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Corruzione: pressing su Lupi per dimissioni ma lui resiste, chiarirò tutto

17 marzo 2015 | 19.26
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Il ministro: "Contro di me non c'è niente, è solo una manovra elettorale in Lombardia". Delrio: "Non dico dimissioni ma ci sono le valutazioni dei singoli". Il Pd chiede chiarimenti mentre M5S e Sel presentano una mozione di sfiducia.

Maurizio Lupi - INFOPHOTO
Maurizio Lupi - INFOPHOTO

Una mozione di sfiducia e mezzo (perchè la Lega ha puntato il dito su Angelino Alfano), una richiesta unanime di chiarimento da tutti i gruppi parlamentari del Senato e soprattutto un deciso invito a fare le "valutazioni" opportune che arriva da più parti. Il giorno dopo l'esplosizione del caso grandi opere, la posizione del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi si è fatta ancora più delicata.

Politicamente, perchè da un punto di vista giudiziario come ha ricordato Graziano Delrio, Lupi "non è indagato". Eppure, a sera, sono proprio le parole del sottosegretario alla presidenza a pesare di più nella giornata che doveva servire a capire meglio la posizione del ministro dell'Ncd. "Io non ho elementi per dire che si deve dimettere, non è una cosa nella nostra disponibilità. Poi ci sono le decisioni che spettano al singolo, le valutazioni che si stanno facendo in queste ore e una valutazione pare sia in corso".

Le parole di Delrio arrivano dopo che da palazzo Chigi era trapelata una certa freddezza nei confronti della situazione del ministro dei Trasporti. "Il problema c'è", era stata la prima reazione del premier Matteo Renzi che prima di riproporsi di approfondire oggi il caso aveva subito sottolineato che doveva essere il diretto interessato a "fare chiarezza". Da qui, la voce di un pressing per favorire un epilogo che comprendesse il passo indietro di Lupi ha preso sempre più corpo nel corso del pomeriggio.

Il ministro, contro di me nulla, Pd chiede chiarimenti, da M5S e Sel mozione sfiducia

Una interpretazione della situazione, però, lontana anni luce da quella fornita da parte dello stesso ministro: "Non mi dimetto. Contro di me non c'è niente. E' tutta una manovra contro di me in chiave elettorale in Lombardia", ha ripetuto per tutto il pomeriggio Lupi anche ai colleghi dell'Ncd che l'hanno sentito. Tra questi, ovviamente, il leader Angelino Alfano. Per gran parte della giornata, invece, non ci sarebbe stato alcun contatto tra Renzi e il ministro.

Intanto un fronte ampio ha stretto l'esponente Ncd sotto assedio, da Grillo allo stesso Pd tutti hanno in sostanza puntato il dito contro il titolare dei Trasporti. "E' evidente che Lupi deve chiarire", ha spiegato il presidente dem Matteo Orfini in una intervista a 'Repubblica Tv'. Lo stesso Pd, con la minoranza particolarmente attiva (Pippo Civati ha anche rinfacciato a Renzi il caso Cancellieri), ha detto sì al Senato alla proposta avanzata in capigruppo di avere chiarimenti in aula dal diretto interessato.

Più decise le opposizioni: Beppe Grillo ha tuonato su Internet ("si dimetta e restituisca i soldi") e M5s e Sel hanno presentato una mozione di sfiducia. Al momento, accettando in qualche modo l'invito arrivato da più parti, l'intenzione di Lupi sarebbe quella di aspettare di chiarire in Parlamento le sue ragioni. Prima di allora, nessuna decisione. A meno che il pressing diventi davvero insostenibile. In quel caso, la prospettiva potrebbe cambiare completamente.

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