cerca CERCA
Mercoledì 24 Aprile 2024
Aggiornato: 04:34
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

03 agosto 2017 | 11.08
LETTURA: 5 minuti

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Nell' urgente e necessaria discussione intorno al tema del lavoro è utile proporre una fondamentale distinzione terminologica: il 'lavoro' non coincide con la 'professione'; o anche: la 'professione' non esaurisce tutto il senso raccolto e custodito nel termine 'lavoro'". Lo scrive su Avvenire Silvano Petrosino. "Per 'professione' è bene intendere quel tipo di lavoro retribuito che occupa un determinato tempo, che si svolge in un certo luogo e che comporta precise gerarchie sociali. Il 'datore di lavoro' è colui che retribuisce con una paga l' attività di un soggetto che offre parte delle proprie forze, delle proprie capacità e del proprio tempo per realizzare un determinato bene: il 'datore di lavoro' è colui che paga, che 'dà la paga', mentre il lavoratore è colui che ha un 'posto di lavoro'. È in questo senso che comunemente si intende il termine 'lavoro': c' è lavoro quando c' è retribuzione, quando c' è qualcuno che paga qualcun' altro".

Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione Bilancio della Camera, parla con il Corriere della Sera della mossa del governo su Tim. "Non sono abituato a nascondermi dietro il politichese -dice-. Ci sono molte coincidenze che la fanno apparire come una risposta all'incomprensibile cambio di rotta francese. Tuttavia sarebbe stato giusto pensarci a dicembre, quando i francesi di Vivendi stavano scalando un' altra azienda italiana, non Tim ma Mediaset. Con quella decisione -aggiunge- Vivendi stava chiudendo il cerchio di un mondo che mette insieme reti e contenuti. Passando per Tim e Mediaset, Vincent Bolloré stava creando un sistema che tiene news, fiction, musica, giochi. Tutto. Bisognava pensarci in quel momento, l' avevo anche detto".

"Non abbiamo mai detto che è una legge anti- Booking , che invece è un partner molto importante e un canale del quale gli alberghi spesso non possono fare a meno. Abbiamo però chiesto di essere nelle stesse condizioni rispetto ai nostri competitor di Francia, dove una legge identica a quella approvata oggi fu fatta da Macron, e Germania". Così Bernabò Bocca, senatore e presidente di Federalberghi, esulta con il Corriere della Sera per la norma sul 'parity rate' introdotta dal ddl concorrenza.

"Questa legge sulla concorrenza ha poco di liberalizzazione e molto di conservazione", dice al Corriere della Sera l'ad di Conad Francesco Pugliese, tra i più scontenti sul ddl approvato ieri. "Abbiamo raccolto 70 mila firme per chiedere di vendere nelle parafarmacie tutti i farmaci il cui costo è a carico dei cittadini. Non capisco perché non si possa farlo. Allora, è più giusto in un decreto sulle liberalizzazioni concedere alle grandi società di capitali di acquistare le farmacie?", aggiunge.

"Una misura iniqua e regressiva. Persino discriminatoria, con dei profili - a mio avviso - di incostituzionalità. E anche costosissima, perché incide sulla fiscalità generale, e a cascata, sul debito pubblico". Irene Tinagli, 43 anni, economista e deputata del Partito Democratico (ma eletta nel 2013 nelle fila di Scelta Civica), lo dice al Corriere della Sera a proposito dell'ipotesi Baretta sui contributi ai laureti.

La manovra avrà "risorse molto limitate" e dovrà puntarle tutte su "giovani e lavoro". In vista della legge di bilancio, il ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, fa un bilancio con il Sole 24 Ore dell' azione di governo e indica le priorità di fine legislatura: "Un taglio permanente del cuneo fiscale per le assunzioni stabili dei giovani". Sul veto al Fiscal compact, Padoan frena: "Meglio puntare su una politica Ue per la crescita e gli investimenti", dice.

"Vi sono vari indizi che suggeriscono la prossima fine dei legami azionari fra Unicredit, Mediobanca e Generali. Se questi legami verranno sciolti entro la fine del decennio in corso, sarà cancellata quella stagione di riassetti proprietari e di consolidamenti bancari che aveva segnato, in Italia, il periodo 1994-2007 e che aveva prodotto gruppi bancari privati con alta redditività ma con organizzazione distorta. Dopo aver a lungo assicurato equilibri concertati fra il sistema delle partecipazioni statali e il gracile capitalismo privato, l' asse fra Mediobanca, le nostre maggiori banche commerciali e il solo intermediario finanziario italiano di respiro internazionale aveva infatti favorito, nel corso degli anni Novanta, il realizzarsi di massicce dismissioni pubbliche e l' affermarsi di una fitta trama di intrecci proprietari fra i primi dieci gruppi bancari nazionali". lo scrive su Repubblica Marcello Messori, docente della Luiss.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza