Il sistema dei porti italiani "deve avere un cervello centrale che coordini tutte le realtà italiane, che saranno asciugate rispetto alle 24 attuali". Lo ha riferito il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, intervenendo al convegno 'Economia del mare: un nuovo progetto di sviluppo per il Lazio', organizzato da Unindustria, e svoltosi presso la sede dell'Autorità portuale di Civitavecchia.
E' un passo necessario, ha spiegato il vice ministro, "altrimenti non si gioca una partita competitiva con i porti del Nord Europa e le strutture nascenti del Mediterraneo". Serve quindi "agevolare l'investimento di fondi privati con misure di defiscalizzazione e di 'favore', che consentano alle aziende di concretizzare interesse. Se qualcuno dice che ne possiamo fare a meno ci prende in giro, perché senza privati le grandi opere languono".
Secondo Nencini, è necessario essere rapidi, "agendo su due fattori combinati: il godimento dei fondi Ue e dei fondi pubblici italiani, cui vanno aggiunte le risorse private, per mettere in cantiere le 149 opere previste dal Piano portualità". E a proposito di investimenti, ha ricordato infine che "quelli effettuati sulla portualità in dieci anni sono stati equivalenti a ciò che e' stato speso per il Mose: cinque spiccioli. E non e' un commento sul Mose".