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Poveri sempre più poveri: con epidemia il 74% ha perso o ridotto il lavoro

15 aprile 2020 | 15.37
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Un rapporto di Save the Children mostra gli effetti economici e sociali del coronavirus: oltre 6 famiglie su 10 hanno ridotto la spesa alimentare e i bambini senza tablet o internet non riescono a seguire la scuola

Poveri sempre più poveri: con epidemia il 74% ha perso o ridotto il lavoro

Il 77% delle famiglie fragili ha visto cambiare la propria disponibilità economica, il 73,8% ha perso il lavoro o ridotto drasticamente il proprio impegno retribuito; il 63,9% ha ridotto l’acquisto di beni alimentari; il 14,2% dei minori è senza pc o tablet. Sono alcuni dei dati che emergono da un'indagine di Save the Children con il supporto dei partner territoriali (intervistate oltre 300 famiglie) per approfondire l’impatto che l’emergenza Coronavirus e le conseguenti misure di contenimento della pandemia hanno avuto sulla loro vita e su quella dei loro figli.

Il rapporto 'Non da soli - Cosa dicono le famiglie', fotografa il dramma che sta vivendo il nostro Paese, colpito non soltanto dal lutto e dalle conseguenze sanitarie dell’epidemia, ma anche profondamente ferito da una crisi economica che si sta abbattendo sulle famiglie più povere e su tutti i nuclei familiari improvvisamente impoveriti dall’emergenza e dalla chiusura delle attività produttive e commerciali non essenziali. "Una crisi sociale senza precedenti" con ripercussioni drammatiche sull’istruzione e le condizioni di vita dei bambini.

In famiglie già in difficoltà, dove spesso è una persona a mantenere un nucleo numeroso, o dove si viveva in base a un lavoro saltuario, occasionale, irregolare, l’impatto della chiusura delle filiere produttive non alimentari e delle attività commerciali, unito alle indicazioni sul distanziamento sociale che non permettono l’attività in strada (venditori ambulanti, parcheggiatori), è drammatico. Moltissime famiglie hanno visto improvvisamente cambiare la propria disponibilità economica (77,6%) e il 73,8% degli intervistati ha perso il lavoro o ridotto drasticamente il suo impegno retribuito. Il 17,6% è andato in cassa integrazione, prevalentemente nel Nord Italia, dove la percentuale sale al 42,9%, contro il 13,1% e il 14,2% rispettivamente di Sud e Isole e Centro Italia. In alcuni casi anche chi percepiva un reddito di cittadinanza, ha visto modificata la sua situazione economica, riscontrando delle difficoltà nell’erogazione del sussidio.

Nel 63,9% dei casi la mancanza di entrate economiche ha portato a dover ridurre sin da subito la spesa per l’acquisto di beni alimentari e in una famiglia su due anche la spesa per l’acquisto o il pagamento di altri beni e servizi di prima necessità (affitto e utenze 35,9%, farmaci 30,8%, prodotti per l’infanzia 26,9%, materiale scolastico 3,8%, materiale per comunicare on-line 2,6%). In questo scenario di difficoltà emergenti, ci sono molte incertezze rispetto al supporto che le famiglie potranno ricevere dalle istituzioni: una famiglia su tre di quelle intervistate non sa se riceverà un aiuto pubblico (30,4%) e più di una su 4 pensa che non lo riceverà (26,9%).

Quelli che invece pensano che ne avranno diritto (42,7%), immaginano che riceveranno i 'buoni spesa' nel 66% dei casi, il contributo di 600 euro per le partite Iva nel 13,7% dei casi, un reddito di cittadinanza 'di emergenza' nel 2,6% dei casi.

La crisi sociale ed economica ha risvolti pesanti sul fronte educativo: l’emergenza Coronavirus e la chiusura prolungata delle scuole sta colpendo molti bambini e adolescenti che rischiano di rimanere isolati rispetto alla loro classe e non raggiunti dalla didattica a distanza. I dati Istat rilevano che il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa (850 mila in termini assoluti), la quota raggiunge quasi il 20% nel Mezzogiorno (470 mila ragazzi). Il 57% lo deve condividere con la famiglia e solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente.

