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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

14 luglio 2014 | 10.43
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Quello che chiediamo a Renzi è uno shock fiscale, una frustata antiburocratica e una svolta vera sull'articolo 18". Lo dice, in un'intervista a 'La Repubblica', il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

"Dobbiamo superarlo del tutto. L'articolo 18 -spiega il ministro- è un gioco di specchi: si teme la libertà di licenziare quando invece ci si dovrebbe concentrare sulla libertà di assumere. La nostra ricetta per la ripresa -conclude. è meno fisco e meno regole per le imprese. Se riusciremo a farcela tra mille giorni potremo lasciarci e ognuno andrà per la propria strada: la nostra prospettiva resta la costruzione di un'area alternativa alla sinistra come accade in tutta Europa".

Uno Stato più semplice e nessuna paura di dare maggiori poteri a chi si assume la responsabilità di guidarlo. Angelo Rughetti, sottosegretario alla Pubblica amministrazione, difende, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', la riforma della Pubblica amministrazione dalle accuse di chi vi vede un'eccessiva verticalizzazione del potere. E alle lobby, alle minoranze interne e ai sindacati in ebollizione, manda a dire: "Il 41% del Paese ci ha detto che il nostro è il verso giusto".

Per Rughetti poi "l'articolo 18 è un totem per chi viene dagli anni 70-80, quando bisognava difendere una parte debole da una forte. L'abolizione non è una nostra priorità. Dopodiché quando vedo un decreto, quello Poletti, che nella vertenza Electrolux riesce a mantenere posti di lavoro, penso che la nostra sia la direzione giusta".

"La tendenza è generalmente positiva, ma se guardo a Unicredit il miglioramento è impressionante. Soprattutto in Italia, già tornata ad essere uno dei grandi motori che tirano la crescita del nostro gruppo. Basti dire che in questi mesi i nostri mutui casa sono cresciuti del 250% rispetto a un anno fa, il credito al consumo del 7-8%, i finanziamenti alle medie imprese sono più che raddoppiati". Così Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, in un'intervista a 'Il Messaggero', sulla situazione dell'Istituto e dell'economia.

"Poche chiacchiere e fatti concreti: Unicredit sta assumendo 1.500 giovani, tra qui e il 2018 investiremo in Italia 1,5 miliardi, nello stesso periodo puntiamo a erogare nuovo credito per 120 miliardi".

"Oggi per fortuna la nuova compagnia mette sul piatto 1,2 miliardi tra capitale e investimenti, non sono pochi". Lo afferma il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, in un'intervista a 'La Repubblica' aggiungendo che "non si sta lavorando per comprimere i dipendenti ma, al contrario, per poter assumere molte altre persone tra la nuova Alitalia, Etihad e l'indotto" e ancora sostiene "questo progetto è ambizioso e ci convince pienamente".

Lupi annuncia infine, da parte del governo, che il 17 settembre "è fissato un primo incontro sullo stato del lavoro e dell'accordo".

Un risultato così "straordinario che va oltre il semplice calcolo ragionieristico degli esuberi" per rendere Alitalia quattro volte più potente e l'Italia un hub cruciale per gli arabi, andava difeso con i denti. Raffaele Bonanni, in un'intervista a 'Il Messaggero', non ha dubbi.

E non solo perché per il segretario generale della Cisl l'accordo sul piano di Etihad era un'occasione per dimostrare che il sindacato "può essere un asset di sviluppo del Paese". Ma anche perché "è tempo di smetterla con i giochi". Lo stop della Cgil? "Basta con vecchi riti ingiustificati" che fanno da sponda a quell' Europa interessata a far saltare il progetto: "Basta a chi vuole rallentare il Paese".

"L'ho già detto in campagna elettorale: il tema crescita e occupazione ha la priorità più alta. Non la Commissione o l' Europarlamento creeranno posti di lavoro, bensì le imprese. Dobbiamo crearne le premesse. Punto molto sul mercato interno europeo e sull' agenda digitale". Così Jean-Claude Juncker dice in questa intervista a Bild am Sonntag, l' unica rilasciata prima della sua elezione domani a presidente della Commissione europea, rilanciata da 'Repubblica'.

"Secondo, ci serve un'Europa dell'energia. Dobbiamo liberarci dalla dipendenza dalla Russia. Per questo occorre anche più efficienza energetica".

"Terzo: il Patto di stabilità non può essere toccato. Quarto: abbiamo bisogno di un "fair deal" col Regno Unito".

"Confermo la fiducia. Questo governo sta portando avanti, e con forza, istanze che condividiamo. Un mese per cambiare un Paese che non cambia da vent' anni è poco. Ma l' impegno c' è, si vede e si sente. Sul fronte europeo per passare dal rigore allo sviluppo. Con il decreto sulla semplificazione. E poi le misure per rilanciare il turismo e la cultura. Tutte cose che apprezziamo, che si stanno concretizzando. Siamo contenti. Semmai la critica va indirizzata altrove". Così, in un'intervista a 'La Stampa', il presidente dei giovani industriali di Confindustria, Marco Gay.

"C'è un problema di velocità di decisione -continua- da parte del Parlamento. Ottocento provvedimenti attuativi che ancora mancano sono un freno che l' Italia non può permettersi".

"E' un accordo sbagliato lesivo dei diritti". Il giudizio del segretario generale della Filt, Franco Nasso, in un'intervista a 'L'Unità', sull'accordo che le altre sigle sindacali hanno appena firmato, quello che dovrebbe aprire la strada all'ingresso di Etihad in Alitalia, lascia poche speranze sulla possibilità che la Cgil, passati i tre giorni di tempo richiesti, possa aggiungere la propria firma in calce al documento.

"I contenuti dell'accordo quadro presentato dall'azienda -spiega Nasso- sono sbagliati e vanno modificati. La strada per risolvere il problema di Alitalia era un' altra, quella infine riconosciuta dall'ipotesi di mediazione del ministro del lavoro, Giuliano Poletti, fino all' incredibile dietrofront dell'azienda, che ha riportato tutto al punto iniziale, azzerando i lunghi giorni di trattativa".

"Si è scelto -conclude Nasso- di non dare ai lavoratori alcuna possibilità di mantenimento dell'occupazione, quando attraverso il normale utilizzo della cassa integrazione per crisi si sarebbe potuto mantenere il loro rapporto con la nuova azienda, in funzione delle future prospettive di crescita e sviluppo che il nuovo piano industriale dovrebbe offrire".

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