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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

01 settembre 2014 | 09.54
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Riforma della Giustizia, 1.000 giorni del governo Renzi e gli interventi della Bce sui quotidiani in edicola.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Ora in Parlamento dovremmo davvero galoppare per portare a casa la riforma della giustizia anche se, realisticamente, per la fine dell' anno vedo solo un primo traguardo: l' approvazione dei provvedimenti in prima lettura. Poi, per il varo definitivo dei due pacchetti, civile e penale, sarà necessario attendere fino all' estate prossima". Lo dice il presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti (Pd), ex magistrato, al 'Corriere della Sera'. "La vedo dura, ma ce la metteremo tutta. Stavolta, però, ci deve essere assoluta sinergia tra i gruppi della maggioranza della Camera e del Senato. Bisogna avviare un confronto per tempo onde evitare che una Camera modifichi quello che ha confezionato l' altra", aggiunge.

"Di sicuro la risposta più efficace alla carenza di domanda, che altrimenti durerà a lungo, sarebbe una combinazione di misure fiscali e monetarie da varare immediatamente a livello di eurozona. Dovrebbe essere concordato un robusto taglio delle imposte in tutti i Paesi dell' euro, diciamo un 5% del Pil, e accordati 3-4 anni per rientrare, con più crescita e meno spesa pubblica, dal deficit aggiuntivo dovuto a tale misura. Intanto la Bce dovrebbe lanciare un quantitative easing, l' acquisto di titoli pubblici, in misura corrispondente. Non c'è tempo per indugiare: i consumi nell'eurozona sono scesi del 2% dal 2007 e gli investimenti del 20%: in America i consumi sono più alti del 7% e gli investimenti sono risaliti".Lo dice a Labitalia l'economista Guido Tabellini.

"Temo che l' immagine di Renzi cominci a risultare inadeguata per raffigurare il Paese. Troppo "giovane" e "giovanile". Troppo spavalda e, perfino, esagerata. Rispetto a un Paese che sembra viaggiare - e guardare - in direzione contraria. Cioè, verso il passato. Perché l' Italia mi sembra un Paese sempre più rassegnato. Che ostenta un ottimismo triste, attraversato da rabbia diffusa". Lo scrive Ilvo Diamanti su 'La Repubblica'. "È un Paese di pensionati, con tutto rispetto per chi la pensione se l' è guadagnata, dopo anni e anni di lavoro. Però, è difficile non rilevare le tensioni continue intorno al sistema pensionistico. Dal punto di vista sociale e politico. Perché l' età di accesso alla pensione si è "allungata", per contenere il costo della previdenza pubblica, in una società sempre più vecchia".

Massimo Blasoni, 49 anni, imprenditore udinese, ha comprato un'intera pagina sul Giornale di ieri. Due tondi, uno con la foto del premier come è adesso, l' altro con un fotomontaggio che lo ritrae anziano e canuto. Sotto, la scritta "torneremo ai livelli del 2008 quando Renzi avrà 67 anni". Blasoni ha fondato il centro studi "Impresa lavoro", che ha ipotizzato il conto e di cui fa parte anche Salvatore Zecchini, presidente del gruppo di lavoro dell' Ocse su Pmi e imprenditoria. "Volevo comunicare a Renzi con un linguaggio schietto e mediatico come il suo. Il governo aveva previsto un livello di crescita del Pil dello 0,8 per cento. Balle. Per tornare ai livelli pre-crisi, considerando una crescita media tra il 2008 e 2014 dello 0,3 per cento, ci serviranno altri 28 anni", dice al 'Fatto Quotidiano'.

"Moltissimi italiani sono vittime di un terribile equivoco: si illudono che un «buon» governo, non importa se l' attuale o un altro, sia in grado di scaricare sulla loro porta di casa una splendida ripresa già bell' e confezionata, possibilmente senza creare loro alcun incomodo. Così si spiegano le critiche «quantitative» ai provvedimenti del governo, già adottati o di prossima messa a punto, secondo le quali «le risorse non bastano». Come ha detto il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, «se non ci mettiamo i soldi… i problemi restano tutti lì». E siccome qualche soldo c' è, ma non basta (e questo lo sanno tutti), e non è possibile stamparne tranquillamente degli altri, si direbbe che i problemi sono destinati a rimanere tutti lì, magari per molto tempo".Lo scrive Mario Deaglio su 'La Stampa'.

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