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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

15 luglio 2014 | 09.35
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Viceministro Calenda: La riforma del lavoro deve avere come punto di caduta la possibilità di avvicinare la contrattazione alla singola azienda".

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Il vero nodo è uno solo: scegliere la lotta alla povertà come punto qualificante del programma di governo. Finché l'esecutivo non compie questa scelta la situazione può solo peggiorare". Così, in un'intervista a 'Avvenire', Cristiano Gori, docente alla Cattolica di Milano e tra i promotori dell'Alleanza contro la povertà che riunisce Caritas, Acli, Cisl e associazioni del Terzo settore. "Il Piano nazionale che abbiamo messo a punto -spiega- costa a regime intorno ai 7 miliardi di euro. Si può prevedere un percorso di introduzione di 4-5 anni con un impegno per anno di 1,5 miliardi di euro appunto, partendo dai più bisognosi fra i bisognosi. E in 4-5 anni c'è tutto il tempo per costruire anche le infrastrutture e i servizi di accompagnamento necessari. Il rischio è quello di continuare nelle piccole sperimentazioni, con fondi recuperati qua e là, senza riuscire a incidere realmente".

"Un calcolo preciso del potenziale di crescita sarebbe decisivo per convincere investitori e partner europei sul ritorno di un piano che richiede inevitabilmente margini di flessibilità. Per cogliere queste opportunità dobbiamo concentrare le iniziative sulla competitività dell'offerta piuttosto che sullo stimolo della domanda interna. E l'unico modo per farlo è agire sulle condizioni di contesto che frenano lo sviluppo delle imprese, proseguendo con maggiore incisività nelle tre direzioni tracciate dal recente decreto Competitività". Lo scrive su 'Il Sole 24 Ore', Carlo Calenda viceministro allo Sviluppo economico.

"La prima è quella delle riforme, a partire da quella del lavoro -fa notare- che deve avere come punto di caduta la possibilità di avvicinare la contrattazione alla singola azienda, di premiare la produttività e di semplificare drasticamente la selva di norme in vigore compreso il superamento dell'articolo 18. La seconda direzione è quella di un taglio drastico dell'Irap, a partire dalle aziende esportatrici (soluzione non facile da un punto di vista tecnico ma potenzialmente decisiva) e che arrivi però, in pochissimo tempo, alla sua completa eliminazione".

"L' obiettivo è quello di aiutare gli imprenditori che non hanno accesso al credito. Noi sosteniamo tutti gli strumenti che glielo possono permettere con tassi super-agevolati, quindi esclusivamente la possibilità di avere un po' di credito, per poter far respirare la propria impresa". Così, in un'intervista a 'Italia Oggi', Luigi Di Maio, vicepresidente della camera dei deputati, riferendosi alla proposta di legge che aveva illustrato al Festival del lavoro dei Consulenti del lavoro.

"Io sono uno di quelli che contribuisce -fa notare- con metà del proprio stipendio al fondo del ministero dello sviluppo economico per le piccole e medie imprese in difficoltà: in quello adesso ci sono dieci milioni di euro. E contiamo sulla collaborazione dell'Ordine nazionale dei consulenti del lavoro affinché gli imprenditori possano essere agevolati nell'accedere a quel fondo. È già in atto una grandissima collaborazione con i consulenti del lavoro di alcune regioni e con la presidente dell'ordine Marina Calderone sono state poste le condizioni per strutturare un rapporto sinergico a livello nazionale".

"Nel declino economico generalizzato del nostro paese e nelle due pesanti recessioni che abbiamo attraversato sembra esserci stato un arretramento complessivo, in cui tutti i declini della distribuzione del reddito hanno subito un peggioramento assoluto. L'Italia è un paese in cui i problemi distributivi sono al contempo sempre più marcati e sempre più difficili da risolvere perché anche chi potrebbe dare di più ha già assistito ad una erosione del proprio reddito e, dunque, in qualche misura si sente di avere già dato". Lo scrive su 'La Repubblica', l'economista Tito Boeri. "E' davvero il momento -auspica Boeri- di preoccuparsi per la prima volta in Italia dei più poveri, degli ultimi degli ultimi, ignorati anche dai bonus di Renzi, che ha escluso i cosiddetti incapienti e i disoccupati. Bisogna offrire protezione di base anche a chi ha meno di 65 anni".

"Ci sono alcune cose che Renzi ancora non ha detto e che dovrebbe dire, e soprattutto fare, al più presto. Innanzitutto dovrebbe delineare e comunicare una strategia più chiara per lo sviluppo e la crescita del Paese. Non basta dire che vogliamo più flessibilità e più soldi per gli investimenti. Dobbiamo dire dove e come vogliamo spenderli questi soldi". Lo scrive, in una lettera al direttore de 'La Stampa, l'economista Irene Tinagli. "Dobbiamo dire il dove -avverte- perché fino ad oggi i progetti finanziati, dalle grandi opere come il Mose alle attività di formazione, sono andate troppo spesso ad ingrassare interessi politici e personali, con zero effetti su crescita e occupazione".

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