"Con Berlusconi non ci sto parlando e nemmeno ci voglio parlare, e non ho neanche interesse a fare una 'captatio benevolentiae'"
"Io con Berlusconi non ci sto parlando e nemmeno ci voglio parlare, e non ho neanche interesse a fare una ‘captatio benevolentiae’, se mai ho interesse a dimostrare che non sono solo i leccaculo che poi fanno le cose, e lo dico con orgoglio. Non sto lavorando a contattare parlamentari, ho fatto un po’ di cene, è vero, ho incontrato un po’ di parlamentari, ma non sto ‘agganciando’ nessuno per far votare Berlusconi. Sto cercando di convincere una serie di soggetti esterni al parlamento ad agire in modo tale che alcuni ‘grandi elettori’ possano capire qual è il vantaggio che Berlusconi vada a fare il presidente della Repubblica. Io non sto contattando i parlamentari per dire loro ‘tu per piacere vota Berlusconi’. Sono riuscito a convincere delle associazioni del mondo civile, soprattutto giovani imprenditori, persone impegnate nella scuola, nell’università e così via, che riuniscano formalmente i parlamentari che sono in una posizione di dubbio e gli spieghino se come e quanto è importante che Berlusconi vada al Quirinale. Mica gli dicono di votarlo, no, fanno un’analisi sul perché lo si deve votare. E Silvio Berlusconi oggi ha tutti i numeri per essere eletto presidente della Repubblica. Anzi, ha 20 o 30 voti in più di quelli che gli servono". Così all’AdnKronos l’ex direttore de L’Avanti Valter Lavitola.
Il ragionamento di Lavitola parte da un presupposto: "Io mi reputo un osservatore esterno perché al momento non ho particolari motivi di simpatia e di affetto nei confronti di Berlusconi, anzi, io mi sento tradito da Berlusconi, quindi figurati se posso essere di parte. Però il virus della politica ti resta anche quando fai il ristoratore, come me. Ecco, occorre capire, innanzitutto, a chi conviene e a chi non conviene che Berlusconi faccia il presidente. L’Italia ha una sovranità limitata, come tutti i paesi d’Europa, ed è uno dei paesi più deboli d’Europa dal punto di vista del debito. Draghi presidente del Consiglio, dunque, serve assolutamente ai poteri forti europei che non sono più un soggetto aleatorio, sono le grandi aggregazioni bancarie, i grandi gruppi editoriali, le grandi famiglie politiche, i progetti di difesa comune".
Insomma, per Lavitola " tutti i grandi soggetti internazionali, i grandi poteri, vogliono avere come interlocutore a Palazzo Chigi solo Draghi. Avere una figura non nota diventa impraticabile, quindi è escluso che Draghi vada al Quirinale, stando almeno a quelli a cui deve rispondere, perché se Draghi non resta lì la possibilità che le grandi banche continuino ad acquistare i titoli di stato italiani diventano minime. I grandi poteri internazionali, dunque, vogliono Draghi a Palazzo Chigi perché altrimenti lo spread che abbiamo avuto nel 2011 per noi diventa un’ambizione, ci sommergono, lo spread arriverebbe a mille. Nessuno si compra più un titolo di Stato italiano. Draghi, quindi, è l’unica figura, in assoluto, che in questo momento può garantire l’Italia in Europa e nel mondo, proprio per i motivi che dicevo".
"Ma chi garantisce oggi Draghi a Palazzo Chigi?", si domanda Lavitola con l'Adnkronos. "Le non elezioni, perché tutti sanno che se Draghi resta premier, non si va a votare, dunque Draghi è garantito. Se questo è vero, e credo lo sia, perché si tratta di un’analisi di un mio amico francese molto vicino al presidente, non mia, allora il centrodestra, che ambisce a vincere le prossime elezioni, avrà l’assoluta necessità di non uscire sconfitto dalle elezioni stesse. E se il prossimo Capo dello Stato non sarà né Berlusconi né Draghi, sicuramente sarà un presidente di compromesso, e ciò avrà come conseguenza un centrodestra disciolto, perché se Berlusconi non avesse avuto l’endorsement di tutto il centrodestra, ne sarebbe uscito mortificato e Fi si sarebbe sganciata dall’alleanza di centrodestra perseguendo un progetto centrista, quindi il centrodestra lo deve per forza sostenere".
Per Lavitola, dunque, non ci sono dubbi: "I soggetti di centro lo voteranno, tranne forse qualche figura personale che però poi rientra. Prendiamo me, ero incazzato con Berlusconi perché lui, nonostante tutto, ha considerato che io avessi la rogna, ma più che lui qualche su collaboratore, e sono stato escluso dalla corte. Berlusconi però alla fine ha quel pizzico di magia che porta a perdonargli tutto, per cui io non ci credo che quelli incazzati con lui, al momento del voto per il Quirinale, non lo voteranno. I suoi lo votano, anche perché li sta contattando uno per uno. Il centrodestra sarà compatto, può scappare qualche singolo voto ma forse nemmeno".
"L’altro elemento – osserva - sono i 57 parlamentari nei gruppi misti fra Camera e Senato che non appartengono a nessuno. Di questi 57 ce ne sono 53 o 54 che non hanno alcun motivo per non votare Berlusconi. Ma su questi Berlusconi, a mio avviso, sta facendo un errore, quello di continuare a contattarli in modo diretto e personale. Questo è di una pericolosità estrema. Anche perché è impossibile contattarli uno per uno, e poi se a uno gli offri un caffè e all’altro una cena, quello che ottiene il caffè si incazza". "Io ho notizia – rivela poi Lavitola -, ma non svelo la fonte per non bruciare l’operazione, che c’è un’associazione di giovani cattolici, molto vicini al Vaticano, che si occupano di formazione politica e di cercare di capire cosa succederà nel futuro, che hanno parlato con tanti di questi parlamentari eletti prevalentemente con il M5S, professionalmente molto qualificati e che poi si sono trovati spaesati, e che stanno organizzando un seminario con alcuni di loro, la prossima settimana, per cercare di capire perché votare per Berlusconi. Ma questa gente non va a votare Berlusconi per essere poi additata come traditore del M5S, dove sono stati eletti per sbaglio. No, questi stanno cercando un cemento formale per aggregarsi, e questo non si realizza con la telefonata estemporanea, ma cercando di capire perché lo devono votare. Ecco, io credo che tutti questi ci siano e Berlusconi passa con 20 o 30 voti di più di quelli che servono".
Poche settimane fa, in un’intervista a ‘Il Riformista’, Lavitola ha affermato che alla fine Berlusconi "chiederà a Draghi di fare il Presidente della Repubblica per concordare con lui che la proposta di incarico per formare il governo venga data ad Amato". "Ora non è più vero – chiosa Lavitola – perché lui dieci giorni fa non era sicuro di avere i voti, non aveva la certezza che tutto il centrodestra lo votasse. Anche se comunque si riserva l’asso nella manica. Berlusconi, come Craxi prima di lui, diceva che chi ha una sola via d’uscita non esiste, chi ne ha due nemmeno, chi ne ha tre è un mezz’uomo, chi ne ha quattro inizia ad essere un uomo, io punto da cinque vie d’uscita in su".