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Popolare Bari, Procura indaga su rapporto Jacobini-Bankitalia

21 dicembre 2019 | 09.18
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Lo riporta 'Repubblica': per l'ex presidente della banca accusa di corruzione, ora si cerca il corrotto che "si potrebbe trovare nella Vigilanza di Palazzo Koch"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

La Procura di Bari è al lavoro per ricostruire i rapporti tra i vertici della Banca Popolare di Bari e la Vigilanza di Bankitalia. Secondo quanto ricostruisce oggi 'Repubblica', ai dieci indagati a diverso titolo per falso in bilancio, false comunicazioni al mercato, ostacolo alla vigilanza, estorsione, si aggiunge Marco Jacobini, ex presidente dell'istituto di credito pugliese, che è stato raggiunto da un'informazione di garanzia per corruzione.

Secondo quanto riporta il quotidiano, nell'atto inviato a Jacobini "non viene indicata l’identità del corrotto, ma - scrive Repubblica - questo si potrebbe trovare nella Vigilanza di Palazzo Koch". Tecnicamente, si legge nella ricostruzione, "quello notificato a Jacobini, difeso dall’avvocato Francesco Paolo Sisto, è un avviso di 'proroga indagini', che documenta dunque come questo nuovo filone dell’inchiesta risalga all’inizio dell’estate. Nel documento, la Procura si limita alla semplice contestazione del reato, senza specificarne le circostanze di tempo e di luogo, né chi sarebbe stato il destinatario della corruzione o in cosa si sarebbe concretizzata. L’unico dato di fatto che Repubblica è stata appunto in grado di acquisire con certezza, è che gli elementi in forza dei quali l’ex Presidente della Popolare è indagato hanno a che fare con i rapporti avuti nel tempo da Jacobini con la Vigilanza di Bankitalia. Elementi allo stato indiziari. Sufficienti dunque all’iscrizione del registro degli indagati dell’ex Presidente come corruttore, ma non ancora così solidi per la Procura da dare un nome anche a chi, in Bankitalia, sarebbe stato in ipotesi corrotto".

Quindi, prosegue il quotidiano, "il passaggio - come evidente - è di particolare delicatezza. E, non a caso, fino a quando il tempo non ha imposto la notifica della proroga di indagini, questo nuovo filone dell’inchiesta è stato protetto da un segreto impenetrabile. Necessario ad avviare una prima serie di accertamenti della Guardia di Finanza - che ora, appunto, proseguiranno per altri sei mesi - e, soprattutto, a non condizionare lo svolgimento delle funzioni della Vigilanza di Bankitalia in un momento cruciale per i destini della Popolare".

Prosegue l'inchiesta di Repubblica: "Che nei rapporti tra i vertici della Popolare e palazzo Koch, a cominciare dall’acquisizione della decotta Banca Tercas, fosse uno dei nodi cruciali dell’inchiesta sul crac era apparso evidente già all’indomani del commissariamento. Ma non c’è dubbio che adesso, con il sospetto che su questi rapporti possa aver avuto un peso una qualunque forma di corruzione per mano di Marco Jacobini, la questione si faccia ancora più delicata".

"Non fosse altro perché, gravata da quest’ombra, ora anche la lettura a posteriori di quanto accaduto nel cruciale autunno del 2013 (quando alla Popolare venne concesso di procedere a un’acquisizione cui in quel momento era ancora formalmente inibita) potrebbe trovare risposte diverse da quelle sin qui offerte da Bankitalia. Altro infatti è sostenere che, posta di fronte al dilemma se abbandonare al fallimento l’abruzzese Tercas e i suoi risparmiatori o consentirne il salvataggio per mano di chi non poteva tirarsi indietro (la Popolare), la Vigilanza scelse il male minore, scommettendo su un percorso virtuoso della Popolare e che i vertici della Popolare si erano impegnata a intraprendere. Altro è anche solo immaginare o ipotizzare - continua il quotidiano - che nella tolleranza concessa dalla Vigilanza alla dissennata governance della Popolare abbia ballato la promessa o la corruzione piena di chi della Vigilanza faceva parte".

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