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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

10 gennaio 2018 | 09.53
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Abbiamo abolito i co.co.pro e introdotto norme per favorire il passaggio ai contratti a tutele crescenti marcando i confini tra i rapporti di lavoro subordinati e quelli effettivamente indipendenti. Quanto ai contratti a termine sono meglio, per le garanzie che offrono ai lavoratori, dei vecchi contratti di collaborazione. Dobbiamo insistere nel far costare meno i contratti stabili rispetto a quelli a tempo determinato, lo abbiamo fatto con il jobs act e ora con la nuova legge di Bilancio. Ammetto che gli interventi di politica attiva del lavoro, compresa Garanzia Giovani, stanno richiedendo più tempo di quanto avessi immaginato per la loro implementazione, che è molto complessa perché legata alla condivisione con le Regioni". Così, in un'intervista a La Repubblica, Giuliano Poletti, ministro del Lavoro.

"L'automotive mai come ora e in futuro si sta delineando da grande protagonista delle economie in generale. Le evoluzioni tecnologiche dentro e fuori l'auto saranno al centro di grandi cambiamenti infrastrutturali tutti capaci di creare nuove opportunità di lavoro nelle aziende esistenti e in quelle che saranno create ad hoc". A dirlo a Il Giornale, Michele Crisci, presidente di Unrae, l'associazione che raggruppa le Case estere in Italia.

"Il problema non è vincere o perdere. L'Aia è atto del governo ed è un elemento essenziale per dare certezza all'acquirente che l'impianto è autorizzato a produrre. La scelta tra protocollo d' intesa o accordo di programma non è un cavillo: il protocollo d' intesa si aggiunge all'Aia, l'accordo di programma è un altro atto amministrativo, che costituirebbe un precedente pericoloso perché sancirebbe che le Aia governative non valgono senza gli accordi di programma con le amministrazioni pubbliche locali. Ma l'autorizzazione integrata ambientale è materia esclusiva dello Stato". Così, in un'intervista a La Stampa, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, riferendosi alla questione dell'Ilva.

"La remunerazione degli executive è un tema centrale della corporate governance su cui c'è stata una grande attenzione, soprattutto dopo la crisi economica. Nei settori più esposti, come le banche e le assicurazioni, ha portato a regole molto dettagliate e prescrittive al punto da rendere obbligatori il cap e il clawback. In tutte le altre società c'è stata comunque un'evoluzione del codice di autodisciplina che ha indicato questi temi tra quelli fondamentali su cui la governance delle società deve svilupparsi per diventare più trasparente". A dirlo, in un'intervista a Il Sole 24 Ore, Marcello Bianchi, vicedirettore generale di Assonime (che ogni anno pubblica una ricerca su remunerazioni e corporate governance).

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