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Più rifiuti elettronici? Con riciclo più lavoro e meno CO2

10 maggio 2018 | 11.59
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(Fotolia)
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Da agosto 2018 cambierà lo scenario dei rifiuti tecnologici in Italia ed entreranno a far parte del mondo della apparecchiature elettriche ed elettroniche molti nuovi prodotti: carte di credito con chip, biciclette elettriche, prese elettriche multiple e molto altro. Con l'aumento del numero di apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse al consumo, si prevedono importanti risvolti socio-economici: più lavoro, meno CO2 e risparmi nell'acquisto di materie prime.

Insomma, ci sono importanti cambiamenti in vista per la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti Raee), che comporteranno un grande aumento dei volumi di apparecchiature da gestire, conseguenza del passaggio dalle attuali 825.000 tonnellate immesse al consumo a circa 2 milioni all’anno a partire dal 2018 (1,2 milioni di tonnellate in più).

A oggi circa 8.000 aziende adempiono alle obbligazioni del Decreto Raee in quanto Produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, che rientrano in un ambito di applicazione cosiddetto “chiuso” in quanto relativo a un definito elenco di 10 specifiche categorie di prodotti. A partire dal 15 agosto 2018, con l’entrata in vigore del sistema “open scope” saranno considerati Aee, oltre agli attuali prodotti tecnologici a fine vita, anche tutte le apparecchiature non esplicitamente escluse.

Questo incremento porterà positivi risvolti socio-economici rispetto alla situazione attuale: tra i 13 e i 15mila posti di lavoro in più; 98-112 milioni di euro di valore economico associato alle emissioni risparmiate; 1.250 milioni di euro di risparmio nell’acquisto di materie prime. Per non parlare degli aspetti ambientali: se i target di raccolta saranno raggiunti, infatti, il passaggio al nuovo sistema determinerà anche un netto calo delle emissioni di CO2 pari a 2,2-2,5 milioni di tonnellate all’anno.

Dal 2018, però, non solo aumenterà il numero delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse al consumo, ma diventeranno rifiuti tecnologici anche molti prodotti che oggi non sono considerati tali. Per fare qualche esempio, ecco alcuni prodotti che, a fine vita, potrebbero essere Raee: carte di credito con chip, biciclette elettriche o con pedalata assistita, stufe a pellet, prese elettriche multiple e tutte le tipologie di prolunghe, montascale per diversamente abili, apparecchiature di automazione per cancelli, tende e chiusure elettriche.

In più, anche sul fronte dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche coinvolti, si registrerà un significativo aumento pari a 6-7mila aziende, da agosto 2018 in avanti. La Direttiva 2012/19/EU - e le sue successive estensioni normative - che regolamenta il settore dei Raee impone il raggiungimento di un target di raccolta del 45% dell’immesso al consumo nel triennio 2016-2018, che salirà verso un obiettivo di raccolta pari all’85% dei Raee generati o al 65% dell’immesso al consumo, a partire dal 2019. Oggi, in Italia, è avviato al riciclo solo il 40% dell’immesso al consumo.

“Gli obiettivi europei per la società del riciclo sono sempre più stringenti e l’Italia ha le potenzialità per posizionarsi tra i Paesi leader nel raggiungimento degli impegnativi target comunitari – commenta Danilo Bonato, direttore generale del consorzio Remedia – È importante saper interpretare l’evoluzione del sistema di gestione dei Raee in una prospettiva di economia circolare, che faccia leva su eco-design, impiego di materia riciclata e politiche di prevenzione attraverso il riutilizzo sicuro e garantito delle vecchie apparecchiature”.

L’industria del riciclo e della valorizzazione della materia – aggiunge Bonato – se inserita in un contesto di economia circolare, può costituire una fondamentale leva di sviluppo per il nostro Paese, capace di generare 50 miliardi di euro di valore aggiunto e 100.000 posti di lavoro nell’arco dei prossimi 5 anni. Un’occasione che non possiamo perdere”.

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