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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

28 aprile 2014 | 10.32
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Roma, 28 apr. (Labitalia) - Per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti quello del 2014 sarà un 1° maggio che pensa ai giovani. Giovedì sarà attivato il portale del ministero del Lavoro dedicato al programma Garanzia giovani, il piano europeo che mira "a dare a tutti un' opportunità", spiega il ministro a 'L'Unità'. L'Italia arriva alla festa del lavoro con disoccupazione record e scintille sul decreto. "Il Senato potrà modificarlo a patto che mantenga gli elementi fondamentali e rispetti i tempi - dice Poletti - Alla Camera ne hanno rispettato gli elementi fondamentali". Poletti parla dalla 'sua' Emilia, dove ha festeggiato il 25 aprile nella casa dei fratelli Cervi. "Ci ero venuto da ragazzino, una cinquantina di anni fa, per festeggiare la liberazione partecipando ai giochi della gioventù". Oggi c' è tornato da ministro con carico di impegni non da poco su tutti i fronti: pensionati con redditi molto bassi, over 50 espulsi dall' attività, donne confinate ai margini, imprese in crisi profonda, a volte irreversibile. Il lavoro è il male del secolo che l' Europa è chiamata ad affrontare. Ma al primo posto oggi restano i giovani che non studiano e non hanno un' occupazione. E neanche la cercano. "Con Garanzia giovani non saranno più lasciati alle famiglie, ma per la prima volta Europa, Italia e Regioni si preoccupano di loro". Il ministro ci crede tanto, che la considera un' opportunità per i giovani e per tutto il Paese. Il programma si rivolge a tutti i giovani trai 15 e i 29 anni, senza distinzione? "A tutti quelli che non studiano, non lavorano e non stanno seguendo nessun corso formativo. I cosiddetti neet. Per loro dal primo maggio è possibile registrarsi sul portale garanzia giovani. Tutti verranno chiamati da un' agenzia per l' impiego regionale o privata convenzionata per un colloquio, da cui scaturirà un profilo. Sulla base di questo profilo entro 4 mesi sarà fatta una proposta concreta. Potrà essere un contratto di apprendistato, un corso di formazione, un percorso di specializzazione o un servizio civile presso i centri che saranno selezionati attraverso dei bandi".

"La settimana che arriva sarà decisiva per capire se il processo riformatore va avanti oppure no. Non è in discussione la continuità del governo, ma l' efficacia della sua azione". Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro nel governo Berlusconi, ora presidente dei senatori del Nuovo Centrodestra, parla con 'Il Corriere della Sera'. "Le modifiche introdotte in Commissione dalla sinistra del Pd hanno ridotto della metà la spinta propulsiva al mercato del lavoro contenuta nel provvedimento. Non dimentichiamo quanto questo decreto sia considerato emblematico anche fuori dall' Italia. E quanto sia importante ed espressione di leadership, la capacità di un premier di sinistra di introdurre elementi di liberalizzazione del mercato del lavoro. Gli interventi in Commissione hanno oggettivamente incrinato la credibilità di Renzi. Per questo il tema non è solo quello di un negoziato. È qualcosa di più, la domanda se questo governo di coalizione anomala, che mette insieme socialisti e popolari su un tema storicamente divisivo come il lavoro, tragga dalla sua straordinarietà motivo di forza oppure di debolezza. È un segnale che diamo al Paese. La scelta del triennio non è limitata alla durata dei contratti a termine, ma è il tempo entro il quale potrebbe cambiare l' Italia".

Raffaele Cantone si insedia oggi nel ruolo di presidente dell' Anac, l' Autorità contro la corruzione. "La trasparenza - afferma Cantone con 'Il Sole 24 Ore'- è il tema centrale nella lotta alla corruzione. Tanto più i fatti sono noti, tanto più è difficile effettuare operazioni illecite. Si tratta, però, di scegliere la modalità della trasparenza: un eccesso può, infatti, essere poco utile. Non basta rendere tutti i dati pubblici sui portali. È necessario che siano anche acquisibili da parte di chi vi è interessato". Traguardo ancora lontano per le pubbliche amministrazioni. "La scelta della legge 190 di puntare sulla trasparenza è stata intelligente. Non era però pensabile che nel giro di un anno si sarebbe riusciti a creare meccanismi di trasparenza pienamente fruibili. Quelle evidenziate dal monitoraggio sono, pertanto, defaillance in qualche modo fisiologiche. L' obiettivo è ora utilizzare quei risultati per poter intervenire sulle situazioni che non vanno. Ripeto: il problema non è il quantum di trasparenza, ma la sua qualità. Solo questo consente di attivare meccanismi di controllo che sul piano della democrazia sono talvolta più importanti di quelli amministrativi e giudiziari. Il decreto 33 configura una trasparenza intelligente o c' è un eccesso di trasparenza? Il Garante della privacy disse che i dati personali chiesti alle pubbliche amministrazioni erano troppi. Il Governo, però, tirò dritto per la sua strada".

