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Quarantena covid, Minelli: "Con terza dose giusto sia più breve"

27 dicembre 2021 | 17.09
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"Altrimenti tanto valeva fare il no vax, valga solo per questi ultimi l'isolamento lungo"

Afp
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Quarantena più breve per chi ha fatto la terza dose dose di vaccino anti covid? "È il momento giusto per dare il segnale più credibile del nostro avere fermamente creduto al vaccino e ai suoi effetti benefici. Se dopo aver fatto tre dosi di vaccino, dopo aver acquisito protezione immunitaria oggettivamente in grado di minimizzare gli effetti dell'infezione, dopo aver contrastato la negligenza senza riserve di chi pur potendosi vaccinare non ha inteso farlo, dovessimo sottostare alle stesse identiche regole a cui è indispensabile ed urgente che questi ultimi vengano sottoposti, allora vorrebbe dire che davvero abbiamo sbagliato tutto". Così all'Adnkronos Salute Mauro Minelli,responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, commenta l'ipotesi di rivedere la durata della quarantena per chi è vaccinato con tre dosi ma è venuto a contatto con un positivo.

"Vivere in un contesto blindato, alla affannosa (e vana) ricerca di una farmacia che ti faccia (per quel che può servire) un tampone antigenico, è per un trivaccinato operazione non solo incongruente rispetto alle premesse con cui ci siamo accostati al vaccino, ma anche mortificante - rimarca Minelli - Tanto valeva fare il no-vax. Allora, valga solo per questi ultimi la regola della quarantena intesa nel senso più pieno del termine e non certamente per intenzioni discriminatorie ma solo perché loro potrebbero farsi forme morbose più violente ed essere più intensi diffusori di contagio".

"I soggetti vaccinati con tre dosi hanno verso Omicron almeno una duplice linea di difesa rispetto ai non vaccinati e riservare ai primi gli stessi trattamenti prudenziali dei secondi è davvero un non senso. Si torni senza riserve a mascherine iperfiltranti e ad opportuni controlli con ammende esemplari a chi dovesse non usarle; si eviti l'assembramento in luoghi pubblici e soprattutto si dia un senso reale al Green pass nelle sue formulazioni evolutive, ne va della vita del Paese che non può fermarsi ma anche un po' della nostra reputazione rispetto a chi continua sghignazzando a sostenere che a fare il vaccino o a non farlo in fondo non cambia un picchio", conclude l'immunologo.

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