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Prova di forza tute blu, sindacati preparano campagna autunno

14 giugno 2019 | 18.26
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Sciopero generale e manifestazione dei Metalmeccanici da Porta Venezia (Fotogramma/Fotogramma, Milano) - FOTOGRAMMA
Sciopero generale e manifestazione dei Metalmeccanici da Porta Venezia (Fotogramma/Fotogramma, Milano) - FOTOGRAMMA

Governo 'sorvegliato speciale' per Cgil, Cisl e Uil. Dopo la prova di forza di Fim, Fiom e Uilm, oggi in sciopero unitario e in triplice corteo a Milano Firenze e Napoli per sollecitare un'efficace politica industriale e un'adeguata attenzione al lavoro da parte della politica, i sindacati non intendono abbassare la guardia. Avanti con la mobilitazione dunque, che prevede un nuovo appuntamento unitario il 22 giugno prossimo a Reggio Calabria ma avanti anche con il pressing sul governo. Nel mirino la prossima legge di bilancio, quella per il 2020, che dovrà dare ai lavoratori quelle risposte, su investimenti, lavoro e fisco che i provvedimenti Lega - 5Stelle fino ad oggi non hanno fornito .

Per questo Cgil Cisl e Uil si apprestano ad aprire il cantiere di una prossima campagna d'autunno che non esclude il ricorso allo sciopero generale. Per ora solo un'idea da valutare unitariamente ma per il solo fatto che i sindacati dopo 15 anni siano tornati a parlarne, da il senso non solo della ritrovata compatezza tra Cgil, Cisl e Uuil ma anche quello della determinazione ad ottenere quel cambio di passo dal governo, mai arrivato.

"Se il governo non cambia, andiamo avanti. La gente vuole dei risultati. Sciopero generale? Non escludiamo nulla", spiega Maurizio Landini, leader Cgil, sfilando con le tute blu a Milano. " Il Governo deve decidere che cosa fare rispetto a quello che chiede l’Europa, a quale legge di stabilità si fa. Noi no abbiamo pregiudiziali ma il problema è se i provvedimenti del governo migliorano o meno la vita di quelli che rappresentiamo, i giovani, i lavoratori e i pensionati", aggiunge mettendo in fila le richieste che i sindacati hanno girato in questo lungo anno al governo: rinnovo dei contratti della scuola, della ricerca e del pubblico impiego e una riforma fiscale "degna di questo nome". Non la Flat Tax, dunque, "ma una vera lotta all’evasione, alla corruzione e un taglio delle tasse a lavoratori dipendenti e pensionati".

Una idea, quello di arrivare ad uno sciopero generale per scuotere l'esecutivo a cui la Cisl di Annamaria Furlan non chiude. "Dipenderà molto da cosa deciderà di fare il governo. Certo si profila una legge finanziaria molto molto complessa ma o il governo decide di mettere il lavoro al centro o il sindacato utilizzeremo ogni suo strumento possibile", osserva. In ogni caso, chiarisce, "la valutazione si farà unitariamente". Quello che è certo, comunque è che "va cambiata drasticamente la linea economica del governo", perché spiega ancora sfilando con Fim Fiom e Uilm a Firenze "c'è una crescita zero, meno investimenti e sta calando drasticamente la produzione industriale. Eppure la crescita era ripartita : scelte economiche sbagliate del governo stanno portando drammaticamente di nuovo l'asticella in basso, questo non è accettabile".

Telegrafico invece il commento del leader Uil Carmelo Barbagallo. "Io gli scioperi non li minaccio, se necessario li faccio", dice da Napoli. A tifare esplicitamente per uno stop generale del paese invece è la Fiom di Francesca Re David. "I lavoratori vogliono contare. Continueremo con la manifestazione di Reggio Calabria e, io mi auguro, con lo sciopero generale in autunno di Cgil, Cisl e Uil", dice dal palco di piazza Matteotti a Napoli. D'altra parte la 'prova generale' tra Fim, Fiom e Uilm, arrivata dopo anni di strappi e contratti separati, dice che l'unità è possibile. "Dobbiamo unificare le lotte e l'unità di questo sciopero è una conquista per tutti noi. Sappiamo che non è sempre così, che è difficile, che in Fca non siamo uniti, ma che siamo uniti nel rivendicare tutti insieme un tavolo sull'automotive che metta al centro i 200mila posti di lavoro a rischio in tutto il settore", scandisce ancora dal palco Re David.

Ferocemente critico all'indirizzo del governo anche il leader Fim, Marco Bentivogli. "Il governo in questa permanente campagna elettorale fa un po’ come Schettino: si avvicina alla scogliera per prendere applausi ma sta facendo affondare la nave", accusa sfilando al corteo di Milano e chiedendo di "smettere di mortificare l’Italia del lavoro, di quelli che tutte le mattine pagano le loro tasse, si rimboccano le maniche e mandano avanti il paese".

Basta dunque "con i condoni fiscali, con i sussidi e con la fine degli investimenti sull’industria. Bisogna far ripartire il paese con equità e giustizia. Ci sono circa 80 mila posti di lavoro a rischio con famiglie e tessuto industriale che rischiano di perdere terreno. E' su questo che bisogna lavorare seriamente", dice ancora Bentivogli.

Ed è' il leader Uilm, Rocco Palombella, ad ironizzare. "La cosa che ci preoccupa non è tanto la procedura d'infrazione ma quanto le misure del governo che in questi mesi non ha adottato o ha adottato dei provvedimenti che non vanno nella direzione dello sviluppo", dice puntando il dito contro quei 150 tavoli di crisi aperti al Mise.

"Nel 35% di queste crisi ci saranno lavoratori licenziati, circa 90 mila, in aggiunta ai 300 mila che hanno già perso il posto di lavoro. Noi li diciamo così questi numeri, ma dietro ci sono persone, famiglie, intere filiere produttive che rischiano di scomparire da questo paese", conclude.

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