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Siria

Raid e truppe di terra, continua offensiva turca in Siria

10 ottobre 2019 | 07.18
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180 gli obiettivi colpiti da ieri, Erdogan: "Neutralizzati 109 terroristi". Raid e truppe di terra nel Paese. Mike Pompeo sostiene l'offensiva. Il Senato americano valuta sanzioni contro Erdogan e il Paese con un'iniziativa bipartisan, Trump d'accordo "se Ankara non agirà in modo umano". Almeno 3 militanti curdi uccisi nei raid in Iraq, 5 nel sud della Turchia

(Afp)
(Afp)

Le forze armate turche avrebbero "neutralizzato" in tutto "109 terroristi'' dall'inizio dell'offensiva militare lanciata ieri nella Siria nordorientale. Lo ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, contestando ai miliziani curdi l'intenzione di creare uno ''Stato terroristico'' nel nordest della Siria. ''Negli ultimi quattro anni la Turchia ha neutralizzato in tutto 16mila terroristi, compresi 7.500 in patria e 8.500 all'estero'', ha detto ancora.

Intanto caccia turchi stanno bombardando la città di Ras al-Ain, nella provincia di al-Hasakah, nella Siria nordorientale al confine con la Turchia. Lo riporta l'emittente siriana al-Ikhbariya. Il corrispondente di Sputnik spiega che le forze armate turche si stanno preparando a entrare nel centro di Ras al-Ain. Al momento non si registrano scontri sul campo con le forze curde. Le truppe di terra stanno continuando ad avanzare nel nord Paese, dichiara il ministero della Difesa di Ankara su Twitter, affermando che ''i nostri eroici commando che stanno partecipando all'Operazione fonte di pace continuano ad avanzare a est del fiume Eufrate nel nord della Siria''. L'esercito turco e le fazioni dell'opposizione dell'esercito siriano hanno conquistato ''diversi villaggi a est di Tal Abyad'', nella Siria nordorientale al confine con la Turchia: lo hanno reso noto su Twitter fonti militari di Ankara, spiegando che le forze turche ''sono entrate nei villaggi di al-Yabseh, Bir Ashiq, Hawi e Kassas''.

Per l'agenzia di stampa Sana, inoltre, caccia turchi hanno bombardato postazioni delle Forze democratiche siriane vicino ad Ain Issa, nella zona a nord di Raqqa, nella Siria settentrionale. A essere colpita è stata la base militare della 93esima brigata, come precisano fonti locai.

L'esercito avrebbe anche colpito un carcere dove sono detenuti miliziani del sedicente Stato Islamico (Isis) nel nordest. A denunciarlo l'alleanza a maggioranza curda delle Forze democratiche siriane (Fds). ''Una delle carceri che tiene in custodia detenuti dell'Isis è stata colpita in un raid aereo turco. La Turchia sta cercando di far fallire tutti gli sforzi e i risultati positivi ottenuti durante la nostra lotta contro l'Isis'', ha detto l'Fds sul proprio account ufficiale di Twitter. L'Fds ha quindi messo in guardia dal rischio evasione dei jihadisti dell'Isis dal carcere colpito.

Ieri sera un comandante delle Forze democratiche siriane (Fds) aveva riferito su Twitter che l'alleanza curda era riuscita a fermare un tentativo delle truppe turche e dei suoi alleati siriani di entrare nella città di Ain Issa. Se la Turchia rivendica un avanzamento nel nordovest della Siria, fonti curde spiegano che le Fds hanno ''fermato l'avanzata delle forze e inflitto perdite nei loro ranghi''. Il tentativo di incursione turco segue il raid aereo sulla periferia di Ain Issa, che dista solo 35 chilometri dalla città di Tal Abyad nella provincia settentrionale di al-Raqqa in Siria. I curdi hanno liberato Tal Abyad dalla presenza dei miliziani del sedicente Stato Islamico (Isis) nel giugno del 2015.

