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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

10 giugno 2016 | 10.18
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Facciamo il Jobs act con 455 mila posti di lavoro in più e stiamo zitti in pubblico per paura di irritare qualche sindacalista. Riduciamo il precariato nella scuola come nel privato con i nuovi contratti a tempo indeterminato e non lo rivendichiamo perché temiamo le polemiche. Eliminiamo l'Imu e non possiamo dirlo perché lo voleva anche Berlusconi. Eliminiamo la componente costo del lavoro dell'Irap e ci vergogniamo perché è una richiesta di Confindustria. Otteniamo il doppio turno e le preferenze e non ci va bene perché il premio alla lista e non alla coalizione mette in crisi la sinistra radicale. Facciamo la legge sui diritti civili e non va bene perché la vota anche Verdini. Otteniamo la flessibilità e non lo diciamo perché il problema è il fiscal compact , che peraltro il precedente gruppo dirigente ha ratificato in silenzio. Le feste dell'Unità sono le feste del Pd". Così, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera'.

"La legge del 2015, il Jobs act, non richiede alcuna norma ulteriore per l'estensione dell'applicazione al settore pubblico. Se l'alternativa è tra un regime di inamovibilità pressoché totale e una pressoché totale precarietà, il destino dei precari è di rimanere tali. Finché ci saranno dei lavoratori inamovibili occorrerà una fascia di lavoratori periferici che portano tutto il peso della flessibilità di cui, in qualche misura, anche nel settore pubblico c'è bisogno. Mi auguro che anche i sindacati lo capiscano". Così, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', il giuslavorista Pietro Ichino.

"Ora il passo successivo è farli dialogare con le aziende, e questo è ciò che stiamo facendo. Con Google, Eni a altri colossi abbiamo stipulato accordi. Bisogna cercarne altri, ma va cambiata anche la mentalità degli italiani che devono capire che senza le nuove tecnologie non si crea lavoro. Il problema pensioni ha due vincoli. Il primo sono i vincoli di bilancio. L' altro è la longevità, che aumenta. Vanno coniugate queste due cose. Bisogna pensare a dei meccanismi di invecchiamento attivo. Uno è il part time agevolato". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Giuliano Poletti, ministro del Lavoro.

Ora con il Jobs Act e nel recente accordo interconfederale si è affrontato questo problema, per cui mi aspetto che qualcosa di positivo accada. Ci vorrebbe lo stesso coraggio anche per l'apprendistato professionalizzante, se vogliamo davvero che diventi il contratto di inserimento dei giovani in azienda, quel ponte tra la scuola e il lavoro di cui si è sempre parlato, ma finora mai davvero attuato". Così, in un'intervista a 'Libero', Stefano Colli Lanzi, amministratore delegato di Gi Group.

E sempre su 'Libero', Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl, "per quanto riguarda l'apprendistato in alta formazione che duri per più di un anno abbiamo scelto di definire una retribuzione che corrisponde a due livelli sotto quelli di destinazione finale per la prima metà del periodo e che per il resto è sotto di un solo livello. La legge diceva soltanto che si poteva definire una retribuzione inferiore di due livelli. Per quanto riguarda l'apprendistato per i più giovani, abbiamo invece lavorato sulle percentuali".

"Il calo degli inattivi è un fattore positivo, perché molte persone si sono rimesse in moto alla ricerca di un'opportunità d'impiego. Nei prossimi mesi ci aspettiamo un andamento simile, mentre sul finire del 2016 e poi nel 2017 potrebbero verificarsi miglioramenti più significativi. Certo, dipenderà da due elementi: dalla forza della ripresa - che anche se modesta, comunque continua - e dalla decisione del governo se replicare o eliminare le agevolazioni fiscali previste nelle ultime due manovre". Così, in un'intervista a 'Avvenire' Paolo Mameli, senior economist della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.

"Noi siamo favorevoli a qualsiasi intervento di sostegno ai consumi, e abbiamo sempre detto che la strada intrapresa è quella giusta, ma gli effetti prodotti non sono stati quelli sperati. L'Iva è come un boomerang, alla fine ti arriva in testa. E la pagano tutti, non solo i commercianti. Il suo (Renzi) impegno a non far scattare la clausola di salvaguardia ci ha fatto molto piacere. Ma anche una altra cosa ci ha fatto piacere". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio.

"Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, farebbe bene a dimettersi, perché ormai si è determinata una perdita di credibilità del presidente, non dell'istituzione, a seguito delle dichiarazioni dello stesso Vegas. E non mi riferisco alla polemica di questi giorni con la trasmissione Report, ma alle parole francamente discutibili di un mese fa, quando Vegas disse che i prospetti da un lato erano perfettamente in grado di informare i risparmiatori sui rischi ma al tempo stesso erano troppo lunghi e complicati per poter essere adeguatamente compresi. E' passato un mese e a questo punto la situazione può solo peggiorare". Così, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', il viceministro dell'Economia, Enrico Zanetti.

"Sul trattato transatlantico Ttip chiudere l'intesa entro la fine del mandato Obama è difficile, inutile nasconderlo. Ma con un approccio pragmatico, non ideologico, e allo stesso tempo su alcuni punti anche creativo, si può arrivare entro novembre almeno ad un accordo politico che poi l'Unione europea potrebbe formalizzare con la prossima amministrazione Usa. Siamo di fronte a posizioni fortemente ideologizzate. Faccio solo un paio di esempi. Si paventa l' ingresso degli Ogm in Europa, mentre questo punto è chiaramente fuori dal mandato. Si lamenta una mancanza di trasparenza quando il processo di ratifica è il più democratico possibile visto che è necessario il voto all' unanimità del Consiglio Ue, il voto favorevole del Parlamento europeo e quello di tutti i parlamenti nazionali. Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', Emma Marcegaglia, presidente di BusinessEurope.

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