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Rai, ok del Cda a tetto stipendi: 240mila euro con poche eccezioni

28 settembre 2016 | 19.03
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(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Via libera unanime del Cda della Rai del tetto di autoregolamentazione delle retribuzioni. E' il frutto della riunione del consiglio di amministrazione della Rai riunitosi questa mattina sotto la presidenza di Monica Maggioni e alla presenza del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto. Si tratta di "un passaggio molto importante nella vita dell'azienda in cui si è dato seguito a quanto annunciato in Commissione di vigilanza nelle sedute del 27 e 28 luglio 2016", si legge nella nota di Viale Mazzini.

L'impegno della Rai è quello di "utilizzare come riferimento specifico il rispetto dell'indicazione di tetto retributivo di 240mila euro oggetto del dibattito parlamentare prevedendo però un ridotto e disciplinato numero di eccezioni legate ad alcune figure apicali operative. Per questo ristretto e quantificato numero di ruoli si rende necessario garantire la possibilità di assicurarsi figure professionali in grado di guidare un’azienda estremamente complessa, che deve agire a pieno titolo sul mercato finanziario".

Per le figure indicate, "alla retribuzione fissa - prosegue la nota - potrà essere aggiunta una ridotta parte variabile secondo percentuali definite e collegate alla performance. Si tratta, in sostanza, di rispettare l'indicazione del tetto garantendo però a Rai la possibilità di continuare a motivare, attrarre o trattenere i dipendenti con competenze altamente qualificate valorizzandone il merito. Tutto questo nella assoluta consapevolezza che, qualora vi fosse una diversa indicazione da parte del legislatore, l'Azienda si atterrà ovviamente al rispetto di quanto deciso dalla legge".

"Un primo passo per intervenire sulla correttezza e omogeneità del testo del Piano triennale contro la corruzione è stato fatto oggi recependo la delibera del 26 maggio (con successiva determina del Dg) che disciplinava le fattispecie dell'utilizzo dello strumento del job posting".

Il direttore generale ha anche confermato al Cda che "è in corso un'interlocuzione con il ministero dell’Economia ed è oggetto di analisi legale la posizione più complessa indicata da Anac sulla quale il direttore generale riferirà al Consiglio in tempi brevi", conclude la nota della Rai.

''Con il regolamento sugli stipendi la Rai stabilisce che c'è un modo per cui il limite può essere applicato garantendo il futuro dell'azienda. Dire che non si possa mai avere un manager con uno stipendio sopra i 240mila euro è molto pericoloso", ha detto la Maggioni nel corso dell'audizione in Commissione di Vigilanza. La presidente ha spiegato, più in dettaglio, che è stata individuata una linea virtuosa che risponde alla natura ibrida della Rai con poche, pochissime, figure apicali con stipendi coerenti con le linee di mercato''. Si tratta, come poi ha chiarito il Dg, di una decina di posizioni apicali per le quali prevedere la possibilità di un'indennità di funzione di 50mila euro, che prescinde il tetto retributivo di 240mila euro. In sostanza una indennità variabile che consente di dare la giusta attenzione all'utilizzo delle risorse. Detto questo, i vertici hanno tenuto a sottolineare come la Rai non abbia alcuna intenzione di essere una sorta di 'terza Camera' (termine evocato dai commissari) che si sostituisce a chi fa le leggi e che, come qualunque cittadino, si sente chiamata a rispettare le leggi varate dal Parlamento. Una precisazione che cade mentre la riforma dell'editoria (attualmente all'esame della Camera in terza lettura) prevede il tetto assoluto dei 240mila euro per tutti i dirigenti.

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