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Pizzo alla società che produce 'Gomorra', 3 arresti. Ma Cattleya smentisce

17 luglio 2014 | 17.29
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Nel mirino alcune riprese ambientate in una villa sequestrata a Torre Annunziata di proprietà di Francesco Gallo, attualmente detenuto e ritenuto uno dei capi del clan Gallo-Cavalieri. La casa di produzione cinematografica: "Abbiamo pagato solo il prezzo della locazione"

Pizzo alla società che produce 'Gomorra', 3 arresti. Ma Cattleya smentisce

Hanno chiesto il pizzo per effettuare alcune riprese della serie tv 'Gomorra', in particolare quelle ambientate in una villa sequestrata a Torre Annunziata. Per questo tre persone, ritenute affiliate al clan camorristico dei Gallo-Cavalieri, sono state arrestate.

La casa di produzione cinematografica al centro della vicenda estorsiva è Cattleya che però smentisce la notizia ribadendo la posizione di assoluta estraneità ai fatti riportati: "Il prezzo di euro 30.000 è stato pagato per la locazione della villa per un periodo di sei mesi ed è stato erogato senza subire né alcuna ulteriore richiesta rispetto alle obbligazioni contrattuali né alcuna pressione. Tale prezzo - come può confermare qualsiasi esperto di 'locatio' cinematografiche e televisive - è del tutto congruo, vista la dimensione della villa e il lungo periodo di utilizzo". "La magistratura, stante l'intervenuto sequestro dell'immobile da parte della Procura competente, successivo alla data del contratto di locazione, ha peraltro autorizzato lo svolgimento delle riprese e disposto che il restante pagamento della locazione venisse effettuato, come è effettivamente avvenuto, su un conto indicato dalla Amministrazione Giudiziaria, in persona del nominato Custode. Quanto al comunicato stampa in data odierna della Direzione Distrettuale Antimafia, Cattleya conferma di non essere a conoscenza di alcun ulteriore versamento rispetto a quelli effettuati dalla medesima società, con le modalità sopra precisate, in adempimento del contratto di locazione", conclude Cattleya.

L'ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli in parziale accoglimento della richiesta della Dda, è stata emessa nei confronti di Francesco Gallo, attualmente detenuto e ritenuto uno dei capi del clan Gallo-Cavalieri, radicato nel territorio di Torre Annunziata e dei genitori Raffaele Gallo e Annunziata De Simone, perché gravemente indiziati del delitto di estorsione aggravata dal metodo di intimidazione camorristica nei confronti dei responsabili della produzione televisiva Gomorra.

Nell'ambito delle riprese della serie nel 2013, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la società di produzione Cattleya aveva individuato l'abitazione di Francesco Gallo a Torre Annunziata al Parco Penniniello, come location delle riprese: in particolare l'immobile doveva essere utilizzato per la casa della famiglia Savastano, protagonista della serie televisiva.

Come corrispettivo la società aveva pattuito di pagare a Gallo un canone complessivo di 30mila euro, da versare in cinque rate dal 6mila euro. La prima rata è stata versata a marzo del 2013 mentre il 4 aprile successivo Francesco Gallo è stato arrestato in esecuzione di un'ordinanza cautelare perché accusato di partecipazione e associazione camorristica. Contemporaneamente a Gallo è stato notificato il decreto di sequestro preventivo dell'abitazione di via Plinio 113 a Torre Annunziata dove stavano per iniziare le riprese televisive. Durante le indagini che sono state condotte soprattutto con intercettazioni telefoniche e ambientali gli investigatori hanno accertato che alcuni parenti stretti di Gallo avevano continuato a mantenere rapporti con alcune persone addette alla produzione e alle riprese dello sceneggiato televisivo, ottenendo il pagamento nelle loro mani di un'ulteriore rata, nonostante l'intero canone dovesse essere corrisposto unicamente all'amministratore giudiziario nominato dal giudice che aveva disposto il sequestro. Gli addetti alla produzione hanno poi evitato di versare le restanti somme ai Gallo solo dopo una lunga trattativa portata a termine senza avvisare l'autorità giudiziaria.

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