"Certe regole possono persino salvare la vita, non solo migliorarne la qualità. Com' è evidente nel campo della sicurezza e salute dei lavoratori e di tutte le persone cui le modalità o gli effetti indotti di certe lavorazioni possono nuocere anche in modo estremo. Il nostro Paese, purtroppo, detiene in questo campo vari record negativi: per gli infortuni in generale, per gli incidenti mortali in particolare, e ancora per gli infortuni in danno di minori e/o immigrati (con dati ufficiali inferiori al reale, per l' elevato numero di lavoratori in nero e di incidenti "sommersi"). Ma nonostante il persistere di questi record, passi avanti se ne sono certamente fatti". Lo scrive Giancarlo Caselli sul 'Fatto Quotidiano'. "C' era una volta che in fabbrica… nessuno moriva. Diego Novelli, cronista dell' Unità negli anni Cinquanta, ricorda episodi agghiaccianti di come a Torino, al verificarsi di un infortunio, il principale problema fosse far trasportare subito il corpo dello sfortunato operaio (già cadavere) in ospedale, perché la morte sembrasse avvenuta fuori dello stabilimento! Oggi, per contro, sia pure con l' indispensabile premessa che la strada da fare è ancora tantissima, bastano alcuni esempi per constatare una nuova cultura in tema di sicurezza e di salute. Mi riferisco ai casi Thyssen di Torino, Eternit di Casale Monferrato e Ilva di Taranto: vicende diverse anche per lo stato di accertamento delle responsabilità, e tuttavia accomunate dalla dimostrazione dell' impegno concreto della migliore magistratura perché le regole poste a salvaguardia dei diritti dei lavoratori e dei cittadini tutti siano davvero rispettate".

"Il governo ha intrapreso una strada corretta: ridurre i costi "non derivanti dal mercato" dell' energia elettrica invece che spostarli tra una classe di consumatori e l' altra. Già due anni fa l' Autorità aveva spiegato che la vera soluzione del problema caro-energia non si ha con un gioco a somma zero tra categorie diverse di consumatori, ma riducendo laddove possibile gli oneri generali di sistema che gravano sulla bolletta tramite una vera e propria spending review". Guido Bortoni, presidente dell' Autorità per l' energia, promuove con 'La Stampa' i propositi del governo di abbattere del 10% il costo della bollette, ma avverte anche che a questo calo - che l' esecutivo vuole destinare alle piccole e medie imprese - non può corrispondere un aumento dei prezzi dell' energia per le famiglie. E invita a disboscare quella giungla di voci che pesano in modo improprio su quanto paghiamo: "Oneri fiscali, oneri parafiscali come il vecchio Cip6, e costi relativi alle reti sono tre voci non legate al prezzo di mercato dell' energia. E fanno assieme il 50% della bolletta elettrica. Nel 2013 i soli oneri parafiscali hanno pesato complessivamente per 13,7 miliardi di euro sulle bollette. Un fardello mostruoso".

"Caro Delrio , non è più la stagione in cui tutti i gatti sono bigi. Sparare nel mucchio contro le Regioni incapaci di spendere i fondi europei, accarezzando l' idea di tornare a centralizzare tutto, magari con un' agenzia nazionale, è un errore madornale. Il centralismo ha fallito anche sul dossier Europa. E io mi fido più della burocrazia toscana che di quella romana". Così il governatore della Toscana, Enrico Rossi, risponde alle accuse del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio, sui ritardi delle Regioni nell' utilizzo dei fondi europei (accuse lanciate ieri in un' intervista a Qn), sia con dei post su Facebook che con una replica diretta, sempre su Qn. "Si fa sempre una grande confusione - spiega Rossi - sui fondi europei, mischiando quelli programmati con quelli già spesi. C' è tempo fino al 2015 per utilizzare le risorse del settennato 2007-2014 finalizzate agli investimenti. Non tutte le Regioni sono uguali, la Toscana spenderà tutto entro i termini previsti. L' unico capitolo critico riguardava i 36 milioni di euro destinati alla tramvia di Firenze. Sono andato più volte a Bruxelles per rinegoziare il finanziamento, e poi firmare un accordo con i Comuni per prorogare fino al 2019 i fondi per gli investimenti. Abbiamo convinto l' Europa rilanciando il progetto tramvia e allargandolo ai Comuni dell' hinterland fiorentino".

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