La crisi economica al centro dei giornali in edicola.
"Il Tfr in busta paga? Se davvero vogliamo sostenere le famiglie e aiutare i consumi deve essere a tasse zero. Oppure allarghiamo un poco il ventaglio di possibilità di consentono al lavoratore di chiedere gli anticipi, molto più semplice". Così il nuovo segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, in un'intervista a 'La Stampa'.
"Sul Tfr -continua Furlan- voglio vederci chiaro, perché si rischia creare grosse difficoltà alle piccole imprese e può produrre effettivi negativi sulle pensioni integrative future".
"Per cambiare radicalmente l' Italia -spiega- nessuno può immaginare di fare da solo. Ci vuole un governo che governi, che abbia il consenso necessario per portare avanti gli atti riformatori, ma ci vuole anche un governo che abbia un fortissimo dialogo con le parti sociali. Le riforme istituzionali, la nuova legge elettorale, lo stesso Jobs act, sono tutte riforme importantissime, ma se non riparte la nostra capacità industriale e non ripartono i consumi delle famiglie il Paese non ce la fa". Il bonus da 80 euro "dovrebbe almeno essere esteso a incapienti e pensionati. Non dico a tutti i pensionati, ma in un Paese dove il grosso degli assegni non supera i 700-800 euro ce ne sarebbe davvero bisogno".
"Il sistema contributivo non nasce per caso, ma è figlio di una precisa volontà di armonizzazione, finalizzata a dare ai contributi versati un valore uguale per tutti". Così Gianni Geroldi, professore di Economia dei sistemi previdenziali all' Università di Piacenza, tra i massimi esperti italiani in materia pensionistica, difende, in un'intervista a 'Il Sole 24 ore', le virtù del metodo contributivo, così duramente messe alla prova dalla prolungata crisi del Paese.
"La ratio del contributivo -spiega- risiede in una formula per la quale sappiamo che, con un' aliquota del 33%, abbiamo un' incidenza sul Pil compresa tra il 13 e il 14%, che è sostenibile e che in prospettiva ci mantiene nella media europea".
"Resta purtroppo il fatto che, se un lavoratore ha salari bassi e un percorso contributivo discontinuo, come quello dei precari, oppure se è costretto a un progressivo impoverimento pur avendo un' attività fissa -conclude Geroldi- il trattamento non potrà che essere avaro, proprio perché il principio di corrispettività si riflette sulle erogazioni".
"Meglio non mettere la fiducia alla Camera. Se fosse così, tuttavia la voterò ma il Jobs act deve cambiare come ha deciso la direzione del Pd". Nico Stumpo, della minoranza dem, ex capo dell' organizzazione con Bersani, in un'intervista a 'La Repubblica', spiega la sua posizione sull'articolo 18.
Per aiutare chi ha difficoltà a chiedere un mutuo, il nuovo fondo di garanzia per la casa metterà a disposizione 650 milioni euro per il triennio 2014-2016, in grado di attivare 20 miliardi di nuovi finanziamenti. "È una dotazione adeguata, che si potrà rifinanziare anche attraverso altri interventi pubblici pure a livello regionale", commenta, in un'intervista a 'Il Sole 24 ore', Giovanni Sabatini, dg dell' Abi, che giovedì 9 ottobre ha firmato il protocollo d' intesa sul fondo, assieme al dg del Tesoro Vincenzo La Via.
"E' una cifra -spiega Sabatini- che movimenterà una massa imponente di mutui. Il meccanismo della garanzia, che copre il 50% della quota capitale, è efficace perché con una piccola somma si ottiene un effetto moltiplicativo in termini di erogazioni".
"Il 59% dei diplomati dell'istruzione e formazione professionale lavora subito dopo il conseguimento del titolo e il 50% a tre anni dalla qualifica". A fornire i numeri, in un colloquio con 'Il Sole 24 ore', è Silvia Costa, presidente della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo, che aggiunge: "questi percorsi sono anche una chance di recupero dalla dispersione. Il 73% degli allievi proviene da precedenti esperienze nella scuola secondaria superiore".
"Certamente nel nostro Paese -spiega Costa- è ancora presente un radicato pregiudizio culturale, che separa nettamente istruzione, formazione e lavoro e considera vero apprendimento solo quello che si realizza sui banchi di scuola".
"Nonostante un accordo in Conferenza Stato-Regioni abbia già nel 2010 riconosciuto la pari dignità ai percorsi di istruzione e a quelli di istruzione e formazione professionale, e nonostante l' alternanza scuola-lavoro, introdotta nel 2003, sia stata disciplinata come metodologia didattica già nel 2005. Ma l'idea che si possa imparare facendo esperienza di attività lavorativa e andando nel contempo a scuola fatica ad affermarsi pienamente e non c'è ancora sufficiente orientamento".
"Non è certo colpa del contributivo se le pensioni del futuro saranno da fame. Per dirla con un paradosso: le stesse persone, se lavorassero in un Paese che cresce come la Cina, avrebbero trattamenti più generosi con il metodo contributivo che con il retributivo". Non ha dubbi, in un'intervista a 'Il Sole 24 ore', Sandro Gronchi, ordinario di Economia politica all' università di Roma "La Sapienza", tra i più autorevoli teorici dei sistemi pensionistici: "la difficile situazione prospettica della previdenza dipende da fattori di medio-lungo termine, quali il mercato del lavoro asfittico e la bassa natalità".
"È di qualche giorno fa la notizia che abbiamo l' indice di fertilità più basso al mondo - spiega -, ma se n' è parlato relativamente poco. Se non si fanno figli e non si crea nuova occupazione c' è poco da fare per le pensioni. Qualcuno coltiva ancora l' illusione che il retributivo avrebbe potuto fare miracoli, ma non è così. Anzi, il vecchio sistema avrebbe costretto il legislatore a continui aggiustamenti al ribasso, come di fatto è avvenuto dal 1992 in poi".
"L'inclusione delle attività illegali nel calcolo del Pil? È un ulteriore passo che rende più esaustiva la misurazione del circuito economico e apre la strada a valutazioni politiche per contrastare l'illegalità". A parlare, intervistato da 'Il Sole 24 ore', è Enrico Giovannini, ex presidente dell'Istat ed ex-ministro del Lavoro , oggi docente di statistica all' Università Tor Vergata di Roma.