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'Progetto 30', da giovani professionisti sfida a diseguaglianze economiche

19 febbraio 2014 | 12.19
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'Progetto 30', da giovani professionisti sfida a diseguaglianze economiche

Roma, 19 feb. (Labitalia) - Contrastare le diseguaglianze che caratterizzano lo sviluppo economico italiano e internazionale. Questa la sfida che ha lanciato 'Progetto 30', un gruppo di giovani professionisti, che ha elaborato una serie di proposte politico-economiche. "Cerchiamo di dare spazio e voce - dice a Labitalia Stefano Filippini Lera, esperto di Finanza d'impresa - alle idee della nostra generazione contribuendo attivamente alla ridefinizione del mondo in cui viviamo".

"A partire dalla metà degli anni Ottanta - spiega - si è venuta a creare una frattura tra l'economia e la politica: la prima attraverso l'iniziativa privata ha rapidamente assunto le nuove dimensioni globali, mentre la politica, ovvero la regolamentazione dell'economia stessa, è rimasta ancorata su scala nazionale e ha progredito lentamente nella sua fondamentale funzione di regolare le forze di mercato".

"Questa dicotomia - fa notare Filippini Lera - è alla radice della crescita delle diseguaglianze, poiché un mercato non regolato finisce con la creazione di posizioni dominanti dove la ricchezza tende a concentrarsi in poche mani. Una funzione degli Stati moderni è proprio quella di operare da 'camera di compensazione' tra chi vince e chi perde sul mercato, trasferendo parte delle ricchezze dai primi ai secondi attraverso lo stato sociale. Invece, il mercato globale della 'super concorrenza' ha permesso grandi guadagni per i pochi che vincono ma perdite per tutti gli altri, determinando un impoverimento lento e progressivo proprio in assenza di camere di compensazione in grado di assorbire le iniquità del sistema".

I giovani di 'progetto 30' propongono quindi una redistribuzione fiscale, reddituale e patrimoniale. "E' necessario - propone Stefano Filippini Lera - che le istituzioni internazionali siano ripensate, al fine di creare un coordinamento politico realmente efficace tra aree caratterizzate da economie reali diverse".

"Serve un'Europa - auspica - in grado di parlare a voce unica con i suoi principali partner, Usa e Cina in testa, e di implementare politiche fiscali omogenee al proprio interno, indipendentemente dalla specifica veste politica che vorrà assumere".

"Oltre che - precisa - un tavolo G3 permanente Eu-Usa-Cina che sostituisca o affianchi le attuali e talvolta obsolete strutture diplomatiche sovranazionali, implementando un sistema di coordinamento politico ed economico finalizzato a riportare la politica sopra l'economia. Più in generale - sottolinea - vanno gettate le basi per una nuova 'Bretton Woods' con il ripristino di un sistema coordinato e condiviso di barriere doganali".

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