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Porto Marghera, j'accuse di Puppato: "Spesi oltre 780 mln ma nessuna bonifica"

10 novembre 2015 | 21.27
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(Foto Infophoto)  - INFOPHOTO
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"Con la relazione sul Veneto, presentata oggi, la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti certifica che, per la bonifica di Porto Marghera, contro lo Stato e i cittadini c'è stata oltre il danno anche la beffa". A riferirlo è la senatrice Laura Puppato, capogruppo del Pd nella Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, eletta in Veneto. "Finora, infatti, -spiega- sono stati spesi più di 780 milioni di euro per la perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale (Sin) in 15 'macroisole'. Ma non solo la bonifica non è terminata", il "94% dei lavori eseguiti valgono zero".

"Non solo come sappiamo, grazie alle indagini e al processo sul Mose, il Consorzio Venezia Nuova ha distolto gran parte dei fondi, ma oltre tutto il lavoro è stato fatto in modo scriteriato e solo funzionale all'interesse di mandatari ed esecutori, non certo della laguna" afferma la senatrice dem. Infatti, spiega ancora Puppato, "il sistema di marginamento non è stato completato in nessuno dei 15 lotti, lasciando per 15 anni che pesanti inquinanti continuassero la loro azione nefasta di sversamento in Laguna, ai danni della salute dei cittadini e causando ulteriori erosioni, Un disastro per la laguna, per Venezia, per la nostra Regione, per l'Italia".

"Il Magistrato delle acque -rimarca Puppato- ha affidato, in forza di una Convenzione, in concessione esclusiva e senza gara al Consorzio Venezia Nuova la progettazione, la sperimentazione e l'esecuzione di tutte le opere finalizzate al riequilibrio idrogeologico della Laguna, all'arresto e all'inversione del degrado del bacino, all'eliminazione delle cause dell'inquinamento, all'attenuazione dei livelli delle maree, alla difesa del centro storico attraverso il Mose".

La sola bonifica, incalza ancora Puppato, "costata finora più di 780 milioni di euro, di fatto non c'è stata. La percentuale del 94% dei lavori eseguiti ha illuso molti e noi stessi abbiamo pensato fosse comunque fatto un lavoro utile a stoppare gli inquinanti, ma abbiamo amaramente scoperto che invece quel lavoro vale zero. I varchi esistenti a macchia di leopardo dicono che il sistema non è stato chiuso, e il 6% per cento dell'opera ancora da realizzare costerà il 30% del totale già speso, perché si tratta della parte con i sottoservizi e dunque più complicata da chiudere, per un valore di altri 250 milioni di euro".

Lo stesso collaudo delle opere è stato 'spacchettato' in microcollaudi, affidati agli stessi 'controllori', dirigenti apicali dei ministeri e della Regione Veneto, soldi che si sono risolti in verifiche di conformità, non funzionali, dunque inutili" riferisce Puppato. "Nel complesso una vicenda tragica per i suoi effetti: lo Stato dovrà pagare molto per terminare la bonifica, ma intanto tutti gli inquinanti principali provenienti dall'industria, arsenico, cromo, mercurio, nichel, oltre a rappresentare un pericolo per la salute, hanno continuato il loro processo di erosione ai danni di Venezia" taglia corto Puppato.

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