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Soli, fragili e meno fertili: la crisi dei giovani maschi

16 novembre 2017 | 15.24
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Un adolescente - FOTOGRAMMA
Un adolescente - FOTOGRAMMA

Il maschio 2.0 "decisamente in crisi: i giovani tra chat, smartphone e tablet sono sempre più soli, ancorati a un'idea antica di virilità che li allontana da una donna sempre più emancipata. Una mancata evoluzione che li porta a comportamenti meno salutari e a morire prima delle donne", a studiare meno, "addirittura a togliersi più spesso la vita. Oggi i maschi vivono in un ambiente che li rende meno fertili rispetto a qualche generazione precedente, soffrono più spesso di patologie andrologiche e, attratti dalla sessualità virtuale, finiscono per allontanarsi da quella reale". A spiegarlo all'Adnkronos Salute Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia all'Università degli Studi di Padova, in vista della Giornata internazionale dell'uomo, che si celebra il 19 novembre.

Proprio alla crisi del maschio e alla sua prevenzione è dedicato un incontro promosso a Padova il 18 novembre (dalle 11.00 presso il Centro culturale San Gaetano). Queste considerazioni hanno inoltre indotto la Fondazione Foresta onlus ad avviare "dei gruppi di confronto tra uomini, dove poter dialogare anche con psicoterapeuti su queste tematiche, alla ricerca di nuovi modelli personali e sociali di maschilità. Per partecipare a questi incontri - annuncia l'andrologo - è possibile rivolgersi al numero verde della Fondazione 800 100 123".

L'immagine di uomo "forte a tutti i costi - insiste ancora l'andrologo - costituisce un importante fattore di rischio per la salute fisica e il benessere emotivo e relazionale di molti uomini. Stress, frustrazione e più o meno consapevole disagio esistenziale accompagnano la vita di molti uomini proprio a causa del confronto con l'immagine ideale e irraggiungibile" del maschio. Secondo Foresta, "è necessario avviare una riflessione, e questa riflessione deve partire proprio dall'interno, dalle domande e dai vissuti dei maschi stessi".

"L'uomo del terzo millennio è in crisi - insiste Foresta - Le manifestazioni di questo disagio coinvolgono aspetti comportamentali, sociali, relazionali e sono evidenti in tutte le fasce di età. I giovani, figli di una civiltà che ha modificato negativamente l’ambiente in cui vivono, portano i segni dell’influenza dell’inquinamento indotto dalle conseguenze dei prodotti derivanti dalle sostanze chimiche e dalla plastica (disturbatori endocrini) che determinano modificazioni del sistema endocrino riproduttivo e sessuale. E' ormai accertato dalla letteratura scientifica internazionale che queste sostanze riducono il potenziale di fertilità del maschio, determinano un aumento del tumore testicolare". Mentre proprio da studi fatti a Padova emerge un coinvolgimento nella variazione antropometrica del giovane maschio, "caratterizzata da una aumento della statura per un anomalo incremento in lunghezza delle gambe".

Questo fenomeno esprime "una interferenza sulla attività degli ormoni testicolari a livello dello sviluppo dello scheletro, esercitata dai prodotti di scarto delle sostanze chimiche e dalle plastiche. La stessa chiave di lettura può essere data alla impercettibile ma significativa riduzione della lunghezza del pene dei giovani ventenni". I giovani sono inoltre figli di una società profondamente cambiata nella sua strutturazione: sono di frequente figli unici, di genitori anziani o separati.

La mancata evoluzione del maschio nei cambiamenti della società si intravede, ancora, nella scarsa propensione che l’uomo ha nei confronti della prevenzione delle malattie, aggiunge Foresta. Il presupposto che l'uomo 'forte' non deve ammalarsi mai, fa sì che "non vi sia prevenzione, né attenzione per malattie come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, le patologie cardiovascolari, l’osteoporosi, i tumori. Queste patologie sono più frequenti nel maschio ed è da ascriversi a questa disattenzione la riduzione dell'aspettativa di vita dell’uomo rispetto alla donna", conclude l'esperto. Secondo cui è ora di correre ai ripari.

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