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Processo Banca Etruria: assolti i 14 imputati, anche papà Boschi

15 giugno 2022 | 11.40
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Per il giudice, chiamato a decidere sulle consulenze d'oro, "il fatto non sussiste"

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Il tribunale di Arezzo ha assolto perché "il fatto non sussiste" i 14 imputati a processo per il crac di Banca Etruria del 2015 nell'ambito del filone di indagine sulle cosiddette consulenze d'oro. La sentenza è stata emessa oggi dal giudice Ada Grignani dopo una breve camera di consiglio, durata meno di un'ora. L'udienza di questa mattina si è aperta con le uniche repliche dell'avvocato di parte civile Lorenza Calvanese. Presenti in aula anche due ex risparmiatori, Angelo Caramazza e Paola Cerini.

La procura aveva chiesto per il reato di bancarotta semplice condanne dagli otto mesi a un anno nei confronti degli ex consiglieri del cda ed ex dirigenti dell'istituto di credito aretino. Alla lettura della sentenza era presente il procuratore capo Roberto Rossi, che ha annunciato l'intenzione di proporre appello contro l'assoluzione. Durante il processo le parti civile, che rappresentavano i risparmiatori truffati, avevano sostenuto le richieste del pubblico ministero, mentre gli avvocato difensori avevano chiesto l'assoluzione.

Tra i 14 imputati assolti anche Pier Luigi Boschi, all'epoca vice presidente di Banca Etruria, padre della ex ministra del governo Renzi Maria Elena, attuale capogruppo di Italia Viva alla Camera, per il quale il sostituto procuratore Angela Masiello durante la requisitoria aveva chiesto la condanna a 12 mesi, così come per Luciano Nataloni, Claudia Bugno e Luigi Nannipieri. Per le altre posizioni erano stati chiesti otto mesi per Daniele Cabiati, Carlo Catanossi, Emanuele Cuccaro; nove mesi per Alessandro Benocci, Claudia Bonollo, Anna Nocentini Lapini, Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori e Ilaria Tosti; dieci mesi per Claudio Salini.

Le consulenze finite nel mirino della procura diretta dal procuratore capo Roberto Rossi erano quelle che vennero affidate per valutare, analizzare e poi avviare il processo di fusione di Banca Etruria con un istituto di elevato standing.

Le autorità bancarie, infatti, avevano richiesto di approfondire la possibilità di una fusione con la Banca Popolare di Vicenza, operazione che poi non si concretizzò. Per sondare la prospettiva di tale fusione, però, stando agli elementi raccolti durante le indagini, furono affidati incarichi per circa 4 milioni e mezzo di euro, in un arco temporale compreso tra il giugno e l'ottobre 2014, a grandi società, come Medio banca , o conosciuti studi legali di Roma, Milano e Torino.

Secondo l'accusa definita dal pool di pm istituito dal procuratore Rossi, fu tenuta una condotta imprudente, con i vertici della banca che non avrebbero vigilato sulla redazione di quelle consulenze , ritenute dagli inquirenti in gran parte "inutili" e "ripetitive".

Il giudice Ada Grignani, che ora andrà in maternità perché prossima al parto, ha fatto parte del collegio del tribunale di Arezzo, con il presidente Gianni Fruganti e l'altro giudice a latere Claudio Lara, che il 1° ottobre scorso ha assolto 22 imputati con formula piena perché "il fatto non sussiste", mentre ha condannato l'imprenditore e finanziere trentino Alberto Rigotti, nel maxi processo per il crac di Banca Etruria, l'istituto di credito fallito dopo la messa in risoluzione con il decreto salvabanche del 22 novembre 2015. Contro le assoluzioni le parti civili e la procura hanno presentato ricorso in appello.

A Rigotti, ex consigliere di amministrazione della Bpel, è stata inflitta la pena 6 anni di reclusione per il reato di bancarotta fraudolenta: avrebbe "distratto e dissipato" i beni della banca deliberando prestiti milionari alla Abm Merchant spa, società di cui lo stesso Rigotti era consigliere, accumulando sofferenze per circa 15 milioni di euro. L'ex membro del Cda di Bple è stato condannato anche al pagamento delle spese legali sostenute dalle oltre 2.000 parti civili e a rifondere loro i danni morali. Tra le parti civili ammesse in quel processo, Lidia Di Marcantonio, vedova di Luigino D'Angelo, il risparmiatore di Civitavecchia che si tolse la vita il 28 novembre 2015 dopo aver affidato 110 mila euro in obbligazioni alla filiale locale della Bpel, e il Comune di Arezzo.

La procura di Arezzo aveva chiesto la condanna per tutti e 24 gli imputati (uno nel frattempo è deceduto nella scorsa estate), tra ex componenti dei consigli di amministrazione (tra cui Lorenzo Rosi, ultimo presidente di Bpel, e il vice Giovanni Inghirami), ex revisori e dirigenti dell'istituto di credito, accusati, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice, rispetto a circa 200 milioni di euro usciti senza ritorno dalla Bpel con il risultato di condurla verso il baratro. Nel corso della requisitoria i sostituti procuratori Julia Maggiore e Angela Masiello avevano chiesto pene che in totale assommavano a 64 anni di reclusione. Le pene richieste andavano da un massimo di 6 anni e 6 mesi (per Rigotti) ad un minimo di un anno.

Gli imputati assolti dal tribunale dalle responsabilità penali contestate con formula piena in quel processo sono stati: Giorgio Guerrini (la Procura aveva chiesto una condanna a 5 anni e 4 mesi), il cui nome era collegato all'affare dello Yacht Prestige di Civitavecchia; Federico Baiocchi De Silvestri; Giovanni Inghirami (la pena richiesta era di 4 anni), che è stato vice presidente di Banca Etruria; Augusto Federici; Lorenzo Rosi, ultimo presidente di Banca Etruria prima del commissariamento; Laura del Tongo; Andrea Orlandi; Ugo Borgheresi; Franco Arrigucci; Mario Badiali; Maurizio Bartolomei Corsi; Alberto Bonaiti; Luigi Bonollo; Piero Burzi; Paolo Cerini; Giampaolo Crenca; Paolo Fumi; Saro Lo Presti; Gianfranco Neri; Carlo Platania; Carlo Polci; Massimo Tezzon. Il 24esimo imputato era il tributarista e docente universitario Enrico Fazzini, deceduto lo scorso 31 luglio all'età di 76 anni; per lui era stata chiesta una pena di 2 anni e 8 mesi.

Nell'ambito dello stesso filone di indagine, con rito abbreviato sono stati già condannati dal tribunale di Arezzo l'ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e l'ex direttore generale Luca Bronchi, per bancarotta fraudolenta, a 5 anni di reclusione, l'ex vice presidente Alfredo Berni a due anni per bancarotta fraudolenta e l'ex membro del cda Rossano Soldini a un anno per bancarotta semplice. Il processo d'appello inizierà il 10 novembre.

AVVOCATO BOSCHI: "SEMPRE CREDUTO IN GIUSTIZIA" - "Il mio assistito ha sempre creduto nella giustizia nella convinzione di non aver fatto mai nulla di male ed ha dovuto subire comunque questa prova". Così all'Adnkronos l'avvocato romano Gildo Ursini, difensore di Pierluigi Boschi, ha commentato l'assoluzione dell'ex vicepresidente di Banca Etruria nel processo. Con questa assoluzione, Boschi "ha chiuso tutte le pendenze legate alle vicende di Banca Etruria", ha precisato Ursini. L'avvocato ha comunicato telefonicamente a Boschi l'assoluzione. "Si è sentito naturalmente sollevato da questa sentenza".

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