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Popolare Bari, le tappe del crac

31 gennaio 2020 | 12.52
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A dicembre il commissariamento e il dl per salvataggio

(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Un dissesto che viene da lontano, almeno 10 anni, segnato da operazioni spregiudicate, condotte illecite, bilanci aggiustati, prospetti informativi falsificati, mancate informazioni al mercato. E' la storia del dissesto della Banca Popolare di Bari che oggi tocca un'altra tappa con gli arresti degli ex vertici dell'istituto.

Fondata nel 1960 grazie a 76 soci, la Pop Bari nasce come una società cooperativa per azioni fondata a Bari, il primo gruppo creditizio autonomo del Mezzogiorno ed è tra le tre maggiori banche pugliesi e tra le 10 maggiori banche popolari italiane. Se c'è un anno che segna l'inizio della fine, quello è il 2014 quando l'istituto rileva Tercas, la Cassa di Risparmio di Teramo, con 750 milioni di perdite e 1,4 miliardi di sofferenze. Viene varato un aumento di capitale da 800 milioni tagliando il valore delle azioni.

La crisi non si ferma. Anzi. La voragine dei conti mostra con il bilancio del 2018 perdite a quota 420 milioni di euro. E, ancora, la situazione peggiora nel primo semestre del 2019 che si è chiuso con una perdita netta di 73,3 milioni e un Cet1 del 6,22%, ben di al di sotto il requisito del 9,45% fissato da Bankitalia. La semestrale ha visto inoltre rettifiche su crediti per 44,2 milioni.

Il 13 dicembre scorso arriva decisione della Banca d’Italia che commissaria la banca e provvede a nominare Enrico Ajello e Antonio Blandini commissari straordinari e Livia Casale, Francesco Fioretto e Andrea Grosso componenti del comitato di sorveglianza.

Due giorni dopo arriva il disco verde del Governo al salvataggio. Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri "introduce misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento". Il decreto dispone il potenziamento delle capacità patrimoniali e finanziarie della Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale (Mcc) fino a un massimo di 900 milioni di euro, per consentire a questa di operare quale banca di investimento che possa accompagnare la crescita e la competitività delle imprese italiane.

Viene disposto un aumento di capitale che consentirà a Mcc, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari.

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