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Petrolio: Goldman, anche il meteo mette a rischio i prezzi

22 dicembre 2015 | 17.16
LETTURA: 3 minuti

Per Goldman Sachs il clima anomalo ridurrà la domanda di greggio, sommandosi ad altri fattori

Prezzo petrolio a rischio: una piattaforma nel Mare del Nord (Infophoto)
Prezzo petrolio a rischio: una piattaforma nel Mare del Nord (Infophoto)

L'inverno particolarmente caldo è un pericolo per il prezzo del petrolio e delle altre materie prime energetiche, ancor più che per quelle agricole. Lo evidenzia un ampio report di Goldman Sachs dedicato alle materie prime, "Winter weather a bigger risk for energy than agriculture", che analizza l'impatto delle anomalie climatiche sui prezzi delle commodities.

Il 2015, spiegano gli analisti della banca d'affari, "ha visto alcune deviazioni climatiche significative: l'Europa e gli Usa sono stati molto più caldi della media in novembre-dicembre, mentre il tempo è stato caldo e secco in Asia negli ultimi mesi".

La maggioranza delle deviazioni "è dovuta a El Niño: l'attuale episodio è previsto che sia il terzo più forte dal 1950, appena al di sotto degli inverni del 1982-83 e del 1997-98. Tuttavia, El Niño non spiega il caldo inverno europeo, che è dovuto piuttosto ad altre oscillazioni in una forte fase calda: l'Oscillazione Artica, connessa al vortice polare, e l'Oscillazione Nord-Atlantica, dovuta alle differenze di pressione sull'Atlantico e alle correnti a getto", correnti di vento ad alta quota scoperte durante la Seconda Guerra Mondiale.

Mentre è previsto che queste oscillazioni calde "durino solo sino a fine anno, El Niño dovrebbe durare fino alla primavera o all'inizio estate del 2016", spiega Goldman. Considerando l'attuale "significativo eccesso di offerta, si sono accumulate scorte in tutte le materie prime a partire da metà 2014 ed è ora molto più probabile che gli choc negativi sulla domanda, o gli choc positivi sull'offerta, abbiano effettivi negativi amplificati sui prezzi, in particolare per le materie prime in cui le scorte sono limitate, come nell'energia".

"Come risultato - proseguono gli analisti di Goldman - continuiamo a vedere i maggiori rischi al ribasso nel breve termine sui prezzi del petrolio greggio e raffinato, specialmente se l'Oscillazione Artica e quella Nord-Atlantica dovessero rimanere nella fase calda. Mentre le condizioni di tempo caldo continuerebbero a ridurre la domanda di gas naturale dagli Usa, il calo dei prezzi è già stato significativo, con i prezzi vicini a livelli ai quali l'offerta sarà ridotta".

Sui prezzi del greggio, ricorda Goldman, pesa anche tutta una serie di fattori, tra cui il fatto che "il numero dei pozzi attivi negli Usa e le previsioni di esplorazione e produzione sono troppo elevati per ottenere il declino dell'offerta che sarebbe necessario; i rischi che la previsione di produzione dell'Opec di 32 mln di barili al giorno per il prossimo anno scivoli al rialzo, a causa dell'Iran; le scorte continuano ad accumularsi, con il potenziale di raggiungere i limiti di capacità entro la primavera".

Pertanto, "reiteriamo la nostra preoccupazione che lo stress finanziario possa rivelarsi troppo limitato e troppo tardivo per impedire al mercato di fare pulizia attraverso uno stress operativo, con i prezzi vicini ai costi, in modo da forzare tagli alla produzione, probabilmente a 20 dollari al barile", una previsione sul prezzo del petrolio che Goldman ha già formulato mesi fa.

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