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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

28 febbraio 2014 | 10.26
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Roma, 28 feb. (Labitalia) - "I nuovi esecutivi dovranno sciogliere il nodo delle rendite sul transito di gas, assicurate fin dall' indipendenza tacitamente alle élite ex-comuniste e, da allora, oggetto di massicce malversazioni. Sono ancora al centro della crisi e ne hanno beneficiato fra gli altri il presidente ora fuggito Viktor Janukovich, l'ex premier Lazarenko, ma pure Julija Timoshenko. Così, in un'intervista a 'Avvenire', l'economista francese Boris Najman, riferendosi all'Ucraina.

"C'è già una povertà rurale diffusa - fa notare - soffrono in particolare i pensionati o le madri sole con numerosi figli. Un'alta porzione della popolazione è appena sopra la linea di povertà. Per questo, occorre ripristinare in fretta uno Stato funzionale per predisporre misure sociali, mai incluse finora nelle priorità governative".

"Più che conclusione parlerei di un nuovo inizio, credo che questa azienda e la sua raffinata creatrice nonché fondatrice, Zhu ChongYun, possano essere all'altezza e abbiano tutte le carte in regola per portare avanti il mio messaggio. Sono felice di questa soluzione". Così, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', la stilista Krizia riferendosi alla cessione della casa di moda. "Perseveranza e amore per questo lavoro - dice - certo servono talento, grinta e fortuna ma conta anche avere intorno a sé le persone giuste e mio marito è stato fondamentale".

"Senza le norme di cui abbiamo chiesto l'approvazione, Roma rischia la paralisi: trasporti, raccolta rifiuti e manutenzione urbana bloccati proprio mentre ci prepariamo ad accogliere 5 milioni di pellegrini attesi per la beatificazione di Papa Roncalli e Papa Wojtyla". Lo scrive il sindaco di Roma, Ignazio Marino in una lettera al direttore a 'Il Tempo', in merito al decreto Salva Roma, sotto il titolo 'Io sindaco senza un euro'.

"Possiamo permetterci una capitale bloccata? - prosegue Marino - Che non paga gli stipendi, con gli autobus fermi e la raccolta differenziata che si interrompe bruscamente quando siamo a quota 40 per cento? Io dico di no e farò il possibile, insieme al governo, ai parlamentari romani e ai responsabili dei media che amano la loro città, per impedire che succeda". Il primo cittadino di Roma illustra poi l'iter del provvedimento sottolinando come "a ottobre 2013, avevamo chiesto solo una norma che ci permettesse di chiudere un bucodi 816 milioni di euro nel bilancio del Campidoglio, lasciatoci in eredità dall'amministrazione Alemanno. Non chiedevamo un euro ai contribuenti italiani, ma solo che il commissario Massimo Varazzani ci restituisse 485 milioni con cui i romani avevano finanziato l'avvio della gestione del debito storico".

Marino ricorda poi come il decreto Salva Roma sia stato prima gonfiato con impegni di spesa che non hanno niente a che fare con la capitale tanto da giungere alla richiesta di revoca da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il nuovo decreto per la Capitale quindi si incaglia a palazzo Madama e poi alla Camera "a pochi giorni dalla sua scadenza - conclude Marino - esponenti del M5S hanno scelto di fare ostruzionismo. Con un comportamento irresponsabile, hanno anteposto il desiderio di creare un problema al neonato governo Renzi alla improrogabile ricerca delle soluzioni necessarie per Roma. Così ci hanno ricordato i danni che può fare la cattiva politica".

"Auspico di concentrarci su come spendere, tra il 2014 e il 2022, gli oltre 80 miliardi a nostra disposizione in una logica e visione di sviluppo nazionale. Con interventi di riprogrammazione dove la spesa non gira. Con sistemi di premialità dove la spesa gira. O affrontando la questione dell'oggettivo impedimento rappresentato dal patto di stabilità europeo e da quello nazionale che ne discende". Lo scrive su 'Il Sole 24 Ore' Alessandro Laterza, vicepresidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno. "Quanto una politica volta al rilancio degli investimenti - ammette - sia necessaria in una fase di debolezza dell'economia lo dicono pochi numeri, come il tracollo degli investimenti dall'inizio della crisi, o il dimezzamento della spesa pubblica in conto capitale negli ultimi anni".

