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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

02 febbraio 2016 | 10.33
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"L'austerità è un virus, è entrata nel Dna dell'Europa: eppure è una politica stupida e ipocrita. Quando si parla di austerità europea, Europa significa anche Italia. E Francia. Le élite europee hanno una cultura d'austerità, pensano che il rigore sia sempre virtuoso. L'Europa deve affrontare un fenomeno migratorio enorme, che non sarebbe così enorme se esistesse una politica europea comune". Così, in un'intervista a 'Il Messaggero', l'economista Jean-Paul Fitoussi.

"Dobbiamo urgentemente creare opportunità da offrire. E' esattamente questo l’obiettivo del piano di investimenti per l’Europa, annunciato poco più di un anno fa dalla Commissione europea. A breve lanceremo un portale on-line per i promotori pubblici e privati, per far conoscere progetti europei economicamente validi ai potenziali investitori e facilitare l’incontro tra i progetti e l’ampia liquidità privata disponibile sui mercati. Con centinaia di progetti on-line, gli investitori potranno scegliere con cura quali sostenere". Lo scrive, su 'Il Messaggero', Jyrki Katainen, commissario europeo per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività.

"Apprezziamo la campagna di sensibilizzazione e di proposta che il Sole 24 Ore sta sviluppando. Non abbiamo obiezioni, anzi, all'adozione in Italia al più presto del modello semplificato di informativa precontrattuale ai risparmiatori studiato dall'Unione europea. In Italia molte banche stanno studiando la predisposizione di schede prodotto che non sostituiscano i prospetti tuttora imposti dalle normative istituzionali, ma possano fornire anche un'informativa più semplice. Ma ci rendiamo ben conto anche dei limiti dell'eventuale facoltativa autoregolamentazione che le banche potrebbero solo aggiungere ai prospetti tuttora obbligatori". Lo scrivono su 'Il Sole 24 Ore', Antonio Patuelli presidente Abi e Giovanni Sabatini direttore generale Abi.

"Consulente del lavoro, una professione (sempre più) rosa: stando ai dati dell'Ente previdenziale di categoria (Enpacl), infatti, le donne incidono per il 46% sul totale degli iscritti, tuttavia i volumi d' affari che generano sono circa la metà di quelli sviluppati dai colleghi, sebbene, negli ultimi 5 anni, siano aumentati del 52% nelle under 45". E' un passaggio, si legge su 'Italia Oggi', dell'audizione tenuta ieri, in commissione lavoro alla Camera, dalla presidente dell'ordine della categoria, Marina Calderone, nell'ambito di un'indagine sull' impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità tra uomini e donne nei trattamenti pensionistici, ricordando come il divario fra i sessi nell'assegno percepito una volta terminata l'attività si attesti sul 40%.

"Il gap -ha chiarito- non può essere colmato con le ipotesi di flessibilità in uscita, in quanto tali misure risultano efficaci in relazione a categorie eterogenee di lavoratori e al necessario ricambio generazionale. La garanzia di ottenere una pensione sociale distoglie alcuni occupati dalla 'partecipazione attiva' nel mercato del lavoro, o li spinge ad omettere la regolarizzazione dei rapporti (con conseguente mancato versamento dei contributi previdenziali), perché certi di poter contare sulla prestazione pubblica. Degna d' analisi (e di interventi strutturali), a tal proposito è la situazione previdenziale e assicurativa di colf o casalinghe".

"Cosa succederebbe al mezzo milione di italiani che vivono in Gran Bretagna in caso di Brexit, cioè di uscita dall'Unione europea è difficile stabilirlo perché, dopo un' eventuale uscita della Gran Bretagna dalla Ue, si aprirebbe un negoziato di due anni per regolare i rapporti. Al termine di questa fase di transizione, in ogni modo, faccio fatica a immaginare scenari apocalittici, tipo la richiesta agli italiani di abbandonare questo paese. Più probabile che agli italiani, come agli altri europei residenti, venga concesso un permesso di lavoro a tempo indeterminato o qualcosa di simile". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Vincenzo Scarpetta, analista di Open Europe, think tank inglese di affari europei.

"L'alternativa per una banca in difficoltà non è che non accada nulla, ma le procedure di insolvenza. Ci sono studi che dicono che i costi saliranno, e ci sono altri che dicono che non lo faranno. Il mercato deve prezzare il rischio nel modo in cui deve essere prezzato. Se c'è più trasparenza, questa potrebbe essere una buona cosa. Prima della crisi eravamo d'accordo che il prezzo del rischio era sbagliato, e questo ci ha portato ad una situazione in cui non volevamo essere". Così, in un'intervista a 'la Repubblica', Joanne Kellermann, incaricata dei piani di risoluzione delle banche italiane e tedesche.

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