Il figlio Alberto: "E' stato come vivere con Leonardo da Vinci"
Ultimo saluto oggi a Piero Angela il giornalista e divulgatore scientifico scomparso sabato all'età di 93 anni. La camera ardente in Campidoglio nella sala della Protomoteca, tra i primi ad arrivare il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. In prima fila la moglie del giornalista, Margherita Pastore, i figli Alberto e Christine, l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes e la presidente della Rai Marinella Soldi. Tra i presenti anche la direttrice del Tg1 Monica Maggioni. Centinaia le persone in fila in piazza del Campidoglio per rendere omaggio al divulgatore scientifico (VIDEO).
"Grazie a chi è qui a chi è fuori e chi è a casa, non è facile questo discorso. Penso che le persone che amiamo non dovrebbero mai lasciarci ma accade", le parole di Alberto Angela che aggiunge: "La cosa che ha colpito noi è il ritorno di messaggi, sui social articoli pieni non si dolore non sofferenza ma amore, un sentimento. Il sentimento è qualcosa che rimane. L’ultimo insegnamento me lo ha fatto con l’esempio, mi ha insegnato a non avere paura della morte. Ha attraversato questo ultimo periodo con i piedi per terra, aveva un approccio alla vita razionale, scientifico. Era importante per lui avere una vita colma, amare la vita. Da torinese sembrava riservato ma dentro aveva un fuoco. Continuerà a vivere in tutte le persone che cercano di unire, di assaporare la vita. L’eredità che vi lascia è di atteggiamento nei confronti della vita. Ci ha detto ‘Fate la vostra parte’, anch’io cercherò di fare la mia’’.
"Ho avuto la netta sensazione di avere Leonardo da Vinci in casa perché l'ho vissuto come figlio, come collega, come persona normale che si è trovata davanti una mente eclettica, una persona capace di dare la risposta giusta sempre, in qualunque settore, dall'ambito industriale a quello della ricerca" dice Alberto Angela. "Aveva una capacità di sintesi, di analisi e di trovare la risposta giusta in un modo pacato che poi metteva tutti d'accordo. Lui amava un aforisma di Leonardo da Vinci: 'Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire'. Credo lui l'abbia interpretata fino alla fine".
"Per lui era importante infatti avere una vita colma. Ed è un suggerimento che ha dato a tutti noi: 'Fate come me, sarà più facile arrivare alla fine'. E' un insegnamento - evidenzia Alberto Angela - amare la vita, coltivare tutte le passioni. E' quello che ha fatto lui: anche se da torinese sembrava molto riservato, dentro c'era un fuoco, il fuoco della conoscenza. Ha fatto tramissioni di tutti i tipi, dall'economia alla medicina. E ha attraversato questo ultimo periodo con una serenità incredibile, non l'ho mai visto in preda allo sconforto o alla tristezza o al dolore".
"Qualche anno fa ricorrevano i 50 anni dello sbarco sulla Luna e io - racconta Alberto Angela - ho insistito perché facessimo qualcosa assieme e abbiamo fatto quella puntata. Lui è tornato nei luoghi in cui aveva visto il decollo dell'Apollo 11. Una volta ha tirato fuori anche delle foto. C'era Armstrong. Aveva una quantità di esperienze. Una vita riempita. Questo è molto importante. Ed è stato uno dei motivi per cui se ne è andato soddisfatto, come quando ci alza da un tavolo dopo una bellissima cena con gli amici. Lui ha attraversato questo ultimo periodo con una razionalità, con i piedi per terra come se fosse una missione Apollo. Quando ha saputo che oramai era arrivato il suo tempo, lui ha fatto un calcolo così a spanne, del tempo che gli sarebbe rimasto e ha fatto tutte le trasmissioni che stanno andando in onda adesso di Superquark, un altro ciclo. Ha anche preparato un disco jazz, andando a registrare e tornando indietro. Aveva una forza incredibile. Ha fatto discorsi ai familiari e poi a voi. Dopo 24 ore se ne è andato. Questa sua serenità è stata possibile perché aveva un approccio razionale, scientifico ma anche pieno di vita e di amore".
