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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

13 ottobre 2015 | 10.09
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"E' l'ora di rimettere insieme il Sud e il Nord, per essere davvero una nazione. Sul calo delle tasse non si può non essere d'accordo. Ma il Sud ha bisogno di interventi strategici per competere meglio. Bisogna utilizzare in modo efficace i fondi strutturali, per realizzare infrastrutture, dare più spazio ai privati nella gestione dei beni culturali. Se i soldi europei non sono sfruttati è per un problema di policy. Il nostro obiettivo è rafforzare un patto sociale tra imprese, territorio e persone, nel rispetto delle regole". Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', Marco Gay, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria.

"Con il nuovo Saie vogliamo sottolineare la centralità di una politica efficace per il rilancio del sistema delle costruzioni. Oltre agli incentivi, come l'ecobonus, si può pensare a una finalizzazione della riduzione dell'imposizione fiscale sulla casa, della quale sta discutendo il Governo: questo per individuare interventi, rivolti alle famiglie che si collocano nelle fasce di reddito più basse, capaci di innescare un effetto domino a sostegno della ripresa". Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore' il presidente di BolognaFiere, Duccio Campagnoli.

"Riequilibrare il peso del contratto a termine e della somministrazione, ponendo alcuni limiti all'utilizzo del primo e aumentando l'ambito di operatività della seconda perché garantisce una combinazione fra flessibilità e sicurezza che il tempo determinato non consente". Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', il ceo di Gi Group, Stefano Colli-Lanzi.

Linea dura dei consulenti del lavoro -si legge su 'Italia Oggi'- nei confronti dell' Inps. Stop agli incontri operativi con dirigenti e funzionari e via alle segnalazioni di disservizi e malfunzionamenti del sistema. La reazione del Consiglio nazionale guidato da Marina Calderone arriva a seguito di decine di segnalazioni effettuate, anche da alcuni iscritti che hanno riportato come, nel corso di un incontro organizzato da Confindustria che si è svolto sabato scorso a Treviso, il presidente Inps Tito Boeri avrebbe sostenuto che 'il principale ostacolo alla digitalizzazione dell'istituto sono gli intermediari, in particolare i consulenti del lavoro, che costituiscono un costo per le aziende'.

La presidente Calderone ha sottolineato come "non deve sfuggire che grazie al lavoro dei consulenti, l'Inps riesce ad aggiornare mensilmente gli archivi di circa 1.300.000 aziende e di circa 7.000.000 di lavoratori. Non vorrei, inoltre che sfuggisse come i consulenti compiono un lavoro di riallineamento negli archivi Inps, troppo spesso inficiati da percorsi di riorganizzazione dei flussi informatici che non vanno a buon fine o non danno i risultati attesi. Come sta avvenendo in queste ore per le difformità di Unimes con gli studi dei consulenti che non ricevono risposte dalle sedi nonostante si tratti di posizioni regolari".

"Da questo momento -ha chiarito- ci asterremo dal prendere parte a incontri operativi con dirigenti e i funzionari dell'Istituto e segnaleremo nelle sedi più idonee i malfunzionamenti e i disservizi che ne dovessero scaturire".

Non è detto che finisca male. Potrebbero anche esserci sorprese positive per l'economia della zona euro e dell'Italia. Il vecchio Continente beneficia oggi di tre fattori. Il calo dei prezzi delle materie prime, anzitutto che è dannoso per i paesi emergenti ma non certo per noi. Poi c'è il quantitative easing della Bce che fa deprezzare l'euro e dunque aiuta le nostre esportazioni. E, non ultime, ci sono le riforme strutturali. Sono questi tre elementi a favorire la crescita europea. Detto questo, ci sono sempre dei rischi significativi". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Carlo Cottarelli, ex responsabile della spending review, oggi direttore esecutivo per l'Italia nel board del Fmi.

"Il rallentamento della crescita economica nel mondo ricco, a partire dall'Europa anche prima della crisi finanziaria, è una delle minacce più gravi che abbiamo davanti. Il rallentamento rende tutto più difficile, complica le scelte della politica, abbassa la qualità della vita delle persone, soprattutto per la gente in fondo alla scala sociale. Se sommi questo fatto alla crescente diseguaglianza, ti rendi conto che molta gente nel mondo ricco sta soffrendo. Le loro vite peggiorano, e parecchi vedono il peggioramento come una conseguenza delle buone cose che invece stanno accadendo nel resto del mondo. Questo è un sentimento davvero difficile da affrontare". Così, in un'intervista a 'La Stampa', il premio Nobel per l'Economia, Angus Deaton.

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