Tra le famiglie con minori (0-17 anni) circa 1 su 7 non ha un computer o un tablet a casa (il 14,3%), con differenze geografiche nette che passano da picchi del 21,4% al Sud lall’8,1% nel Nord-Ovest. Quindi anche se quasi tutte le famiglie con figli hanno accesso ad internet, magari attraverso il cellulare di un genitore, risulta molto difficile seguire le lezioni online e svolgere compiti a distanza (stampare e inviare schede, elaborati, esercizi), se non sono presenti almeno un computer o un tablet in casa da utilizzare varie ore al giorno.

Tra le famiglie intervistate da Save the Children, quasi sei su dieci (57,2%) non hanno una connessione internet casalinga, mentre la quasi totalità degli intervistati ha a disposizione almeno una rete mobile (95,5%). La maggior parte delle famiglie ha a disposizione 2 o 3 dispositivi (59,7%). Il possesso di un buon numero di dispositivi non deve trarre in inganno: si tratta infatti quasi sempre di smartphone, a disposizione del 98,9% delle famiglie, ma meno di pc, presenti in una famiglia su 3 (30,9%) e rare volte di tablet, a disposizione solo di una famiglia su dieci (12%).

Ad aggravare la situazione, quasi 1 famiglia su 5 dispone di meno di 30 giga al mese (19,8%). Di questi, l’8,3% dispone di meno di 5 giga al mese. Il problema della mancanza di connessione e della difficoltà ad avere supporti informatici adeguati, mette quindi in gravi difficoltà quei bambini e adolescenti che si trovano a dover fare i conti con i compiti e le lezioni a distanza: nel 30,6% delle famiglie intervistate i figli non riescono a seguire le lezioni a distanza, perché queste non sono offerte dalla scuola o per l’impossibilità di seguirle. La possibilità di seguire le lezioni a distanza è infatti legata al numero di dispositivi in possesso della famiglia: con due dispositivi il 40,2% delle famiglie non riesce a far seguire le lezioni a distanza ai propri figli.

La condizione migliora con l’aumentare dei dispositivi, anche se permane un numero di famiglie che si dichiara non in grado di far seguire la didattica a distanza ai figli (23,8% con 3 dispositivi, 13,9% con 4, 2% con 5 e così via). Così la disponibilità mensile di giga: riesce a seguire le lezioni a distanza il 4,7%% di chi ha meno di 5 giga mensili, l’8,9% di chi ne ha meno di 30 e invece l’86,4% di chi ne ha più di 30 Tra i motivi che rendono impossibile seguire la didattica a distanza, nella quasi totalità dei casi (97,9%) le famiglie annoverano anche il problema della concomitanza delle lezioni tra i fratelli.

“Con il prolungarsi della chiusura delle scuole, il digital divide territoriale e sociale mette a rischio il diritto all’istruzione. E' evidente come l’istituzione scolastica sia giunta a questa crisi impreparata sul fronte della didattica a distanza, sia per quanto riguarda la preparazione stessa dei docenti che la possibilità per gli studenti di fruire di questa opportunità e per questi motivi è indispensabile raggiungere, grazie ad un patto tra scuole, comuni, terzo settore e mondo produttivo, tutti gli studenti ancora oggi esclusi dalla didattica a distanza, provvedere a fornirli di device e connessioni e accompagnarli, anche attraverso un sostegno individualizzato, alla ripresa del percorso educativo”, spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, a giudizio della quale occorre affrontare la crisi attraverso un "piano organico immediato e di lungo periodo, da costruirsi a partire dai territori".

Dai giorni immediatamente successivi all’emergenza, Save the Children ha attivato il programma Non da Soli, in risposta all’emergenza Coronavirus, sostenendo concretamente ad oggi oltre 22.000 persone tra bambini e adolescenti, famiglie vulnerabili e docenti, in rete con 41 associazioni partner, nelle aree più difficili e marginalizzate del Paese. Per supportare l’intervento è partita anche l’iniziativa #piattodelcuore, una staffetta virtuale in cui partecipano tante celebrities.

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