Ed è proseguito per tutto il giorno, senza code ma in maniera composta e ordinata, il flusso ininterrotto di persone sugli scaloni capitolini per raggiungere il salone della Protomoteca. La gente comune, cittadini romani e anche tanti turisti, si è soffermata alcuni istanti davanti al feretro e salutato commossa Alberto Angela: il figlio, dalla apertura della camera ardente e anche dopo il rito funebre laico celebrato in tarda mattinata, è sempre stato in piedi accanto alla bara di Piero Angela e ha ringraziato una a una tutte le persone che gli hanno fatto le condoglianze.
Il feretro ha lasciato il salone della Protomoteca, dove era stata allestita la camera ardente e celebrato il rito funebre laico, destinazione il cimitero romano di Prima Porta, dove resterà in deposito per il tempo necessario alle procedure per la cremazione. Un ininterrotto 'pellegrinaggio laico' ha contraddistinto la giornata, con tante persone ordinatamente in fila, ma senza code, per poi sfilare davanti al feretro di Piero Angela e porre la firma e una parola di stima o di ricordo personale sul libro d'onore.
GUALTIERI - "Piero Angela è stato una personalità straordinaria della cultura e del giornalismo italiano, ha fatto conoscere e amare la scienza a milioni e milioni di italiani che oggi lo ricordano con affetto, dolore, lutto" ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. "Ma c’è anche un sentimento di riconoscenza straordinario per una persona bellissima che ha saputo unire la razionalità, la fiducia nella scienza, l’umanità e la capacità dolce e mite di spiegare a tutti l’importanza della scienza ma anche le bellezze di questa città. Ci mancherà e Roma lo ricorderà". "Un torinese ma anche romano d’adozione, una persona che da Roma ha parlato a tutta l’Italia. In questi giorni sto vedendo che i romani sentono tantissimo l’affetto per Piero Angela, è stato qualcosa di più di un giornalista e di un divulgatore, un grande intellettuale".
LETTA - "Alla camera ardente in Campidoglio a rendere omaggio a Piero Angela. Penso che sarebbe bello se tante scuole italiane portassero in futuro il suo nome" twitta il segretario del Pd, Enrico Letta. "Ho ancora in mente quella giornata intera che passammo con gli studenti a Cesenatico pochi anni fa. Un momento in cui mi resi conto di quanto fosse magnetico nell'attrarre la curiosità dei ragazzi, nel farli sognare e nello spingerli a immaginare un loro futuro nel mondo della scienza", ha ricordato Letta uscendo dalla camera ardente in Campidoglio. "Ho in mente lo sguardo soprattutto di quelle ragazze che lui invogliava dicendo 'Non è possibile che sia un mondo così al maschile, dovete sfondare e il sistema deve darvi le chances'. L'Italia perde una delle sue personalità più eclettiche, straordinarie, apprezzate e amate. A me farebbe molto piacere se da domani tanti istituti tecnici, licei, scuole superiori si chiamassero istituto, liceo o scuola superiore 'Piero Angela'", ha concluso il leader del Pd.
RENZO ARBORE - "Abbiamo suonato tante volte insieme, era una persona unica" ha detto Renzo Arbore. "Una conversazione sempre brillante e istruttiva, un grande signore. Ho un ricordo bellissimo di Piero Angela".
RABBINO DI SEGNI - "Tanta gratitudine e un ricordo veramente affettuoso per tutta la sua famiglia" viene espressa da Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, dopo l'omaggio a Piero Angela e le condoglianze al figlio Alberto, nel salone della Protomoteca in Campidoglio, dove è stata allestita la camera ardente del giornalista.
"Il motivo per cui sono qui, anche in rappresentanza della comunità ebraica, è duplice - tiene a sottolineare Di Segni - Anzitutto, la stima e la gratitudine per un grandissimo professionista della comunicazione e specificamente della divulgazione scientifica, alla quale noi per tradizione siamo molto legati. E poi, il ricordo della sua famiglia".
Ricorda infatti il rabbino capo di Roma che "suo padre, durante la guerra, dirigeva quelli che allora si definivano come manicomi; e approfittò del suo ruolo e di quella situazione per nascondere e salvare dalla persecuzione nazifascista numerosi ebrei. Questa storia, Piero Angela l'ha raccontata tardivamente, con grandissima sobrietà, senza vantarsi: un comportamento che faceva parte del suo stile...", conclude Riccardo Di Segni, prima di lasciare il Campidoglio.