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Startup: prenotazione e biglietteria servizi più gettonati per quelle culturali

30 gennaio 2017 | 14.03
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Startup: prenotazione e biglietteria servizi più gettonati per quelle culturali

L’innovazione digitale sta penetrando anche nelle imprese legate alla fruizione culturale delle opere d'arte nei musei. “Negli ultimi tre anni, le startup nell'ecosistema culturale italiano e internazionale finanziate a livello globale sono risultate 72 e hanno raccolto lo 0,4% delle risorse destinate alle nuove imprese Hi Tech, per un totale di 153 milioni di euro”. Lo ha affermato Eleonora Lorenzini, coordinatrice di una ricerca sul tema dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.

“I finanziamenti si sono concentrati sulle attività di prenotazione e biglietteria (39%), crowdfunding (28%) e vendita di opere d’arte, anche digitali (20%). Sul fronte dei servizi B2B quali archiviazione e catalogazione l’investimento è estremamente limitato”, ha spiegato.

Questo stesso orientamento si riscontra in Italia dove, delle 105 startup censite, sono pochissime quelle che si cimentano sul B2B, probabilmente a causa della 'prudenza' che le istituzioni culturali del paese ancora mantengono verso gli investimenti digitali.

C’è invece un notevole fermento sui servizi di supporto alla visita di musei e città, ambito in cui il mercato è maggiore anche per la forte connessione con il turismo (se ne occupa il 30% delle startup italiane).

Un ulteriore ambito privilegiato è quello della prenotazione e biglietteria (21%), ma rimangono dubbi sulla sostenibilità di questa specializzazione per le startup italiane: chi opera in questo settore, infatti, si colloca in un mercato molto scalabile ma sempre più oligopolistico in cui le grandi Internet Company (del turismo ma non solo) hanno iniziato a investire con forza. È probabile che la forte specializzazione su nicchie e target specifici sia in questo caso l’unica possibilità di sopravvivenza.

Dall'analisi dell'Osservatorio emerge "un panorama di istituzioni culturali in fermento, che cerca la via per l’innovazione per superare le criticità e sperimentare nuove modalità di mediazione, spesso abilitate dal digitale”, ha spiegato Michela Arnaboldi, direttore scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali.

“La prima sfida -ha detto- è legata alle risorse umane e alle competenze: le istituzioni culturali devono dotarsi di figure nuove, ibride, che diventino interpreti 'digitali' del patrimonio, ossia di persone che conoscano il patrimonio, il suo valore, ma che al contempo siano in grado di valutare le opportunità offerte dal digitale".

"La seconda - ha proseguito - sarà rendere i progetti innovativi sostenibili economicamente sul medio e lungo periodo, magari attraverso nuovi modelli di business in grado di trarre risorse finanziarie proprio dai servizi abilitati dalla tecnologia".

"Un ambito su cui riflettere e investigare è infine il valore per il territorio, non ridotto alle misure più tradizionali di indotto economico, ma esteso alla funzione che le organizzazioni culturali possono avere per rivitalizzare aree dimenticate, o come luogo di confronto per i cittadini nuovi e vecchi", ha concluso.

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