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Milano: Pisapia, non credo sia persa senza di me, è antifascista

10 agosto 2015 | 17.16
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Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia (Infophoto)
Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia (Infophoto)

Guerra di posizione a Milano, in vista delle elezioni comunali del 2016, il test elettorale più significativo per il centrosinistra nell'anno a venire. Il sindaco Giuliano Pisapia, che da mesi ha annunciato che non si ricandiderà, oggi ha glissato, per la seconda volta in pochi giorni, sulla possibilità di cambiare idea e di presentarsi per un secondo mandato, come, secondo indiscrezioni, gli avrebbe chiesto di fare Matteo Renzi in un incontro riservato che sarebbe avvenuto il mese scorso.

Pisapia ha messo in chiaro ancora una volta di non ritenersi indispensabile. "Non credo proprio" che il centrosinistra perderebbe Milano se non si ricandidasse a sindaco nel 2016, ha detto oggi a margine della commemorazione del massacro di piazzale Loreto del 10 agosto 1944. "Milano - ha continuato il sindaco - è antifascista, è democratica, è progressista e lo sta dimostrando in questi anni". Tuttavia, ad una domanda diretta su una sua eventuale ricandidatura, il sindaco ha nicchiato: "Oggi stiamo commemorando delle vittime del nazifascismo, io credo che dobbiamo fermarci qua", si è limitato a dire prima di fermarsi a parlare con degli ex partigiani.

E la settimana scorsa, ad una domanda simile, si era lasciato sfuggire un "tante cose possono far cambiare idea", frase cui era seguita una precisazione ("Ho già espresso il mio pensiero, non vorrei che ripartisse un tormentone già chiuso") giudicata da molti piuttosto debole e meno tranchant rispetto al passato. Se si tratta solo di pretattica, o un effetto ottico indotto dalla scarsità di notizie a ridosso di Ferragosto, si vedrà nei prossimi mesi. Decisioni sul futuro a parte, oggi Pisapia, commemorando il massacro di piazzale Loreto del 10 agosto 1944, ha fatto un discorso decisamente connotato a sinistra, tutt'altro che annacquato.

Il massacro di piazzale Loreto, ha detto il sindaco, "è un simbolo della storia antifascista di Milano. Un simbolo su cui si fonda tanta parte di quella crescita civile degli ultimi decenni che ha reso Milano un modello di civismo e di partecipazione democratica. La nostra città oggi non sarebbe la stessa senza il sacrificio dei quindici partigiani". Milano, ha aggiunto, "non sarebbe la stessa senza la Resistenza, che ha rappresentato uno dei momenti più alti e qualificanti della nostra storia".

Il 10 agosto del 1944 giorno quindici partigiani rinchiusi nel carcere di San Vittore (Gian Antonio Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo Del Riccio, Domenico Fiorani, Andrea Esposito, Umberto Fogagnolo, Tullio Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Angelo Poletti, Salvatore Principato, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, Libero Temolo e Vitale Vertemati) vennero prelevati e portati in piazzale Loreto, dove vennero fucilati, poco dopo le sei di mattina, dai repubblichini della legione Ettore Muti, agli ordini del comando tedesco, affidato al capitano delle SS Theodor Saevecke. I cadaveri vennero lasciati esposti fino alla sera, sotto il sole, a scopo intimidatorio (da quel piazzale passavano i tram che portavano alle fabbriche di Sesto San Giovanni). Fu per via di quell'eccidio, ancora ben vivo nella memoria dei milanesi, che i cadaveri di Benito Mussolini, di Claretta Petacci e di alcuni gerarchi vennero esposti in piazzale Loreto il 29 aprile del 1945.

"Essere qui oggi - ha proseguito Pisapia - e onorare la memoria di questi martiri vuol dire riaffermare i valori di allora e il nostro impegno quotidiano, come cittadini e come amministratori”. "La Milano democratica e antifascista che conosciamo oggi - ha continuato Pisapia - è nata anche qui, in piazzale Loreto, grazie a questi cittadini che con il loro esempio hanno restituito dignità a un Paese infangato da una dittatura sanguinaria. In questo luogo dove la dittatura ha portato la morte, l’Italia democratica ha piantato i semi della propria rinascita". "La solidarietà dei milanesi in questi mesi e anni difficili - ha concluso Pisapia - è stata la dimostrazione di quanto è forte e radicata l’eredità con cui la Resistenza ha arricchito la nostra città. Sono fiero e orgoglioso di ciò che generazioni di milanesi hanno saputo costruire negli anni e so di poter guardare con fiducia a ciò che la nostra città, i suoi giovani, le sue donne, i suoi uomini sapranno costruire in futuro".

Stamani ha partecipato alla cerimonia, sotto la pioggia, anche Emanuele Fiano, oggi deputato a Roma e responsabile nazionale del Pd con delega alle Riforme, per anni consigliere comunale di opposizione a Milano, e oggi candidato alle primarie del centrosinistra nel capoluogo lombardo, insieme all'assessore Pierfrancesco Majorino. Se Giuliano Pisapia dovesse decidere di ricandidarsi a sindaco di Milano, ha riconosciuto Fiano, "non penso" che il centrosinistra terrebbe ugualmente le primarie per individuare il candidato su cui puntare per le elezioni amministrative del 2016. "Bisogna chiedere a Pisapia se ha intenzione di ricandidarsi - ha risposto Fiano, alla domanda se il centrosinistra terrebbe ugualmente le primarie nel caso in cui il sindaco dovesse decidere di correre per un secondo mandato - non credo, in quel caso. Un sindaco che si ricandida...non penso. Però mi pare che Pisapia abbia detto che non ha alcuna intenzione di ricandidarsi. Questa mi pare la notizia, da diversi mesi".

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