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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

08 luglio 2016 | 10.25
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Se il fisco italiano fosse equo non ci troveremmo in questa situazione paradossale. In Italia, oggi, chi fa un figlio rischia di diventare povero nel Paese con l'inverno demografico più lungo del mondo. Magari fosse solo la crisi: prima o poi le difficoltà delle famiglie finirebbero, invece il problema è strutturale e prima interveniamo e prima, forse, possiamo invertire la rotta. Questo è il momento. Non ce ne saranno altri. La politica faccia quello che deve fare; altrimenti il governo avrà la responsabilità di essere il curatore fallimentare del Paese". Così, in un'intervista a 'Avvenire', il presidente nazionale del Forum delle famiglie, Gigi De Palo.

"Le proposte del Cese (alle quali si avvicinano molto quelle di due fondazioni legate ai partiti socialdemocratici tedesco e spagnolo) sono più forti, anche in termini di modifiche dei vigenti Trattati, di altre fatte per rilanciare gli investimenti. Anche loro si infrangono però contro i noti ostacoli di contrarietà a qualunque rafforzamento della Ue e della Uem con alcune Unioni (il che non significa fusioni politiche federali). Il Cese se ne rende conto e si appella perciò al Parlamento europeo 'quale rappresentante dell' interesse generale del popolo europeo' sperando che il messaggio politico giunga anche alle altre istituzioni (Commissione e Consiglio ma anche Bce e Bei) che dovrebbero co-decidere per rilanciare la costruzione europea. Anche internazionalmente". Lo scrive su 'Il Sole 24 Ore', l'economista Alberto Quadrio Curzio.

"Ci vuole un compromesso storico tra vecchi e nuovi partiti per garantire la stabilità del debito. In assenza, l'Italia rischia di ritrovarsi "impantanata in un nuovo round di attacchi speculativi. O, peggio, potrebbe dover fronteggiare uno scenario greco. Serve un patto che coinvolga tutte le forze politiche, incluse quelle degli enti locali, per la sostenibilità del debito. Un accordo da non ridiscutere col frullare degli equilibri politici e da realizzare in un contesto Ue di condivisione dei rischi". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', l'economista Fabrizio Saccomanni.

"Per creare un vero sistema energetico europeo. L'Europa nel nostro settore è arrivata una quindicina di anni fa, con una politica di liberalizzazioni e di privatizzazioni. Ma senza un'armonizzazione delle regole. Bisogna convincere la Commissione Ue a cambiare il sistema delle regole. Enel sta facendo opera di sensibilizzazione, forte del fatto che porta argomentazioni di buon senso. Devo dire che ci stanno ascoltando. Con i tempi e le modalità di Bruxelles, ma ora ci stanno a sentire. E non solo sulle regole". Così, in un'intervista a 'La Stampa' Francesco Starace, amministratore delegato Enel.

"Noi faremo un battaglia per dare forza alle politiche attive, non è pensabile che in un Paese civile una persona che perde il lavoro sia lasciato da solo. Per anni ci siamo sentiti dire spendete troppo per le politiche passive (cassa integrazione ecc.), bisogna puntare su quelle attive. Bene, ora facciamolo. Sia il pubblico che il privato devono avere un ruolo, ma la cosa importante è dotarsi di un sistema vero di riqualificazione e ricollocazione. Per dire, riempiamo il prima possibile di cifre e contenuti l'assegno di ricollocazione, il voucher da spendere nei centri per l'impiego o in un'agenzia per il lavoro a cui ha diritto chi è disoccupato da più di 4 mesi". Così, in un'intervista a 'Libero', Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl.

"Ogni forma di business ha lo scopo di essere venduta alle persone e finora siamo stati abituati a ragionare secondo uno schema che prevede che una cosa venga creata allo scopo di essere venduta a una persona seguendo un percorso di commercio in linea retta. Invece, se pensiamo alle nuove forme di economia, vediamo che ormai parliamo appunto di piattaforme che consentono di creare un network, una rete, nella quale non ci si muove più solo da una direzione a un'altra, ma dove tutti si relazionano con tutti". Così, in un'intervista a 'Libero', l'economista Sangeet Paul Choudary.

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