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'Progetto Itaca' cerca casa a Torino per accogliere malati psichiatrici

10 maggio 2017 | 12.59
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Depressione, ansia, attacchi di panico. Sono sempre più frequenti le persone che soffrono di questa malattia, capace di condizionare la vita, tanto da diventare un fattore di disabilità, si stima che nel 2030 sarà la seconda causa al mondo, eppure diversamente dalle altre patalogie, quella che ha attinenza con la sfera mentale deve fare i conti con stereotipi e pregiudizi che stigmatizzano e, non di rado,  discriminano il paziente affetto da disturbi psichici impattando negativamente sulla sua qualità della vita, dalla condizione socio economica alle relazioni interpersonali, al ritardo fino alla mancanza di cure. Per dare risposte a chi è  affetto da tali patologie e a chi quotidianamente condivide le sue sofferenze, nel 1999 è nata a Milano 'Progetto Itaca Onlus', associazione di volontari per la salute mentale, con l'obiettivo di  attivare iniziative e progetti di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione. Nel 2012 è stata costituita la Fondazione Progetto Itaca Onlus che ad oggi conta 11 sedi in Italia e ora cerca casa anche a Torino. 

"L'obiettivo della nostra associazione - spiega Ughetta Radice Fossati, segretario generale della Fondazione - non è occuparsi della cura della malattia mentale che essendo un disturbo biologico va curato da professionisti, medici psichiatri con i farmaci, il nostro obiettivo è culturale: da un lato ci occupiamo di formazione e prevenzione per cambiare la testa delle persone e combattere il pregiudizio e la vergogna a causa dei quali molte persone o non si curano o non si curano bene o lo fanno con ritardo".

"Dall'altro lato  - prosegue - ci occupiamo di riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo di chi frequenta la nostra associazione. Se ci si ammala intorno ai 20 anni, infatti,  quando si arriva a 25-30 anche se si è stati ben curati è comunque molto difficile riprendere una buona qualità di vita da solo o con il solo l'aiuto della famiglia". 

Tra le difficoltà che incontra chi è depresso, e si calcola che il 10% della popolazione abbia una diagnosi psichiatrica e il 20% si trovi nel corso della propria vita almeno una volta a fare i conti con queste patologie, c'è, infatti, quella occupazionale, basti pensare che se i disabili occupati in Italia sono meno del 18 %, quelli con difficoltà psichiche sono solo l'1,5% perché chi è depresso fatica a lavorare e a rapportarsi con gli altri. Per questo fiore all'occhiello di Progetto Itaca c'è l'inserimento  sociale e lavorativo delle persone che soffrono di disturbi psichiatrici.  Ad occuparsene è Club Itaca che segue il modello Fountain House, creato a New York nel 1948 e moltiplicato in più di 300 centri in 32 paesi del mondo. "Il nostro metodo si rifà all'americano Clubhouse International e si basa su un principio fondamentale - aggiunge - la persona malata  non è considerata paziente o utente di un servizio ma socio di una comunità in cui porta non i suoi problemi ma le sue risorse. I soci, quindi, partecipano a tutte attività del club e dell'associazione e ne aiutano il funzionamento e lo sviluppo, occupandosi di accoglienza, segreteria, contabilità".  "Fino a che  lavorano nel club i soci/pazienti non sono pagati - spiega ancora Radice Fossati - ma poiché l'obiettivo è portarli  a raggiungere stabilità e affidabilità compatibili a stare nel mondo del lavoro, vengono aiutati a stendere il curriculum, affrontare un colloquio di lavoro e quando vengono ritenuti pronti si avviano contatti con aziende esterne per un  inserimento lavorativo graduale con stage, tirocini lavori a temine, a tempo determinato e poi indeterminato. Dal 2012, poi, abbiamo avviato il modello 'job stations'  studiato con fondazione italiana Accenture, che prevede il lavoro a distanza. Capita, infatti, che nonostante i soci siano abituati a svolgere una determinata attività nel club, trovandosi in un contesto lavorativo più competitivo, a contatto con i colleghi, vadano in ansia e abbiamo ricadute. Per questo, pur essendo  già assunti dall'azienda  continuano a lavorare nel club,  in una stanza dedicati, seguiti da un tutor e questo rassicura tanto azienda quanto il  socio che si sente più protetto".  "Ad oggi a Milano 20 giovani soci sono assunti da aziende esterne, due a Roma e altri progetti stanno prendendo il via a Firenze, Palermo e Napoli. Per quanto riguarda Torino siamo pronti ad avviare progetti di formazione e informazione, alcuni dei quali partiranno dopo l'estate, ma ancora stiamo cercando una sede idonea per il Club  Itaca e i relativi finanziamenti per coprire le spese di funzionamento, per questo stiamo cercando soci fondatori. Al momento abbiamo  11 associazioni  che funzionano e siamo quindi fiduciosi che presto si possa trovare una soluzione anche per il capoluogo piemontese", conclude Ughetta Radice Fossati.

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