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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

29 aprile 2016 | 10.33
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Abbiamo bisogno di un patto per la transizione. Un patto che preveda l'utilizzo sia di risorse nazionali future per abbattere una parte del debito oggi sia di risorse comuni. Per ciò che concerne queste ultime c'è bisogno di solidarietà, ma questo non è un imperativo morale. È solidarietà nel contesto di un accordo che sia negli interessi di creditori e debitori e che ci permetta di transitare verso un sistema diverso in cui i Paesi a rischio riacquisterebbero sovranità e avrebbero più incentivi al rigore di bilancio necessario per rendere l'Unione solida. Tale accordo renderebbe possibile un aggiustamento fiscale meno punitivo di cui beneficerebbe l'Europa tutta, libererebbe la Banca centrale europea dalla responsabilità eccessiva che oggi ha come unica istituzione capace di fornire uno stimolo alla economia e ci renderebbe più robusti - tutti - dal rischio finanziario". Lo scrive su 'Il Corriere della Sera', l'economista Lucrezia Reichlin.

"La mancanza di strategia dell'Europa raggiunge il paradosso nel caso dell'investimento nella cinese Aiib. Infatti, invece di aggregare in un euroveicolo finanziario ad hoc, la sua partecipazione ha lasciato che 14 paesi sottoscrivessero per una partecipazione totale di circa il 20% del capitale (a fronte del 30% della Cina, che è di controllo) che frazionata non conta molto. Questa è la logica di isolamento (come per Schengen). Per superarla bisogna tentare di usare l'europeismo delle convenienze per evitare che svanisca del tutto quello delle convinzioni che 70 anni di pace e progresso ci hanno consegnato". Lo scrive su 'Il Sole 24 Ore', l'economista Alberto Quadrio Curzio.

"Bisogna distinguere tra chi è in buona fede e chi no, tra dolo e colpa, tra chi è solo disinformato o distratto e chi è un evasore incallito. Il primo è il miglioramento dei rapporti tra cittadino e fisco: studi comportamentali dimostrano che il contribuente ha degli atteggiamenti indotti. Se il fisco è trasparente e rispetta il contribuente, la conseguenza è che il contribuente diventa trasparente e rispettoso nei confronti del fisco. Così si cambia e si riduce strutturalmente l'evasione, il tax gap". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Rossella Orlandi, direttrice dell'Agenzia delle Entrate.

"Ci sono margini che l'Italia può chiedere e ottenere, ma spetta alla Commissione decidere. Ciò non toglie che io sia grato a Padoan per aver la flessibilità legata alle riforme. E' un approccio che a lungo ho chiesto fosse inserito nelle nostre regole di bilancio. La Commissione lo ha reso possibile. L'Italia lo vuole. Prova che l'azione strutturale è importante". Così, in un'intervista a 'La Stampa', Jeroen Dijsselbloem presidente dell'Eurogruppo.

"Assolavoro ha predisposto uno specifico prospetto informativo presentato in un evento con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e avanzato puntuali proposte di intervento nelle sedi istituzionali, da ultimo in occasione di una audizione al Senato. La risposta del governo non si è fatta attendere e tutte le considerazioni presentate dalle agenzie per il lavoro sono state recepite nella sostanza in un recente schema di decreto legislativo. Si prevedono, infatti, puntuali criteri per accertare l'autenticità del distacco del lavoratore in Italia e la piena applicazione del principio di parità di trattamento rispetto ai lavoratori diretti di pari livello, specificatamente anche in caso di distacco tramite agenzia. Si punta, inoltre, all'introduzione dell'obbligo per le agenzie neocomunitarie di nominare un referente in Italia, incaricato di inviare e ricevere i documenti; di comunicare preventivamente tutte le informazioni necessarie, di tenere tutta la documentazione in italiano. In caso di violazione di uno o più dettati normativi sono previste specifiche sanzioni". Lo scrive su Libero, Stefano Scabbio, presidente di Assolavoro.

"Il distacco transnazionale, in taluni comparti è molto diffuso soprattutto nell'autotrasporto e nell'edilizia. Ma ci sono tentativi anche in altri settori. Il fenomeno si realizza attraverso due meccanismi di base. Il primo: l'impresa italiana costituisce una sede distaccata in uno dei Paesi neocomunitari e inizia ad operare secondo le regole di quello Stato che sono più convenienti rispetto alle nostre. Distacca poi i lavoratori stranieri da questa sua filiale all'estero, presso la propria sede in Italia dove c'è la vera attività. Trattandosi di personale distaccato si applicherà la disciplina del Paese di origine dei lavoratori, con notevoli benefici contributivi, mentre la retribuzione dovrebbe essere quella italiana. Senza dimenticare che l'azienda non deve predisporre tutta la documentazione amministrativa tipica del nostro Paese". Così, in un'intervista a 'Libero', Paolo Pennesi direttore dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

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