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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

22 novembre 2016 | 10.27
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Roma non si faccia del male può rinascere con il turismo". Lo dice al Messaggero Evelina Christillin, presidente dell' Enit. E se il Giubileo di papa Francesco è stato un flop "sarà il tempo a dirlo". Perché non può essere questo il tempo dei bilanci su turismo e dintorni. "Troppo presto" per chi sa che ancora oggi una città come Torino "sta raccogliendo i frutti delle Olimpiadi invernali del 2006". Ma se questo evento non potrà confrontarsi con il Giubileo del 2000, non è tanto per le buche di Roma. È piuttosto perché il Giubileo della misericordia è nato con un Dna diverso. Si sapeva. Come si sapeva che doveva fare i conti con il terrorismo. Per il resto, "noi siamo i peggiori cantori dell' immagine di Roma".

"Non cambieremo la nostra struttura industriale in nome della corporate tax". Warren East ceo di Rolls-Royce non cede alla tentazione di una tassa sulle imprese ai minimi storici, non abbastanza almeno da riconsiderare l' assetto del gruppo aerospaziale britannico al centro di una trasformazione radicale dopo cinque profit warning in pochi anni. Rolls Royce, fra i leader globali dell' aerospazio, resta un simbolo della manifattura del Regno Unito. La Brexit "per la nostra impresa significa incertezza - aggiunge il ceo giunto alla testa del gruppo un anno fa - sugli scenari che verranno e questo non fa bene. Non a caso abbiamo fatto campagna per rimanere nell' Unione europea. Abbiamo circa il 20% dei nostri dipendenti in Europa e vorremmo poter muovere sia il personale sia i prodotti, liberamente, fra Gran Bretagna e Ue dove abbiamo, con Airbus, una grande partnership".

"La ricollocazione è banco di prova straordinario per tutti e pilastro centrale su cui fare evolvere un mercato del lavoro moderno. Ora occorre lavorare per consentire all'Anpal di entrare a regime e di interagire al meglio con i vari interlocutori, pubblici e privati". Lo dice il presidente di Assolavoro Stefano Scabbio, al Sole 24 Ore. Un convegno oggi a Roma celebrerà il decennale dell' associazione, tracciando un bilancio dei primi 20 anni "italiani" del lavoro in somministrazione, da quel debutto pieno di vincoli come "l' obbligo di iscrizione in un apposito Albo presso il ministero del Lavoro" e "la previsione di destinare il 4% a un apposito fondo per la formazione". L'ingresso del lavoro in somministrazione nel nostro ordinamento, aggiunge Scabbio "ha finito per qualificare il settore e per renderlo un modello all' avanguardia in Europa".

"Non esiste una procedura per uscire dall' euro o dall' unione economica e monetaria creata dal Trattato di Maastricht del '92". Lo dice al Manifesto Enzo Moavero, ministro per gli Affari Europei nei governi Monti e Letta, mettendo un po' d' ordine al dibattito che ha infiammato la giornata di ieri dopo un commento del Financial Times. "Nell'eurozona si può decidere di non entrare, come a suo tempo fece la Gran Bretagna; oppure si può non essere in grado di entrare e quindi rimanere in una sorta di sala d' attesa, come oggi un certo numero di paesi Ue. C' è invece una norma che consente di lasciare l' Unione europea, come nel caso della Brexit. Uscendo dall' Ue, si esce anche dall' unione monetaria e dall' euro; ma il recesso da quest' ultima, per poi restare nella prima non è regolamentato da nessuna disposizione o procedura".

"Le conseguenze economiche di un ritorno del protezionismo, maggiore incertezza, caduta degli investimenti, minore spinta all’innovazione, perdita di posti di lavoro, prezzi al consumo più alti, sarebbero profondamente negative per tutti". Ad affermarlo è il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, interpellato, in un'intervista a 'La Stampa', sull'impatto del nuovo corso in Usa con l'elezione di Donald Trump. "E’ presto per dirlo. Molto si lega anche all’orientamento della Presidenza statunitense sulle politiche commerciali: una tendenza a chiudersi potrebbe generare misure ritorsive", dice Visco. "Dobbiamo aspettare per capire. Un aumento della spesa per infrastrutture era anche nel programma di Hillary Clinton, è una delle cose di cui gli Stati Uniti hanno bisogno. Una politica fiscale fortemente espansiva, soprattutto se accompagnata da un apprezzamento del dollaro, porterebbe - sottolinea il Governatore - una maggiore domanda di importazioni dall’Europa e dal resto del mondo, almeno nel breve termine. D’altro canto il mercato sta scontando il rischio di un aumento del disavanzo. Lo vediamo nella tendenza all’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi". "Queste pressioni - prosegue Visco - potranno essere contrastate gradualmente, come dice la Fed, dalla politica monetaria. Certo, se questa tendenza dovesse proseguire e trasmettersi al resto del mondo (come spesso è avvenuto in passato), ne seguirebbe una restrizione delle condizioni finanziarie a livello globale".

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