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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

18 settembre 2014 | 10.31
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Tiene banco sui giornali l'emendamento del governo al Jobs Act che di fatto riscrive l'art.18 e cancella le sue tutele per i neo assunti.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"È la migliore soluzione che io potessi auspicare. Non solo come parte politica, ma come persona che ha vissuto un lungo periodo di riforma del lavoro, segnato dalla vicenda tragica di Marco Biagi, dalla sua idea di cambiare lo Statuto dei lavoratori". Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro al Senato (Ncd), già ministro del Lavoro con il pallino dell'abolizione dell' articolo 18, lo dice al 'Corriere della Sera'. "Il Jobs act, come emendato dal governo, consegna ad esso la possibilità di scrivere quel testo unico semplificato, a riforma dello Statuto dei lavoratori, che avevamo auspicato, cambiando tre articoli-chiave: il 4 (controlli a distanza), il 13 (mansioni) e il 18 (licenziamento). Un terno secco". "La delega ora è molto chiara. Certo il diavolo può stare nei particolari, e il diavolo qui sono i decreti legislativi che seguiranno". "Ma io mi fido di Renzi. In un'intervista disse che riformare l'articolo 18 è "la direzione di marcia", nel discorso sui Millegiorni alle Camere è stato esplicito. E mi fido anche perché tutte le istituzioni sovranazionali attendono dall'Italia questo cambiamento di verso: Bce, commissione Ue, Ocse, Fmi".

Il governo, con il suo emendamento al Jobs Act, ha messo nero su bianco l' eliminazione dell'articolo 18. Ed è riuscito a farlo senza doverlo nemmeno nominare. Lo dice a 'La Repubblica' Sergio Cofferati, europarlamentare del Pd che dodici anni fa, da leader della Cgil, per difendere quel principio portò in piazza due milioni di persone. "Il reintegro sul luogo di lavoro non c' è più, non è previsto in nessun caso» commenta. E' il guaio è che di questa sparizione non tutti sembrano essersene accorti".

"Il governo, con il suo emendamento al Jobs Act, ha messo nero su bianco l' eliminazione dell'articolo 18. Ed è riuscito a farlo senza doverlo nemmeno nominare. Lo dice a 'La Repubblica' Sergio Cofferati, europarlamentare del Pd che dodici anni fa, da leader della Cgil, per difendere quel principio portò in piazza due milioni di persone. "Il reintegro sul luogo di lavoro non c' è più, non è previsto in nessun caso» commenta. E' il guaio è che di questa sparizione non tutti sembrano essersene accorti". "Basta leggere con attenzione il punto dove l' emendamento introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all' anzianità di servizio. Non si prevede esplicitamente il mantenimento del reintegro sul posto di lavoro, anzi si usa la stessa formula che compare in alcune delle proposte che intendono sostituire il reintegro con il risarcimento monetario. Di fatto si elimina quella parte riguardante l' articolo 18 che era sopravvissuto alla riforma Fornero".

Il professor Alberto Vannucci, esperto di corruzione parla con 'Il Fatto Quoidiano' delle ultime vicende che hanno interessato l'Eni e spiega: " Come dice Piercamillo Davigo, la presunzione d' innocenza c'è fino alla Cassazione, ma se il mio vicino di casa viene indagato per pedofilia io gli affiderei mia figlia? Ecco, di fronte a reati gravissimi come la corruzione vogliamo davvero lasciare la gestione della principale impresa pubblica di questo Paese nelle mani di soggetti coinvolti in vicende opache?".

"Io vedo la determinazione di un gruppo riformatore come il Pd che lavora perché il percorso sia il più largamente condiviso. Ma siamo altresì convinti che questa riforma, con le novità che introduce in materia di ammortizzatori sociali, formazione e trattamenti contrattuali, i tre cardini sui quali da tempo si discute, sia la migliore risposta a quell' esigenza di stabilità del lavoro che finora non è stato possibile garantire. Mi pare che ci siano tute le premesse perché su di esse si possa ottenere un ampio consenso". Lo dice Filippo Taddei , economista, renziano doc e responsabile economico della segreteria Pd, al 'Mattino'.

Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano - già ministro del Lavoro nel governo Prodi -, dice al 'Sole 24 Ore': "L' idea che sembra avere Renzi di cancellare l' articolo 18 non coincide con la mia. Alla direzione del Pd che sarà convocata a fine mese dovrà essere chiarita qual è la posizione del partito, ritengo sbagliato che in questo momento di massima disoccupazione si voglia lasciare la libertà di licenziare alle imprese. Si può andare allo scontro o cercare un compromesso. Da parte mia, sposo in toto il modello tedesco sui licenziamenti, fonte di ispirazione due anni fa delle modifiche all' articolo 18 del governo Monti."

"È stata una lunghissima battaglia. Ma il tempo è stato galantuomo. Il problema è che il nostro Paese non può più permettersi tempi di discussione e digestione così lunghi: il ritardo che abbiamo accumulato rispetto a Gran Bretagna e Germania ci ha nuociuto moltissimo". Lo dice Pietro Ichino, giuslavorista, al 'Sole 24 Ore'. "È vero che questa delega lascia un notevole margine di discrezionalità al governo nella riscrittura semplificata della legislazione del lavoro. Ma sulla materia politicamente più sensibile, cioè quella della disciplina dei licenziamenti, il principio enunciato è molto preciso: la tutela dovrà crescere in proporzione all' anzianità di servizio. Questo significa, innanzitutto, che deve essere adottata una tecnica di protezione suscettibile di modulazione, di progressività nel tempo; e già questo significa in modo inequivoco che la sanzione della reintegrazione deve essere riservata ai soli casi estremi, quelli del motivo illecito determinante, come la discriminazione o la rappresaglia sindacale", conclude.

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