"La mia percezione dell'Italia è positiva, anche perché la struttura di base dell'economia italiana, parlo di industria, di bilancia commerciale, di fondamentali insomma, è più simile alla Germania che alla Francia. Certo, servirebbe più coraggio su alcune idee, servirebbe per esempio più flessibilità per avere più lavoro". Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', Michel Lies, ceo del gruppo Swiss Re, gigante mondiale del settore della riassicurazione.

"Poiché maggio sarà il mese del fisco, si cominci ad approvare il decreto legislativo che riformerà il sistema sanzionatorio, senza attendere quattro mesi per il varo del primo provvedimento attuativo della delega fiscale". Così', in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', Andrea Bolla, presidente del Comitato tecnico Fisco di Confindustria. "Primo di tutto - osserva Bolla - occorre con coraggio e determinazione rimettere al centro del sistema fiscale il contribuente onesto. Oggi l'adempimento fiscale continua a essere vissuto con un sentimento di oppressione, quasi da sudditi".

"Bisogna ricominciare dall'evasione fiscale. Il patto con i cittadini deve essere molto semplice: ogni euro portato via agli evasori, va restituito ai cittadini onesti, riducendo le aliquote ed abolendo le tante imposte-tortura, quelle cioè in cui gli adempimenti sono più onerosi del relativo gettito". Così, in un'intervista a 'Italia Oggi' l'economista Giacomo Vaciago.

"Veniamo da sette anni caratterizzati da continue riduzioni delle risorse a disposizione dei Comuni. Si è caricato sulle nostre spalle molto del peso del risanamento dei conti pubblici, anche andando al di là del giusto. I Comuni hanno generato solo il 2,5% del debito pubblico del Paese, e gestiscono solo il 7,6% della spesa pubblica nazionale. Si capisce come non si possa pretendere di risanare i conti pubblici gravando esageratamente sui Comuni, che sono stati messi in ginocchio senza peraltro produrre risultati significativi sul versante del risanamento". Così, in un'intervista a 'La Stampa' Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell'Anci.

"Una dichiarazione di cortesia ma che indica, tra le righe, in maniera chiara le attese del Fmi, una delle quali è che non ci siano interferenze nell'operato di Pier Carlo Padoan". Vito Tanzi, 27 anni al Fondo, ex sottosegretario all'Economia (2001-2003, con Berlusconi), non ha dubbi su quello che Washington si attende dall'Italia. "Su tratta di una dichiarazione di cortesia che non è fondata su fatti ma su ragionamenti e auspici. Naturalmente Washington attende di vedere le azioni concrete. Gli intenti vanno nella direzione sperata dal Fmi, ma poi si deve passare ai fatti concreti ed è lì che si incontreranno le difficoltà".

"Il paese si trova di fronte a una situazione occupazionale drammatica e una sfida decisiva è oggi costituita dalle politiche attive del lavoro. Se attuate correttamente le politiche attive possono migliorare, anche nel breve periodo, l'incontro tra domanda ed offerta, riducendo così lo spreco dei rari posti disponibili". Così in un'intervista a 'Libero' Stefano Colli Lanzi, amministratore delegato di Gi Group. "Si tratta di un passaggio particolarmente arduo - avverte - in un Paese sprofondato nell' abitudine all' utilizzo di strumenti di tipo assistenzialistico e fortemente imbevuto delle logiche culturali incarnate dalle politiche passive, che, purtroppo, appaiono molto più facili da applicare a chiunque e godono di un appeal elettorale più immediato".

"Per alcune Regioni il lavoro di questi mesi è stata l'occasione per strutturare meglio i progetti che avevano già. In verità di progetti e politiche per il lavoro e la formazione ci sono sempre stati ma non organizzati in maniera omogenea. Ora invece questo sistema di lavoro è uguale per tutti, poi ovviamente declinato sulla base delle esperienze e delle tipicità locali". Così, in un'intervista a 'Libero' l'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini. "Per alcune Regioni - fa notare - il lavoro di questi mesi è stata l' occasione per strutturare meglio i progetti che avevano già. In verità di progetti e politiche per il lavoro e la formazione ci sono sempre stati ma non organizzati in maniera omogenea. Ora invece questo sistema di lavoro è uguale per tutti, poi ovviamente declinato sulla base delle esperienze e delle tipicità locali".

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