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Alimenti: meno rischi salute se carne è di pollo, ma rossa vince in consumi

13 maggio 2015 | 13.54
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Stilato il primo documento di consenso sul tema. Secondo gli esperti, "migliorerebbe la qualità complessiva della dieta della popolazione italiana"

Alimenti: meno rischi salute se carne è di pollo, ma rossa vince in consumi

Meno rischi per la salute con più pollo e tacchino nel piatto invece della carne rossa. Lo ricordano gli esperti della 'Nutrition Foundation of Italy' (Nfi) che hanno realizzato il primo documento di consenso sul tema e in cui si sottolinea come "un adeguato consumo di carne bianca migliorerebbe la qualità complessiva della dieta della popolazione italiana". In Italia, però, vince ancora la bistecca. E' 'rosso' il 38% dei consumi mentre solo i l 25% è riservato alle carni avicole, percentuale molto al di sotto della media europea: 13,6 kg l'anno a italiano contro 17,8 kg della media Ue solo per il pollo. Il documento - coordinato da Andrea Poli, presidente Nfi, e Franca Marangoni, ricercatrice Nfi, con il supporto di diversi specialisti italiani - sarà pubblicato sulla rivista scientifica internazionale 'Food Nutrition Research'.

Nelle conclusioni del documento Nfi esclude ogni correlazione tra l'assunzione di pollame e la mortalità per cause cardiovascolari. Inoltre, dall'esame degli studi epidemiologici è emerso che a livelli più elevati di consumo di pollame, pesce e frutta a guscio corrisponde un rischio di eventi coronarici inferiore rispetto a quello legato al consumo di carni rosse. Un dato legato soprattutto al basso tenore di ferro nella forma eme, di sodio e alla presenza di grassi polinsaturi nelle carni avicole. In questo senso, si conclude nel Documento di consenso, il consumo di carni avicole, in alternativa ad altre fonti proteiche, potrebbe rappresentare una strategia utile per c ontrollare il rischio coronarico.

I dati epidemiologici confermano anche l'assenza di una relazione statisticamente significativa tra il consumo di carni avicole e lo sviluppo di diabete di tipo 2. Non solo. Secondo le conclusioni del documento, una dieta che comprenda il consumo di pollame, insieme ai cereali integrali, pesce, frutta e verdura e la contemporanea riduzione delle carni grasse e lavorate, di amidi e zuccheri, sembra essere efficace nella prevenzione di questa malattia.

"Con la realizzazione di questo documento di consenso - spiega Andrea Poli - colmiamo una lacuna di carattere scientifico sul tema delle carni avicole e sul loro ruolo nell'ambito di una corretta alimentazione. Il documento conferma come le carni avicole siano caratterizzate da un profilo nutrizionale decisamente favorevole: gli studi epidemiologici che abbiamo analizzato mostrano come un adeguato consumo di carni di pollo, in associazione ad una dieta ricca di vegetali, con un apporto moderato di grassi, e ad uno stile di vita attivo, possa facilitare il mantenimento del giusto peso corporeo, con effetti complessivamente neutri o favorevoli sul rischio delle principali malattie degenerative tipiche della nostra società".

"Il livelli di consumo di queste carni - aggiunge Poli - sono tuttora contenuti nel nostro Paese: un loro impiego più ampio, nell'ambito di una corretta alimentazione, con un apporto adeguato di proteine, sia vegetali che animali, consentirebbe un miglioramento della qualità complessiva della dieta nella popolazione italiana".

Il testo stilato dagli esperti riassume, per la prima volta in Italia, i dati consolidati della letteratura scientifica in tema di consumi di pollame, salute e benessere, ed è stato realizzato anche grazie al contributo di Unaitalia (Unione filiere agroalimentari carni e uova). Alla elaborazione hanno collaborato alcuni dei principali rappresentanti della comunità clinica e nutrizionale italiana, tra cui Giovanni Corsello, (presidente Società italiana di pediatria), Claudio Cricelli (presidente Società italiana di medicina generale e delle cure primarie), Nicola Ferrara (presidente Società italiana di gerontologia e geriatria), Andrea Ghiselli (dirigente di ricerca del Cra-Nut), Lucio Lucchin (direttore dell'Unità operativa complessa di dietetica e nutrizione clinica del comprensorio sanitario di Bolzano, già presidente dell'Associazione di dietetica e nutrizione clinica italiana, Adi).

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