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Pil, economista Di Taranto: "Previsione su crescita più che giusta, anzi potrebbe migliorare"

14 febbraio 2023 | 13.38
LETTURA: 3 minuti

"Con il governo Meloni è sceso anche lo spread da 240 a 180 punti base e questo è un dato oggettivo della valutazione dei mercati sull'Italia"

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L'economista Giuseppe Di Taranto, Professore emerito di Storia dell'Economia alla Luiss

Se la Commissione Europea rivede al rialzo la crescita del Pil italiano - stimata per il 2023 da +0,3% nello scorso novembre a +0,8% - "ritengo che siano previsioni di crescita dell'Italia più che giuste, anzi credo che addirittura potrebbero ancora migliorare". A rilevarlo, conversando con l'Adnkronos è l'economista Giuseppe Di Taranto, professore emerito di Storia dell'economia alla Luiss. "Fino ad ora - argomenta - le previsioni fatte sull'Italia sono state tutte al ribasso, - dall'Fmi, le previsioni dell'Ocse o arrivate da altre istituzioni economiche finanziarie internazionali e nazionali - sono state fatte tutte al ribasso rispetto a quello che è l'andamento effettivo della crescita del nostro Paese". "Tra l'altro si prevedeva anche un rallentamento della attuazione del Pnrr, cosa che di fatto - sottolinea Di Taranto - non dovrebbe verificarsi. Anzi, in realtà abbiamo anche ottenuto l'ultima tranche per gli investimenti del Pnrr e, a mio avviso potremmo avere un lieve rallentamento ma sicuramente non un blocco". Anche perché, spiega l'economista, "relativamente al Pnrr quando si parla di cambiamento del Piano non è corretto perché si tratta di un adeguamento del Pnrr - cosa molto differente - perché sono aumentati i costi a causa delle materie prime. Si tratta quindi di adeguare il Pnrr".

Sulla crescita del nostro Paese, prosegue, "abbiamo anche un dato oggettivo che è la valutazione dei mercati, un dato che si vede attraverso il calo dello spread fra titoli di stato italiani, fra Btp, e Bund tedeschi e lo spread è in discesa". Di Taranto sottolinea che "nel passaggio dal Governo Draghi al Governo Meloni lo spread toccava dai 220 ai 240 punti base mentre adesso", a giro di boa già avvenuto dei primi 100 giorni di Meloni a Palazzo Chigi, "lo spread è al disotto dei 180 punti base". "Il differenziale fra Bund e Btp è un dato oggettivo, significa che la valutazione dei mercati sull'Italia è molto positiva. Questo è un dato oggettivo non una semplice valutazione" scandisce l'economista.

Infine c'è il "calo dei prezzi del gas, del petrolio e delle materie prime" che sono fattori che "fanno guardare alla ripresa economica dell'Italia" "con ottimismo" argomenta inoltre Di Taranto. "Come ci dice anche l'Arera, e tutti gli organismi addetti alle previsioni, ci stiamo accorgendo che di fatto anche il prezzo delle materie prime sta scendendo" e che "per di più è stato fissato un tetto per l'Ue sia al prezzo del gas, a circa 180 euro a Kilowattora per il gas, che al prezzo del petrolio a 60 dollari al barile" e questo, sottolinea ancora Di Taranto, è un altro tassello visto "nel periodo della speculazione della Borsa di Amsterdam, l'estate scorsa, il prezzo del gas era arrivato a 340 euro a Kilowattora". "E' evidente - osserva - che i riflessi di questi adeguamenti devono ancora arrivare, che questi prezzi stanno forse ancora scendendo, ma sono tutti fattori che fanno guardare alla ripresa del nostro Paese con ottimismo". Così come, conclude Di Taranto, "anche i dati sull'Export italiano il cui valore, solo nei primi 11 mesi del 2022, ammonta ad oltre 600 miliardi di euro: un altro record". (di Andreana d'Aquino)

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