
Il presidente emerito della Corte costituzionale: "Il rischio è però che prendano altre vie. Meglio quindi accelerare misure di controllo per il rilascio diritto di asilo"
La modifica del termine di trattenimento nei Centri di permanenza di chi entra in Italia, che verrà innalzato a 18 mesi, potrebbe violare i diritti della persona riconosciuti dalla nostra Costituzione se "le condizioni di custodia avranno un carattere detentivo invece che di accoglienza". Ciò vale a dire che "tutto dipenderà dai limiti che verranno imposti rispetto alla possibilità di movimento ed uscita. I Cpr devono essere luoghi in cui stare, non essere reclusi". Così all'Adnkronos il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, intervenendo sulla stretta ai migranti annunciata ieri dal Governo Meloni e le nuove misure che potrebbero finire nel Decreto Sud.
"Il rischio di una linea non iper restrittiva è però che con una linea di apertura molti di questi soggetti prendano altre vie dal Centro, di cui si manifesta dunque l'inutilità - analizza il presidente emerito - La finalità dei Cpr dovrebbe essere l'accertamento dell'esistenza o meno delle condizioni per il rilascio del diritto di asilo, in alternativa al rimpatrio. Mi chiedo quindi se non possano essere accelerate le procedure di controllo che renderebbero inutile la misura di questo massimo di detenzione di chiusura dei migranti nei centri", conclude. (di Roberta Lanzara)