L'esercito turco ha finora colpito 181 obiettivi curdi dall'inizio dell'offensiva militare, lanciata ieri. A confermarlo il ministero della Difesa, spiegando che gli obiettivi sono stati colpiti con raid aerei e con fuoco di artiglieria. L'operazione è stata decisa dalle autorità turche per eliminare la minaccia posta dalle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) ai confini con la Turchia. ''Il nostro esercito continua la sua lotta contro i terroristi, con la priorità di proteggere i civili dalle minacce'', ha scritto sul social il vice presidente turco Fuat Oktay. ''Agendo nell'ambito dei suoi diritti riconosciuti dal diritto internazionale e del 'diritto all'autodifesa' stabilito dalla Carta dell'Onu, la Turchia è determinata a drenare la palude del terrore che minaccia i nostri confini e rappresenta una minaccia per il mondo intero'', ha aggiunto. Oktay ha quindi spiegato che ''la nostra più grande aspettativa è che l'opinione pubblica mondiale abbia la stessa determinazione a combattere contro le organizzazioni terroristiche''.

E sono almeno tre i militanti curdi del Pkk uccisi finora nei raid aerei nelle regioni di Gara e Zap nel nord dell'Iraq, dov'è in corso l'Operazione Artiglio. Secondo quanto riporta l'esercito turco, inoltre, cinque uomini delle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) sono stati ''neutralizzati'' dalle forze armate questa mattina nella zona di Qamishli, nel nordest del Paese al confine con la provincia di Mardin, nel sud della Turchia. Il termine "neutralizzato" è utilizzato per indicare che un militante è stato ucciso, è stato catturato o si è arreso.

Intanto, il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo è intervenuto a sostegno dell'offensiva militare lanciata dalla Turchia, affermando che Ankara ha motivi legittimi per temere la presenza delle forze curde ai suoi confini e ha diritto di difendersi. ''I turchi hanno preoccupazioni legittime legate alla sicurezza. Hanno una minaccia terroristica al loro confine meridionale'', ha detto Pompeo nel corso di una intervista con Pbs NewsHour. "Stiamo lavorando per avere la certezza di stare facendo tutto il possibile per evitare che una minaccia terroristica colpisca la popolazione in Turchia'', ha aggiunto.

''Gli Stati Uniti non hanno dato il via libera alla Turchia'', ha poi precisato Pompeo nel corso di una intervista con Pbs NewsHour. Dopo una telefonata con il presidente turco Erdogan, racconta, era ''diventato chiaro che i soldati americani erano a rischio e il presidente (Usa Donald Trump, ndr) ha preso la decisione di trasferirli in un posto dove non erano in pericolo''. Riconosciuta la minaccia ai confini con la Turchia, Pompeo ha detto che ''continueremo a fare ciò che è nell'interesse dell'America'', citando la lotta contro ''la minaccia del terrorismo islamico radicale proveniente dalla Siria''.

Il Senato americano sta però valutando di imporre sanzioni contro la Turchia e il presidente Recep Tayyip Erdogan nel caso in cui le Forze armate di Ankara non si ritirassero. L'iniziativa bipartisan è stata lanciata dal senatore repubblicano Lindsey Graham e dal democratico Chris Van Hollen. Previsto il congelamento dei beni di Erdogan, del suo vice presidente Oktay e del ministro della Difesa turco Hulusi Akar. Previste anche sanzioni nei confronti delle entità che hanno rapporti commerciali con le forze armate turche o con compagnie petrolifere e del gas che collaborano con l'esercito di Ankara. "Mentre l'Amministrazione si rifiuta di agire contro la Turchia, mi aspetto un forte sostegno bipartisan" alla proposta di sanzioni, ha scritto Graham su Twitter.

Il presidente americano Donald Trump si è detto d'accordo con la decisione di imporre sanzioni sulla Turchia se l'esercito di Ankara non agirà in modo ''umano''. E' così che Trump ha risposto al senatore repubblicano Graham. ''Io e Lindsey la pensiamo in modo diverso. Ma concordiamo sulle sanzioni'', ha detto Trump. Anzi, ci saranno ''molto più che sanzioni'' se il presidente Erdogan ''non agirà nel modo più umano possibile''. A proposito dei turchi, Trump ha detto che ''volevano combattere ed ecco che lo stanno facendo. Lo aspettavano da tempo''.

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