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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

09 aprile 2014 | 10.15
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Roma, 9 apr. (Labitalia) - "Pù le elezioni europee si avvicinano e più la campagna elettorale viene dirottata sul tema dell'uscita dell'Italia dall'euro. È giusto chiedere che la politica condotta nell' area dell' euro produca soluzioni più efficienti per l'Italia e per gli altri Stati membri di quelle degli anni passati. Ciò non toglie che uscire dall'euro aggraverebbe i problemi italiani, metterebbe a rischio l'integrità della costruzione europea e impedirebbe di proporre politiche alternative rispetto a quelle attuali". Così, in una lettera inviata al 'Corriere della Sera', illustri economisti come Lorenzo Bini Smaghi, Franco Bruni, Marcello De Cecco, Jean-Paul Fitoussi, Marcello Messori, Stefano Micossi, Antonio Padoa Schioppa, Fabrizio Saccomanni, Gianni Toniolo che, collaborano, a vario titolo, alla Luiss School of European Political Economy (SEP).

"L'entrata dell'Italia nell'euro non era stata -continuano- il frutto di sogni astratti di alcuni idealisti o dei complotti di speculatori finanziari. Fu la scelta consapevole del Parlamento italiano per porre fine a due decenni di turbolenze monetarie e di disordine delle finanze pubbliche; la scelta di un Paese fondatore che non voleva essere escluso dal processo di integrazione".

"Io Renzi lo stimo tanto, ma sta sbagliando. Non aveva raccontato che le tasse non dovevano aumentare? La sua è una mossa miope". Al presidente dell' Associazione bancaria, intervistato da 'La Stampa', Antonio Patuelli, ovviamente la nuova stangata non va giù. "Scelta inaccettabile, anche dal punto di vista giuridico, perché retroattiva -spiega- visto che va a modificare l' aliquota del 12% inserita come norma generale per tutte le plusvalenze nella legge di stabilità del 2013".

"Sembra che il nuovo governo -spiega Patuelli- si sia dimenticato di quello che ha fatto quello precedente"

Pagate la campagna sul "regalo alle banche" che ha accompagnato la conversione del decreto Imu-Bankitalia? "Non voglio crederlo. E comunque non mi sembra -aggiunge- una motivazione sufficiente per inserire una norma retroattiva in materia fiscale. Mentre ricordo che sempre in quel decreto è stata inserita una addizionale straordinaria dell' 8,5% sull' Ires a carico di banche e assicurazioni. Un prelievo elevatissimo, perché di solito le addizionali sono dello zero virgola".

"Il governo rinuncia a promuovere una manovra anticiclica mentre siamo di fronte a emergenze economiche e sociali sempre più gravi che richiederebbero un cambiamento dirotta. Invece si continua con l' austerità e col decreto lavoro. Così avremo lo stesso risultato che abbiamo avuto coi governi precedenti: meno Pil, meno occupazione, più debito pubblico". Stefano Fassina del Pd, in un'intervista a 'L'Unità', boccia senza appello il Def presentanto ieri sera dal governo.

Per Fassina, "si sarebbe dovuto almeno utilizzare tutto lo spazio al di sotto del 3% del rapporto deficit/Pil per finanziare gli investimenti produttivi, aumentando la domanda per le imprese e ottenendo anche un miglioramento del debito pubblico. Dopo la conferenza stampa di metà marzo, avevamo sperato in una inversione di rotta. Invece continua questa ossessione per la precarietà del lavoro come soluzione per l'occupazione".

"Il taglio dell'Irpef va benissimo per rimettere in moto i consumi, ma bisogna anche ridare fiato alla competititvità del Paese". Così Marcello Messori, direttore della School of European Political Economy alla Luiss di Roma, in un'intervista a 'La Nazione', approva le prime misure economiche del governo di Matteo Renzi. Ma chiede di più.

"Bisogna distinguere bene -spiega- le misure contingenti di breve respiro, come il taglio dell' Irpef sui redditi medio-bassi, che va benissimo dopo questa lunghissima caduta dei consumi interni, dalle misure di breve-medio periodo, che devono mirare invece a un recupero di competitività del Paese, soprattutto aumentando la produttività, altrimenti l' economia continuerà a ristagnare. Queste seconde saranno le più difficili da assumere, perché comportano riforme importanti".

Per Messori, "certamente, non bisogna sforare sul deficit".

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