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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

19 settembre 2014 | 09.57
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La legge delega al Senato al centro delle pagine dei giornali in edicola.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Vedremo cosa succede nel resto del dibattito parlamentare e poi scriveremo i decreti attuativi. Per il momento l'articolo 18 non viene intaccato. Ci concentriamo su altri punti dello Statuto dei lavoratori, come quello relativo al demansionamento, o l'articolo relativo al controllo a distanza, che era stato concepito 40 anni fa in un contesto tecnologico completamente diverso. E poi verrà fissato un compenso minimo per i settori in cui non c'è contrattazione, compenso che vale anche per i parasubordinati". Così il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, intervistata da 'Il Messaggero' sulla legge delega approvata dalla commissione Lavoro al Senato.

Per Bellanova "Non si tolgono diritti a nessuno, ci sarà un contratto a tempo indeterminato più conveniente, appetibile per le imprese. Io ho depositato una riformulazione dell' articolo 4 della legge delega. Il nostro obiettivo è intervenire su tutta la materia per arrivare ad un testo organico e semplificato. Per questo verranno riviste e sfoltite le troppe tipologie contrattuali. Per i nuovi assunti -conclude- ci sarà un contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti in base all' anzianità. Con questa operazione non si tolgono diritti a nessuno".

"Fui trattata abbastanza male dal Pd quando feci la riforma del mercato del lavoro. E per me oggi sarebbe facile dire "avete quel che vi meritate", ma il punto non è questo. Piuttosto mi chiedo se l' abolizione dell' articolo 18 sia davvero quel che serve". Così l'ex-ministro del Lavoro, Elsa Fornero, intervistata dal 'Corriere della Sera', sulla legge delega sul lavoro.

Per Fornero "il contratto a tutele crescenti sulla carta è interessante, ma bisognerà vedere bene i contenuti. Se la tutela crescente si risolve in un po' più di indennizzo in cambio della libertà di licenziare, allora non è che sia un gran tutela. Il diritto al reintegro resterà solo sui licenziamenti discriminatori, ma è molto difficile per il lavoratore provare questa fattispecie. Invece di eliminare la divaricazione tra vecchi e giovani -conclude Fornero- ne creiamo una nuova. Lo stesso errore del 1995 con la riforma delle pensioni".

"Abbiamo una deflazione che ci può divorare, siamo stretti tra il patto di stabilità e il blocco degli investimenti, e il tema diventa: come rendere più facili i licenziamenti? Mi sembra sbagliata e grave l'idea che possa esserci una decretazione d' urgenza sui licenziamenti. Di certo con queste misure non crescerà il Pil, il Paese resterà in deflazione e non recupereremo il 25 % di capacità produttiva che abbiamo perso. La logica scelta non è quella di aggredire le cause dell'economia ma solo attaccare il sindacato. Peccato che in gioco ci siano i lavoratori e il Paese". Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, parla, con 'La Repubblica' della legge delega approvata dalla commissione Lavoro del Senato.

Per Camusso in "assenza di un confronto e risposte alle osservazioni di chi come noi - piaccia o meno - rappresenta milioni di lavoratori, non potremo che mettere in campo una grande mobilitazione, che mi auguro unitaria con Cisl e Uil. Nulla può essere escluso, nemmeno lo sciopero".

"Credo che Renzi stia usando la bandierina dell'articolo 18 -conclude Camusso- perché in Europa non è riuscito a strappare nulla sul piano delle politiche economiche. Probabilmente pensa di ottenere così maggiore flessibilità. Ma l'Europa è contro un mercato del lavoro duale, in Europa è il contratto a tempo indeterminato ad essere considerato lo standard".

"Oggi abbiamo scritto una pagina storica. Sono convinto che questa riforma produrrà effetti indiretti non meno importanti di quelli diretti perché con essa riusciremo finalmente a uscire dalla lunga stagione di pregiudizi contro l' impresa che ha caratterizzato il nostro Novecento". Così il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, intervistato dal 'Sole 24 ore' sulla legge delega sul lavoro.

Un provvedimento, secondo Sacconi, che "fotografa e attualizza la visione europea di 'società attiva' propugnata da Marco Biagi". E per l'ex-ministro del Lavoro il nuovo articolo 4 della delega apre allo Statuto dei lavori: "è la porta d' ingresso. Si potrà riscrivere tutta la parte dello Statuto che non riguarda i diritti sindacali, con particolare attenzione all' articolo 4 (controlli e tecnologie), l'articolo 13 sulle mansioni e l'articolo 18 sul licenziamento. Il governo è delegato a ristrutturare i contratti a tempo indeterminato, quelli che regolano oltre l' 80% dei rapporti di lavoro".

"E' superata l'ipotesi del contratto di inserimento -conclud- con una fase uno a tutele moderate e una fase due con garanzie piene. La tutela continua, crescente e proporzionata all' anzianità d' impiego porta con sé la conseguenza del solo indennizzo monetario in caso di licenziamento senza giusta causa".

"Chiariamo subito che in molti paesi europei il reintegro, magari con forme diverse, c'è. Non è vero che non c'è. Ora però se lo si fa saltare totalmente per affidarsi unicamente al risarcimento monetario si crea una soluzione che ha un limite fondamentale, come ci dimostra la Spagna di oggi. Si parte con un risarcimento alto, alla prima difficoltà poi lo si dimezza, quindi con la crisi lo si fa saltare del tutto. Col risultato che il lavoratore resta senza tutela". Così Guglielmo Epifani, presidente della commissione Attività produttive della Camera ed ex-segretario generale della Cgil, in un'intervista a 'La Stampa', sulla legge delega sul lavoro.

"Poi pensiamo ad un lavoratore licenziato con l' accusa di aver rubato, se poi si dimostra che questa accusa è falsa perché non può essere reintegrato? Il cuore della discussione è questo e per questo -sottolinea Epifani- invito il Pd a riflettere".

Per Epifani invece di cambiare di nuovo l' articolo 18, "occorre mettere in primo piano politica industriale e politica fiscale". "E' vero -sostiene Epifani - c' è un problema di modernizzazione del mercato del lavoro, un mercato molto segmentato, dove negli anni si è accentuata la precarietà. Ora serve un riordino: ma non perché lo chiede l' Europa, ma perché lo chiede la condizione sociale del Paese".

"Credo che il Pd abbia fatto attendere fin troppo il Paese sulla riforma del lavoro. Ora questa legge delega ci consente di dare una svolta reale al mercato del lavoro e né il governo, né il Pd si lasceranno sfuggire questa occasione". Così Filippo Taddei, neo-responsabile del lavoro del Pd, in una intervista a Qn.

"Abbiamo preso un impegno, intendiamo mantenerlo. Credo fermamente -aggiunge- che il contratto di lavoro a tutele crescenti sia un tassello importante per rilanciare il mercato del lavoro. E questo, per altro, non significa cancellare l'articolo 18. Io non sono per la cancellazione, ma credo si debbano superare una serie di steccati per valorizzare il capitale umano partendo dalla formazione e semplificando molte regole che ci sono adesso".

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