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Poste, Ugl decide 15 ore sciopero: "No privatizzazione no su pelle lavoratori"

25 settembre 2015 | 09.36
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Sindacati sul piede di guerra contro la privatizzazione di Poste. L'Ugl annuncia 15 ore di sciopero perchè, afferma il sindacato, "la privatizzazione non può avvenire sulla pelle dei lavoratori". Il pacchetto di ore di astensione dal lavoro, evidenzia l'Ugl, sarà "da gestire per metà a livello locale e, per l'altra metà, attraverso una intera giornata la cui data sarà decisa domani dalla Segreteria Nazionale allargata alle rappresentanze aziendali di tutta Italia".

"Quindici ore di sciopero è la prima risposta del sindacato al tentativo dell'azienda di gestire il processo di privatizzazione delle Poste sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori ai quali si vorrebbero imporre demansionamenti e trasferimenti inauditi". Lo annunciano in una nota congiunta il vice segretario generale dell'Ugl, Claudio Durigon, il segretario confederale Ugl, Ermenegildo Rossi, e il dirigente confederale Ugl, Luca Malcotti, al termine del tavolo di trattativa con l'azienda.

"Per Caio e i suoi uomini - spiegano -, il personale può essere trattato con meno riguardo dei pacchi postali e alla stregua di merce che deve essere spostata da un punto all'altro nell'esclusivo interesse degli azionisti - tra i quali spicca l'insensibile Governo Renzi attraverso il Mef - e senza tenere conto delle esigenze delle Comunità locali che verranno private di migliaia di uffici sul territorio in nome di un piano industriale miope e pasticciato".

"L'Ugl contrasterà in ogni sede questo scellerato disegno - aggiungono -, al quale purtroppo si prestano altri Sindacati, e, intanto, proclama un primo pacchetto di quindici ore di sciopero da gestire per metà a livello locale e, per l'altra metà, attraverso una intera giornata la cui data sarà decisa domani dalla Segreteria Nazionale allargata alle rappresentanze aziendali di tutta Italia".

"Facciamo appello al Parlamento e alle forze politiche - concludono i sindacalisti dell'Ugl- affinché questa battaglia sia appoggiata e fatta propria da quanti, come noi e i lavoratori di Poste, ritengono che questa azienda sia strategica per l'economia del Paese e non possa essere svenduta e smembrata in nome di piccoli interessi economici contingenti dei quali presto ci si pentirà come sta avvenendo in questi giorni rispetto al caso della telefonia".

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