dialogo, fa un ultimo tentativo disperato e la mattina del 20 maggio, a Piazza Tienanmen, di fronte agli studenti in sciopero della fame e a migliaia di loro compagni, pronuncia le famose parole: "Studenti, siamo arrivati troppo tardi. Ci dispiace". Sarà uno dei suoi ultimi atti politici. Le truppe militari cominciano a muovere verso il centro di Pechino. Molti civili tentano di fermarne l'avanzata, piazzando barricate per le strade. I soldati hanno ancora l'ordine di non aprire il fuoco sulla folla.

SPARI SUI CIVILI - Nei giorni seguenti, gli eventi subiscono una rapida e violenta accelerazione. Il 2 giugno il Partito comunista decide di mettere fine con la forza alla "rivolta controrivoluzionaria". Il 3 giugno, i militari avanzano con decisione verso piazza Tienanmen: è sera quando l'esercito forza i blocchi stradali e inizia ad aprire il fuoco contro i civili. Il 4 giugno la Piazza è stata sgombrata, al prezzo di un bagno di sangue mai visto prima di allora nella Cina comunista. Il governo saluta l'intervento dell'esercito come una grande vittoria. I cinesi che hanno accesso alle notizie non controllate dal regime, o che possono con i propri occhi vedere quanto è accaduto, e con loro il resto del mondo, sono sotto shock.

IL 5 GIUGNO - Quando tutto sembra compiuto, c'è ancora spazio per un ultimo, straordinario gesto di ribellione pacifica: un 'rivoltoso sconosciuto', divenuto famoso in tutto il mondo come l'"uomo del carro armato", viene filmato e fotografato mentre da solo si erge davanti a una colonna di carri cinesi che lungo la Chang'an Avenue si muove verso la Piazza Tienanmen. Quell'immagine diviene il simbolo della rivolta. Non si saprà mai il suo nome, né si avranno mai cifre ufficiali sulle vittime della repressione. Molti anni dopo, nell'aprile 2010, Hu Yaobang sarà formalmente riabilitato.

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