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Pil e debito, gli spettri dell'Italia

28 ottobre 2018 | 13.05
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Foto di repertorio (fotogramma)
Foto di repertorio (fotogramma)

Crescita inferiore alle attese, deficit oltre le previsioni e fuga degli investitori dal debito. Sono questi gli spettri che aleggiano sull'Italia secondo lo studio 'The Italian Budget: A Case of Contractionary Fiscal Expansion?' degli economisti Olivier Blanchard e Jeromin Zettelmeyer e pubblicato sul sito del Peterson Institute for International Economics.

"L’espansione fiscale annunciata molto probabilmente non riuscirà ad aumentare la crescita –scrivono - e potrebbe persino ridurla. Il disavanzo diventerebbe ancora più grande del previsto. I sostenitori del governo rimarrebbero insoddisfatti. Il governo potrebbe tenere il punto, e gli investitori fuggirebbero, causando una seria crisi". Inoltre, osservano "è anche possibile che ci sia una fuga dal debito italiano ancor prima dell’effettiva implementazione della manovra" a gennaio. "Mentre - proseguono - se gli spread restassero elevati ma stabili nei prossimi mesi, ci sarebbe una nuova sfida in attesa: la sfida a superare il rallentamento della crescita i cui semi sarebbero stati piantati dalla manovra espansiva di quest’anno. Questa, più della prospettiva di uno stallo perpetuo con la Commissione Europea, è la reale minaccia per l’Italia nei prossimi due anni".

Secondo i due economisti, "gli effetti generalmente espansivi della manovra bocciata dalla Ue verrebbero prevedibilmente annullati dall’impennata nei tassi di interesse. Anche ipotizzando un moltiplicatore particolarmente generoso". Esperti e mercati sono ora attenti a come questo confronto potrebbe evolversi. Il punto ad ogni modo è "se la proposta di bilancio possa davvero supportare l’economia italiana, come sperato e sostenuto dal governo. Noi temiamo di no. Anzi, è molto più probabile che le politiche proposte abbiano l’effetto contrario", affermano.

E questo per l'impatto dello spread. A partire da metà aprile, i rendimenti dei titoli italiani sono cresciuti di circa 160 punti base. Ciò si è verificato in due fasi: in maggio, quando la squadra e il programma della coalizione di governo si stavano delineando, e a fine luglio, quando hanno iniziato a diffondersi le notizie sui contenuti della manovra.

"La proposta di bilancio dell’esecutivo riconosce questo aumento, ma lo tratta come esogeno, sottintendendo che l’Italia avrebbe fatto fronte a dei tassi di interesse più elevati anche se il governo si fosse attenuto al percorso di consolidamento fiscale annunciato dai suoi predecessori. Ciò non ha senso: l’aumento dei tassi di interesse - concludono - è una reazione derivante dalle politiche descritte nella proposta di bilancio. A essere onesti, la crescita dei rendimenti riflette un insieme più vasto di preoccupazioni, tra cui le i dubbi sulla volontà del governo di restare all’interno dell’Eurozona". Da qui i rischi che la crescita disattenda le attese, basandosi su una previsione di spread che potrebbe essere diversa dalla realtà.

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