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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

05 giugno 2015 | 10.13
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La crisi nei giornali in edicola.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

In una votazione plebiscitaria, come quella di mercoledì sera sulla riforma della class action, solo pochi deputati hanno preso le distanze, astenendosi, dal voto. Uno di loro è Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria e parlamentare del Pd. 'Al Sole 24 Ore' ne spiega le ragioni. Non prima però di avere fatto una premessa cui tiene: "Non si tratta di una presa di posizione contro Matteo Renzi, sul quale invece tengo a dire -spiega- che il mio giudizio è ampiamente positivo. Considero Renzi una chance straordinaria per trarre l' Italia fuori dalla crisi non solo economica di questi anni".

"Un voto come quello di mercoledì sera -continua- coinvolge tutte le forze politiche, non solo il Pd. Da Forza Italia a Ncd non c'è stato neppure un abbozzo di riflessione sulle conseguenze che saranno prodotte dalla riforma".

"Questo -conclude- mi sembra altrettanto grave: la fretta che ha portato a liquidare in poche ore alla Camera una legge che rischia di avere un impatto pesante sulle imprese".

"Penso sia venuto il momento di chiederci quanto sia importante per noi tenere la Grecia nell'Unione Europea, perché di questo si tratta: se Atene abbandonasse l' euro dovrebbe anche uscire dall'Ue. Il criterio non può essere la difesa dei nostri crediti, che comunque non potranno essere recuperati. A guidarci non può essere nemmeno quanto rischi l'unione monetaria che ormai, grazie alla Banca centrale europea, è sufficientemente robusta per poter affrontare l' uscita di un Paese come la Grecia". Così, in un editoriale sul 'Corriere della Sera', l'economista Francesco Giavazzi.

"La vera domanda è quanto ci interessa -spiega Giavazzi- mantenere in Europa non tanto il museo della nostra civiltà, quanto soprattutto la delicata cerniera geopolitica fra Europa e Paesi islamici, in primis la Turchia. Il che non significa cedere al ricatto di Tsipras, ma accettare il rischio che comporta la condivisione della moneta con un Paese che ha liberamente deciso di non volersi modernizzare. Ma il salto politico necessario per porci questa domanda non siamo in grado di farlo. L'unione monetaria -sottolinea ancora l'economista- ha avuto il grande merito di accelerare l'integrazione economica - si pensi al trasferimento a Francoforte della vigilanza sulle banche - ma non può essere un sostituto dell'integrazione politica".

"Se la crisi greca -conclude- ci aiuterà a comprenderlo, non saranno stati 5 anni spesi invano".

"Bisogna capire cosa si intende per sharing economy. Ne esistono di diversi tipi: c' è la banca tempo, c'è BlaBlaCar che aiuta a condividere le spese di viaggio o UberPop che mette sul piatto l'intero bene. Si crea un mercato di beni di persone. Ci sono poi società che decidono di costruirci un' attività, come noi che tratteniamo una commissione del 20%, o realtà come BlaBlaCar che applicano percentuali più contenute ma hanno meno controlli sugli autisti".Così la numero uno di Uber in Italia Benedetta Arese Lucini, in un'intervista al 'Corriere della Sera'.

Per Arese Lucini "rimaniamo ottimisti: la Commissione Europea ha chiesto agli Stati membri di garantire proporzionalità e assenza di discriminazioni nel regolamentare servizi come Uber e negli Stati Uniti abbiamo visto che sono necessari due anni per adattarsi. Qui siamo circa a metà percorso".

"Vedo con grande apprensione il formarsi di una miscela esplosiva fatta di flussi migratori sempre di più imponenti che arrivano nel nostro Paese, e speculazioni affaristiche criminali nella gestione della accoglienza. L'emersione di questa patologia può produrre pericolosi fenomeni di intolleranza nei confronti dei migranti da parte dell'opinione pubblica". Così il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, intervistato da 'La Stampa', sugli appalti per i campi rom al centro dell'indagine Mafia Capitale.

"Solo oggi -spiega- ci stiamo accorgendo di questa realtà. E devo ringraziare i magistrati di Roma, ma anche di Napoli, che stanno svelando l' esistenza di una economia criminale della gestione della sofferenza. Fino a ieri questo settore veniva considerato marginale e non meritevole di attenzione da parte di una certa imprenditoria sana. Che ha lasciato a imprese predatorie o criminali - nascoste dietro imprese a vocazione solidaristica e sociale - una immensa prateria dove scorrazzare senza concorrenza".

"Come definirei Bitcoin? Come un ecosistema, popolato da persone che estraggono questa moneta (i minatori) e altre persone che l' accettano. Il livello di diffusione sta salendo, io prevedo che entro cinque, dieci anni al massimo, qualsiasi esercizio commerciale accetterà Bitcoin". Chi parla, intervistato da 'La Repubblica', è Gavin Andresen, uno dei cervelli dietro questa moneta digitale.

Il suo titolo ufficiale è Chief Scientist, nella Bitcoin Foundation, una non profit fondata nel 2012 con lo scopo di "standardizzare, proteggere e promuovere" l'uso della moneta digitale, ma senza avere i poteri di una banca centrale, né scopo di lucro. È la stessa cultura di Linux, del software "aperto", non proprietario.

Per Andresen "quando nasce una nuova tecnologia, dà la possibilità di fare cose nuove. Incluse quelle cose che prima erano proibite".

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