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'Poca crescita e troppo debito', l'Italia vista dalla Corte dei Conti

27 giugno 2017 | 12.09
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Una valutazione complessivamente positiva sulla tenuta dei conti pubblici ma rilievi puntuali, in alcuni casi severi, su diversi temi cruciali: dalla crescita troppo lenta al taglio del debito che va accelerato, passando per il limiti della riforma della pubblica amministrazione e della spending review. La relazione sul rendiconto generale dello Stato della Corte dei Conti non risparmia, come da tradizione, l'azione del Governo e analizza nel dettaglio il funzionamento della macchina dello Stato. A introdurre è il presidente Arturo Martucci di Scarfizzi.

La valutazione sul bilancio dello Stato "è per vari aspetti positiva poiché si evidenzia una sostanziale tenuta dei conti", è la premessa iniziale. Sottolineando "i progressi nell'azione di riduzione (non più affidata a tagli lineari) e di razionalizzazione della spesa statale", Martucci invita comunque il Governo a non abbandonare il rigore nella gestione dei conti. "L'indirizzo rigoroso impresso nella gestione della finanza pubblica non deve essere visto come l'adesione a regole imposte dall'esterno, quanto piuttosto una via obbligata da perseguire responsabilmente". E questo perché "il costo che deriverebbe da un rinvio del percorso di aggiustamento si rivelerebbe oneroso e permanente". In particolare, il Governo "deve perseguire con fermezza" l'obiettivo di ridurre il deficit all'1,2 nel 2018, come indicato nel quadro programmatico. Un obiettivo che si può centrare "ricercando la più efficace composizione degli interventi fiscali e di contenimento della spesa".

Entra nel merito dei singoli problemi il presidente di coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo, Angelo Buscema. A partire dalla voce di principale preoccupazione per il bilancio dello Stato, il debito pubblico talmente elevato che serve un percorso di rientro più rigoroso di quanto chiesto dalla Ue. "L'elemento di maggiore vulnerabilità dell'economia italiana - vale a dire l'elevato livello del debito pubblico - impone alla politica economica, ben di più di quanto non derivi dai vincoli fissati con le regole europee sui conti pubblici, di proseguire lungo un percorso di rientro molto rigoroso". Questo, si sottolinea, "scongiurando inversioni di segno negativo delle aspettative dei mercati".

Altrettanto ferma la posizione della magistratura contabile sulla crescita. Il recupero in Italia, rileva Buscema, "appare ancora troppo modesto" e, soprattutto, "in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei". Così come piuttosto tranchant sono i giudizi espressi su due fattori chiave della politica economica, la spending review e la riforma della pubblica amministrazione. Sul primo fronte, si deve constatare che "non ha prodotto risultati di contenimento del livello complessivo della spesa", osserva ancora Buscema.

Quanto alla riforma Madia, è il pg Claudio Galtieri a mettere nero su bianco che sconta "incertezze su alcuni temi cruciali e a valenza strategica", come quelli delle società partecipate e della dirigenza. Incertezze, spiega, che "hanno determinato un andamento non lineare non solo delle modalità e dei tempi del processo riformatore" ma anche "della stessa filosofia innovativa su cui la riforma si deve fondare". Non poteva mancare un richiamo sulla lotta alla corruzione. Che arriva, puntuale, quando il Pg rileva che il sistema dei controlli sulla corruzione "è scarsamente efficace per assicurare legalità ed efficienza, e per contrastare quei comportamenti illeciti i cui effetti negativi sulle risorse pubbliche sono, spesso, devastanti". La Corte dei Conti ritiene quindi "assolutamente necessario un ripensamento globale e senza pregiudizi di tutti i meccanismi di controllo".

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